lunedì 25 ottobre 2010

rissa.

Da tempo ho smesso di chiedermi perché
certe cose accadono
certe coscienze non si lavano.

Il prossimo che intende dare dell'idiota a mio fratello senza il mio permesso, sarà spianato con un rullo da asfalto. Ho proprio voglia di un po' di rissa.

domenica 24 ottobre 2010

Ho fatto un sogno...

Cosa succederebbe se, mettiamo caso, ti baciassi?
No, non sto scherzando. Se un giorno non riuscissi più a trattenermi e, invece degli stupidi baci che appoggiamo a vicenda sulla guancia dell’altro, un giorno usassi le mani per prenderti il viso e tenerti fermo mentre le mie labbra vanno ad appoggiarsi in un posto nuovo, a sentire che sapore hanno le tue, cosa succederebbe?
Stanotte ti ho sognato. Ho sognato te, la tua casa, i tuoi genitori e tutto un gran casino che era iniziato nel momento in cui, davanti alla porta della cucina, quella che dà direttamente sul giardino, avevo preso il tuo viso tra le mani e ti avevo baciato. Tu eri in cima al gradino, e pur essendo dieci centimetri più bassa di mio, sono riuscita ad arrivarci lo stesso. Forse ti eri piegato, intuendo cosa volevo fare. O forse nei sogni non servono gli sgabelli per recuperare centimetri, ci si arriva e basta. Forse, quando sei innamorata e fai sogni del genere, non ti poni neanche il problema di quanti centimetri ti manchino.
Stanotte ho sognato che ci baciavamo così, in piedi, contro il vetro della porta, che per me era la cosa più normale del mondo, stanotte.
Ho sognato che avevo paura di quello che stavo per fare perché non sapevo come avresti reagito. Ho sognato che le mie labbra si appoggiavano sulle tue piano, come se avessi avuto paura di farti male premendo troppo.
Ma cosa succederebbe se ti baciassi davvero? Se un giorno fossimo veramente io e te da soli e se io volessi far avverare il sogno di stanotte? Non importa se era solo un sogno, se la realtà non è perfetta.

mercoledì 20 ottobre 2010

Gelosia portami via

È strano come si finisca per diventare gelosi di qualcosa che non è nemmeno veramente tuo. Da piccola, quando mia madre si interessava agli altri bambini, non importa che età avessero loro e che età io, diventavo gelosa come una scimmia. Voglio dire, era la mia mamma, che si occupasse di me e basta. Non ho mai chiesto un fratellino o una sorellina, e probabilmente sono l'unica sulla faccia della terra a cui non è mai passato per l'anticamera del cervello un'idea simile. Ma figurarsi se eravamo in due a spartirci mia madre.
Ma essere gelosi perché tua madre guarda qualcun altro, può anche avere senso. Ma esserlo perché uno a caso dei tuoi amici fa l'imbecille con qualche altra ragazza, uno a caso, uno che è solo tuo amico e non pensi neanche lontanamente di sbavarci sopra, né ora né mai, diventa eccessivo. Eppure, sono gelosa come una scimmia. Mi rodo il fegato. Deve esserci qualche ingranaggio che non gira dalla parte giusta.

venerdì 15 ottobre 2010

ventuno

Ebbene, TANTI AUGURI  A ME.
Sono vecchia. Le mie amiche dell'uni, che hanno ventidue anni e mezzo danno della vecchia a me senza accorgersi che loro sono avanti di un anno, ma non mi conforta. Da quando ho aggiunto il famigerato 2 davanti all'unità, mi sento ogni anno più vecchia.
Stamattina mi sono svegliata con 11 messaggi ricevuti (più quelli di stanotte mentre ero ancora sveglia) e su faccialibro sono già a quota 54 notifiche di compleanno. Adoro che la gente mi augureggi. Adoro, perché mia madre dice sempre che il compleanno è un giorno come un altro e che non ha senso festeggiare. Col cavolo! Se proprio vuole, che faccia a meno di festeggiare il suo.
Domani porto il dolce al kemma e ci strafoghiamo tutti insieme. Tra poco invece vado in biblio a fare un po' di casino, che ci sta sempre. Spero che i termi siano accesi, sennò mi congelo.

