lunedì 29 novembre 2010

Let it snow, let it snow, let it snow

Insomma, uno schifo. La mia superfesta di quasinatale è andata a farsi friggere perché dal mal di gola si è sviluppato un raffreddore che tra mezzogiorno e le cinque di venerdì si è trasformato in sinusite fulminante e ho riaperto gli occhi oggi a mezzogiorno. Vaffanbrodo. Ma ci rifaremo, no worries. Tra l'altro venerdì aveva anche iniziato a nevicare, pareva quasi intenzionato a fare bene, ma poi ci ha piovuto sopra. Merda. Non ne va dritta una.
Domani c'è lo switch-off della tivvù e così stasera mio padre si è avvalso della mia ritrovata visione per attaccare il decoder da mia nonna. Sopresa sorpresa cosa succede? Che la rai non si vede. Voglio dire C'è Rai Gulp, Rai Sport 1 e anche 2 e tutte robe così, ma RaiUno, RaiDue e RaiTre non ci sono. A dire di più, sul primo (cit.) c'è un canale chiamato Rete Veneta. Gli altri due sono vuoti. Mia nonna ha dato di matto, non sia mai che non possa vedere domani la Clerici. Gli ho detto, Mediaset si vede, guarderai Forum. Comunque questa cosa della Rai non l'ho capita, io venerdì devo vedere NCIS Los Angles! E domenica devo vedere la seconda parte di NCIS e Castle! Poi, per il resto, chissenefrega.
Domani mi tocca andare a scuola. Che palle, si stava così bene a casa a grattarsi la pancia (anche se avrei preferito vederci fuori, non vedere le stelle a righe a causa del mio naso e tutto). Oggi i miei non mi hanno neanche lasciato andare in biblio. Credo che la Giò fosse in panico completo, visto che c'era anche la lettura animata *sospiro*. Vaglielo a spiegare che sto meglio in giro che a casa sotto mezzo metro di coperte.
Sti tre giorni, che praticamente non ho fatto altro che dormire, ho fatto un sacco di sogni assurdi. Nel più assurdo, che ora mi ricordo, ero a Venezia con Gughy che stavamo disegnando sotto un ponte. Mi spiego: sotto al ponte non c'era acqua, e noi disegnavamo sul ponte. Sì, devo smetterla di mangiare pesante. Tuttavia, insiegabilmente, disegnavo bene! Io che disegno omini triangolini (che sarebbero la versione vestita degli omini stecchini) e diavoletti cicciotti e teschietti da jolly roger! (Non è vero, so disegnare anche le giraffe, i coccodrilli e i lupi con la bava alla bocca...sono opinabili, ma per i cuginastri vanno benissimo).

mercoledì 24 novembre 2010

Voglio un babbo natale dj

Non ne va dritta una.
- eMule non va.
- aNobii non va.
- ho il mal di gola, da cui consegue che, oltre a tutto il resto, non posso cantare.
- la Giò mi aveva detto che mi portava le chiavi per venerdì, ma per ora se ne è dimenticata.
- le cuffie vanno solo in mono, a meno che non stia sempre a mettere a posto l'attacco.
- stamattina due deficienti mi hanno tagliato la strada, che se non sto attenta li tampono, e poi finisce che ho ancora torto io.
Sono stanca.
Oggi è venuto a trovarci in biblio Pg, a raccontarci cos'è successo ultimamente. Credevo di rabaltarmi sul pavimento dal ridere, perché quando racconta lui le cose succede sempre così, non è capace di stare serio.
Stasera io e la Austro abbiamo deciso che venerdì festone di meno-un-mese-a-natale, dato che ho io le chiavi (spero), con tanto di musiche natalizie sparate dalle casse grandi sopra gli scaffali. Appenderò un po' di vischio in giro, che di questi tempi non si sa mai...e chissenefrega dei Nargilli[1].

Note:
[1] Nargilli: sorta di piccoli e dispettosi insetti che secondo Luna Lovegood vivono nelle piante di vischio. (Vedi: Harry Potter e l'ordine della fenice).

sabato 20 novembre 2010

Con gli stivali e il cappellino in testa, tutto qua

Chissà se tu mi penserai,
se con gli amici parlerai.

