sabato 11 settembre 2010

Tartarughe ghignanti

Sto decisamente male. E sapete perché? Numero uno, perché è molto probabile che non tornerà più, che lo sapevo benissimo ma è sempre una mazzata. Numero due, perché finisce sempre che le cose le vengo a sapere da faccialibro o simili. Maledetta quella volta che ho guardato la sua pagina. Numero tre, perché è standard stare male, ma io adesso sto male strano, mi viene da vomitare e sono incazzata e vorrei piangere e dirgli che tutte le sue belle promesse poteva andare a farle a qualcun’altro. Lo sapevo che non tornava. Lo SAPEVO. Ma no, lui doveva mentire e avere ragione e rinfacciarmi che era sempre tornato e compagnia bella. La verità è che sei una merdaccia. Detto proprio col cuore. Cazzo, ti prenderei a schiaffoni una giornata intera. Cazzo, sai quanto mi servi e invece tu cosa fai? Resti in Romania. Altro che invitarmi. Altro che venire a prendermi. Mia madre mi uccide se vado in Romania. Porco cane.
Sto male come quel giorno che la Sara si è portata via Max, come quando mi ha detto che non sarebbero venuti alla pizza e che dovevo finirla. Quella vacca.
Perché quando tutto sembra andare abbastanza bene, salta fuori la proverbiale buccia di banana e crolla tutto. Io non mi faccio castelli in aria, ma interi imperi. E poi l’impero migliore si sbriciola in un miliardo di pezzetti che non potrai mai ridare su. È impossibile.

Ultimamente passo un sacco di tempo in compagnia di Marco, ma da lunedì cambiano le regole del gioco. Da lunedì iniziano le superiori e dal lunedì dopo inizio anche io. E non c’è più tempo per fare i ruffiani e farsi i grattini, per avere la mia ombra dietro. Forse vorrebbe dire che starò tranquilla e che studierò e tutto, ma non ne sono così sicura. Anche perché va nella mia stessa scuola e quindi mi prodigherò per dispensargli tutte le dritte possibili. Non voglio vederlo bocciato, il mio fratellino.
Le tartarughe sul mio pigiama mi stanno antipatiche. Mi sono sempre piaciute, ma stasera non posso vederle. Perché sorridono, quelle stronze. Sorridono come io non posso fare. Io che mi è capitato di rileggere i messaggi di quando avevo il cell vecchio, tutte le scemenze che ci dicevamo e a cui credevamo. E diceva, tu non puoi amarmi soprattutto perché io non sono in grado di amare te alla stessa maniera. Perché io mettevo tutta me stessa in quello che facevo. E lui che ha voluto essere il primo. Avresti dovuto renderti conto di cosa avrebbe portato come conseguenza una scelta del genere. Avresti dovuto pensarci prima di farmi stare con te così tanto da farmi diventare dipendente come una drogata. E invece stasera le mie tartarughe sghignazzano dalle maniche e io non ho neanche più lacrime da piangere.
Ed è tutta colpa dello scemo. Hai capito? È tutta colpa TUA. E io sono ben felice di dartela, la colpa. Prenditela tutta, tutta quella che ti spetta, prendila tutta. Darò fuoco a quella tua dannata coda di paglia una volta o l’altra.
È che non ho nessuno da cui andare a piangere, anche se ci riuscissi. Non posso chiamare nessuno nel cuore della notte, anche se delle volte bisognerebbe, come nei film americani. Non ha senso farsi vedere felici, perché è solo l’ennesima maschera. Solo l’ennesima ipocrisia in un mondo di ipocriti.
E sapete cosa vi dico? Fottetevi tutti, io non sono una di voi.

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