lunedì 11 ottobre 2010

Brother in love

Guardami in faccia, fratello
[...]
ho bisogno d'amore
ti prego dammelo se ancora ce n'è
in questo mondo sento troppi "perché"
alza gli occhi e guarda chi hai di fronte
e poi dammi calore
in questo freddo delle strade finché
ne avrò abbastanza ancora dentro di me
per scaldare tutte le parole.

Adesso capisco cosa scattava nel cervello di mia madre quando mi diceva che ero troppo giovane per trovarmi un moroso, che quello non andava bene per me. Non lo faceva per mettersi contro di me. Oddio, sì. Lo faceva apposta, sì. Ci provava un gusto particolare a parlare male di lui, specialmente dell’ultimo. Ma lo faceva perché a quanto pare aveva inquadrato la situazione. E mi rendo conto che ora mi sto comportando esattamente come lei. Marco è in lovv, a quanto pare, e tutti i giorni mi ripete quanto siano fighe due tizie che si chiamano ummm…una Serena e l’altra non mi ricordo. Quella che non mi ricordo è una coi capelli arancioni che fa il classico. L’altra è all’Alberti in (mi pare) 1hlt. Così a occhio non mi paiono delle brave persone nessuna delle due. Tra l’altro, dettaglio insignificante, hanno entrambe il moroso. Ma quella è una questione marginale. Insomma, è da quando ha iniziato la scuola che gli dico di no, no e ancora no, di non badarle, che sono tutte delle vacche, cambia solo la misura del campanaccio e la lunghezza della coda. E all’inizio pensavo di dirlo solo con la parte di cervello gelosa come una scimmia. Invece oggi pomeriggio Beppe è partito dagli insiemi e sottoinsiemi per finire a parlare dell’amore. Non so se Marco gli avesse buttato l’argomento così parlando del più e del meno o se Beppe già sapesse qualcosa. Io sono arrivata a metà lezione. Mi sono seduta sul tavolo accanto al fra, con il piede sulla sua sedia e il ginocchio a fargli da schienale, ad ascoltare quelle sante parole. E quante pacche bisogna prendere nella vita, prima di rendersi conto che la strada è sbagliata. Che il ragionamento che fai è sbagliato, che le femmine sono femmine, e che i maschi sono maschi, che chi ama e non si chiude, non smette di cercare l’incontro con le altre persone non invecchia. C’è gente che è già vecchia a vent’anni perché ha perso la voglia di fare, perché ha mandato tutto a farsi fottere, e solo dopo si rende conto di quanto è stata cretina. Ma quante botte. Quante braghe sbregate a cadere in ginocchio. È che a sentirlo dire non ci credi. È che quando mia madre cercava di mandarmi sulla retta via io non la ascoltavo. È che ora, che sono io a cercare di imporre la retta via a lui, non funzionerà e lo so. Perché alla fine cos’ha, quattordici anni? Io a quattordici anni ero fissata che non c’era caso di farmi togliere dalla testa una-certa-persona che poi ho dovuto per forza rimuovere. E poco importa che mia madre mi dicesse che ero troppo giovane. E importa ancora meno che sia stata male due anni. Devi sbatterci addosso. Non importa se tua sorella grande, che ha sbattuto in parecchi muri, ti mette in guardia, se ti dice che no. Dopotutto lei è solo gelosa come una scimmia, no? Si vede da come ti coccola.

sabato 9 ottobre 2010

» kemmagem, press play.

Oggi è ricominciato il centro giovani. Per gli amici kemmagem, ma più frequentemente kemma o cg. Siamo una banda di matti, non c'è definizione migliore. Ci sono i miei due fratellini, sempre più col timer sballato, e poi le altre tizie del 93. Io sono fuori corso, ma non importa. Oggi, a dire il vero, c'era un po' di casino perché eravamo tutti mescolati, anche con quelli delle medie, che noi possiamo anche sopportare ma con cui non ci metteremo mai a giocare. Marco ha fatto 54125 foto. Su facebook ne sono finite solo 70, quelle più fatte bene. Nel senso, quelle che la gente non gli ha fatto cancellare.

Da sx: Beatrice, Ele, Marta (Anacleta), io, Alessia.
© Marco
 
Sabato prossimo ci dividiamo, quelli delle medie prima, e poi noi. A fare casino per conto nostro. Probabilmente faremo la mia festa di compleanno, molto privata, e molto mangereccia mi sa. Il fatto è che noi, pur facendo casino, manteniamo una parvenza di umanità. I piccoli no, stato brado completo. Un branco di gnu alla carica fa meno casino.
Insomma, oggi abbiamo mangiato e poi fatto foto e poi ancora mangiato, e fatto ancora foto. Cheffantasia, eh? Dobbiamo ingranare. Alla fine, mentre Marco faceva i suoi progetti su come trasformare il nostro sgabuzzino in un ufficio (assegnandomi il secondo posto) e cazzeggiava col telefono fisso mentre se ne stava comodamente seduto in braccio a me, abbiamo fatto una specie gioco, per cercare di far stare buoni i piccoli. E per cercare di cavare qualcosa di buono dalla giornata.

I miei fratellini, Marco ed Ele. Adesso capite
perché dico che sono due bombe ad orologeria.
Dietro, semi-sconvolte: io e Beatrice.
© Marco
Abbiamo preso un foglio e ognuno doveva scrivere una parola o una frase, la prima cosa che gli veniva in mente sull'argomento prescelto. Argomento difficilissimo: amicizia. No, non sto scherzando sul "difficilissimo". Io ero l'ultima del giro, e, pur avendo avuto un mucchio di tempo per pensare, non mi è venuto in mente niente di figo. Voglio dire, ho anche 21 anni meno una settimana. Non posso scrivere una scemenza come i bambini di prima media. Alla fine me ne sono uscita con un: "amicizia = fare casino insieme e risolvere insieme i problemi che si hanno". La parola più importante è insieme. Potevo scrivere solo quella, ma non era abbastanza erudito. No, scherzo. Ho anche scritto come una gallina, perché Marco naturalmente doveva incollare il naso sul mio foglio per vedere cosa scrivevo col mio pennarello arancione. No, stavolta non l'ho scelto io.
kemmagem begins, press play.

giovedì 7 ottobre 2010

Tazza

Domenica avevo buttato per terra (per sbaglio, ovviamente) la mia tazza preferità (nonché l'unica, a dire il vero). Tre pezzi e due schegge. L'ho riattaccata con l'attak (incollandomi anche le dita nel frattempo) ma ovviamente non posso più berci dentro. Non è che spande, ma mia madre non si fida, sai mai che il te a temperature da fusione nucleare non fonda anche la colla.
Quindi oggi pomeriggio sono stata a fare un po' di spesa coi miei, e in cima alla lista, subito dopo al dentifricio per i miei poveri denti sensibili (se a vent'anni non sono padrona di bere acqua fredda dopo la pastasciutta calda, a ottanta che faccio?) c'era scritto "tazza" a caratteri cubitali. L'ho trovata, zuzu (su emmessenne "zuzu" è la faccina seria che annuisce). E di che colore, indovinate? Esatto, arancione! Ho una malsana passione per quel colore. Tra l'altro, ha anche le scritte stronze, alla Anita Blake. Ero convinta che tazze del genere esistessero solo nei libri. Oppure, solo in America.
Domani la provo.

mercoledì 6 ottobre 2010

Farfalle

Per tutta la vita andare avanti
cercare i tuoi occhi negli occhi degli altri
far finta di niente
far finta che oggi sia un giorno normale
[...]
le solite scuse, le solite storie
bugie, speranze

Sono nella merda. Che poi, sì, ok, quando mai non sono nella merda io? Diciamo che sono più nella merda del solito. Non vedevo l'ora, insomma.
Sono incastrata che è un piacere. Dovrei vedere delle persone e poi in biblio non ho un minuto libero e le ignoro e odio doverlo fare, ma già mettendo fuori il naso dalla porta per vedere chi è entrato mi viene un rivoltamento di stomaco. Le classiche farfalle, quelle che non avrei voluto sentire. Quelle che mi dicono una cosa del tipo: "sei fottuta. Non te lo sei dimenticato. Non puoi vivere senza, e lo sai". Bugia. Bugia, farfalle del cavolo. Non stavo in piedi, leggevo il numero della CDD sulla costola dei libri puntellandomi sul tavolo e non sapevo decifrarlo.
Conosco solo un'altra persona che mi ha fatto questo genere di effetto. E avevo quattordici anni, non ventuno. In sette anni, è una delle poche cose che non è cambiata.
E poi si sa, ricatto per ricatto. Io vengo a trovare te, tu vieni a trovare me. Cazzo, non potevi restare in Romania? Giuro che l'ho pensato. Non potevi restarci? Almeno sapevo che non c'eri e fine dei discorsi. Almeno potevo ignorarti. Almeno...almeno cosa? La verità è che volevo che tornasse, ma ora che è tornato non lo voglio tra i piedi perché non so come girarmi. Non so cosa fare, cosa inventarmi. Diventa sempre più problematico.

lunedì 4 ottobre 2010

Uni news

Il computer dell'uni è una vera ciofeca. Come Giovanna dixit. Il fatto è che ho altre due ore buche, e, dopo essermi fracassata il polso a copiare 854229 pagine di appunti di inglese della lezione di recupero che venerdì pomeriggio ho allegramente saltato, devo distrarmi e rilassarmi. Soprattutto perché poi, alle DUE, dopo pranzo (=abbiocco) c'è linguistica spagnola. Temo che ci fossero anche compiti, ma chiaramente non li ho neanche fatti.
Sono finalmente riuscita a beccare la Giorgi (ossia la prof di linguistica generale, quella così cancara, ma così cancara che mi ha fatto rifare l'esame 5 (CINQUE) volte prima di darmi un 24. Vabbene, no comment. Basta essermelo levato dalle palle. Basta averla trovata.
I computer qui sono delle vere ciofeche, come dixit all'inizio, e in più vanno a manovella, e oltretutto hanno anche internet exploder versione ummm...direi al massimo 6, così su faccialibro non va neanche la chat. Peccato, mi andava di fare quattro chiacchiere con qualcuno, sempre che a mezzogiorno ci sia qualcuno in linea.
Oggi tutti quei matti dei miei amici minorenni sono alle fiere a San Donà, l'unica cretina che va a scuola sono io. Oddio, in verità non sono praticamente mai andata alle fiere, neanche quando andavo a scuola all'Alberti e si stava a casa il lunedì delle fiere (e all'inizio anche il sabato). Dopotutto io odio le sagre, la confusione, la gente che mi guarda mentre faccio qualche figuraccia! (kat paranoica)
Ho fame. Ho il panino con lo speck nello zaino, e ho lo zaino che sa da speck lontano un chilometro. Quindi tra poco mi alzerò, lo scarterò e lo addenterò e mi riempirò la pancia, in maniera tale da favorire l'abbiocco durante la prossima lezione. Ora che non mi fa più male il dente, dormo che è un piacere.

domenica 3 ottobre 2010

- 12

Mancano 12 giorni al mio compleanno. Il prof di inglese ci ha anche messo un recupero alle 17.30 quel giorno, ma non mi vede neanche se prega. Io molto probabilmente sarò in biblio a fare casino coi miei amici o qualcosa del genere.
Intanto, siccome di domenica non mi passa un cavolo e devo distrarmi dal mal di denti (che per fortuna mi è qusi passato), ho pensato a una lista di regali che vorrei. Poi, come al solito, finisce che non mi regalano mai niente, solo soldi, che finiscono puntualmente in banca e che quindi non posso usare.

Regali semplici:
1. stampo tondo apribile
2. orecchini (soprattutto perché sto meditando di farmi altri due buchi)
3. stampini da biscotti
4. tazza (possibilmente non enorme)
5. jeans
6. scarpe nuove tipo queste o quest'altre (e, prima che lo insinuiate, no, non vorrei le converse perché vanno di moda. Perché le portavo anche da piccola, quando con 20.000 lire le compravi. Le vorrei per l'estate, che non posso portare sempre scarpe pesanti)
7. grembiule da cucina (arancione, con scritto su “kiss the cook”)
8. memory card da almeno 8 giga per la fotocamera
9. lettore mp3 nuovo
10. scorta di auricolari, che li rompo troppo spesso

Regali più problematici:
1. 10kg di meno
2. moroso (1.75-80, occhi azzurri, capelli neri/castani)
3. adsl a salga! *kill telecom!*

Per il momento non mi viene in mente nient'altro, ma sono sicura che se ci penso bene trovo qualcos'altro da aggiungere alla lista. Anche se so che quasi niente di quello che ho elencato arriverà. Il prossimo anno credo che scriverò ogni cosa su un foglietto e poi farò pescare a chi è intenzionato a regalarmi qualcosa, così tutto quello che voglio arriverà, e non troverò nei pacchi stupidaggini di cui non so cosa farmene.

venerdì 1 ottobre 2010

Oltre il giardino

"Merda. Piove." In treno, guardando fuori dal finestrino non si può dire altro. A Venezia il fatto che piova è una delle cose peggiori, specialmente se non hai giubbotto e stivali. Fortuna che pioveva solo sul ponte e che poi, da scesi, veniva giù solo qualche goccia innocua che non apri neanche l'ombrello. Sono passate solo due settimane di uni e sono già scazzata. A parte che è standard, mi da fastidio perfino pensare di andarci che metà basta. Tra l'altro, salto i pasti che è un piacere (voglio dire, uno yogurt per pranzo!) e, invece che dimagrire, butto su. O comunque non butto giù. Il che mi autorizza ad incavolarmi.
In sala studio a Rio Novo hanno cambiato i quadri. Era anche ora, a dire il vero. E c'è gente che va avanti e indietro a vederli rompendo le palle a tutti noi che "studiamo" (le virgolette sono d'obbligo, io in genere mi leggo un libro, o al massimo scrivo una delle mie pazzie). Passa gente vestita in una maniera che mi fa voglia di ridergli in faccia, letteralmente. Che mia nonna negli anni 40 era vestita meglio di così, il che è tutto dire. Cazzo, un jeans e maglietta fa brutto? Che senso ha mettersi addosso ottocento strati?
Comunque, quelli della mostra hanno una gran bella fantasia. Tre quarti delle robe disegnate non le capisco. Sarà pure arte moderna, ma la maggior parte dei "quadri" è fatta di spegazzi. Di petozzi di tempera belli incrostati uno sopra l'altro che non si capisce niente. E il titolo il più delle volte è come se non ci fosse. Schifo, schifo. Ce n'è perfino una fatta di vetro. Giuro, vetro. E non capisco neanche quella cosa rappresenta. Bah. Oltre il giardino, sì. Oltre la demenza, altroché.
Poi in biblio PG ci ha raccontato le sue disavventure. Dovevamo chiudere alle sei e mezza, invece alle sette eravamo ancora lì a rotolarci sul pavimento dal ridere. Se le racconto in giro, non mi crede nessuno.