Oggi pomeriggio sono stata a comprarmi gli stivali di gomma nuovi, perché gli altri erano scomodissimi, con le cuciture sotto il piede e stelle a righe da vedere. Mia madre voleva farmi prendere quelli del mondo di Patty perché secondo lei erano fatti meglio, più isolati dentro. Le ho detto che piuttosto di prendere quelli, sarei andata nell’acqua con le Adidas. Non c’era verso di farle capire, ma alla fine ho preso quelli viola scozzesi, quelli che a lei non comodavano. Potrei morire, invece di prendere Patty. Tra l’altro avevo strafretta, sennò mi sarei fermata molto volentieri a vedere le scarpe da ginnastica, le Adidas sono distrutte e muoio dalla voglia di prendermene un paio di alte. Ma non me le prenderanno mai, lo so già. Non ho neanche guardato quanto venivano.
Sono arrivata al cg alle 16.38, in clamoroso ritardo di otto minuti, e non si sa come mai erano già tutti lì, che di solito non arrivano mai puntuali. Marco mi ha subito chiesto: “Dov’eri?”. Adoro che si preoccupi per me, anche se è solo per farsi i cavoli miei. Gli ho raccontato degli stivali e delle corse in macchina come dei cretini perché dicevo che ero in ritardo. Quando vuole, mio padre pesta sull’acceleratore che è un piacere.
La Ele è in crisi perché il suo migliore amico le corre dietro (e gliel'ha detto chiaro e tondo) e a lei non piace, ma invece di dirgli semplicemente di no, si sta facendo un miliardo di pare e piange. Sta facendo diventare matta anche me.

giovedì 18 novembre 2010

In una libreria, dietro agli scaffali, aveva la sua tana un topo con gli occhiali

Come scegli i libri da leggere? Ti fai influenzare dalle recensioni?
Guardo la copertina, il titolo, l’autore, il genere. Poi, se niente di tutto questo è sufficiente, leggo il riassunto. Le recensioni sono utili se fatte da gente coi miei stessi gusti, quelle sulle fascette attaccate in copertina sono delle semplici esche, quindi le ignoro. O, al massimo, le tengo buone per smentirle. A volte, capita che prima di iniziare un libro, sbricio su anobii cosa dicono gli altri.

Dove compri i libri, in libreria o online?
In genere non compro libri, li prendo in biblioteca. Se proprio devo comprarli, comunque, vado in libreria. Voglio poterli toccare e guardare, prima di spendere.

Aspetti di finire la lettura di un libro prima di acquistarne un altro o hai una scorta?
In genere prendo sempre più di un libro alla volta in biblio, e comunque, nel caso rimanessi senza, ho una scorta di ebook nel computer, che prima di leggerli tutti posso diventare vecchia.
Di solito quando leggi?
Sempre. No, scherzo. Leggo la sera notte prima di dormire, in treno mente vado a scuola, all’uni mentre ho le ore buche, in biblio (anche in piedi o seduta per terra)…in bagno no, basta mio padre che ci resta ore…

Ti fai influenzare dal numero delle pagine quando compri un libro?
No, un libro grosso non mi fa paura. Se invece è una sottiletta e costa lo stesso 18 euro, penso semplicemente che sia un furto. Ma tanto non compro, quindi non è un mio problema.

Genere preferito?
Fantasy. Se non c’è niente, vado sul romantico (non ho detto diabetico) o sul giallo, l’importante è che il morto sia già morto, non mi piacciono torture o cose del genere.

Autore preferito?
A detta di anobii, Stefano Benni, Laurell K. Hamilton, Roald Dahl, Kathy Reichs.

Quando è iniziata la tua passione per la lettura?
La prima volta che mia madre mi ha portata in biblio avevo tipo tre anni. Non ho più smesso.

Presti i tuoi libri?
Preferibilmente no, anche se dipende da chi me lo chiede.

Leggi un libro alla volta o riesci a leggerne diversi contemporaneamente?
Di solito ne ho uno in zaino per il treno e uno sul comodino.
I tuoi amici\famigliari leggono?
Mio padre è un’idrovora (cit.), mentre mia madre non legge praticamente mai. Dice che non ha tempo. No comment in proposito.
La maggioranza dei miei amici è allergica ai libri, e se capita che ci troviamo in biblioteca è solo perché possiamo metterci in sala studio a spettegolare, ma poi vanno a casa con le mani vuote.

Quanto impieghi mediamente a leggere un libro?
Dipende dal numero di pagine, ma un libro medio (diciamo sulle 200-250 pagine) finisce in tre notti più o meno.

Quando vedi qualcuno che legge (ad esempio nei mezzi pubblici) sbirci il titolo del libro?
Se ce la faccio, sì. Sono curiosa come una scimmia, lo ammetto.

Se tutti i libri al mondo dovessero essere distrutti e potessi salvarne uno soltanto, quale sarebbe?
Scusa, perché dovrebbero essere distrutti?

Perché ti piace leggere?
Non lo so, e non mi interessa. Mi piace e basta.

Leggi libri in prestito o solo libri che possiedi?
La maggioranza sono in prestito.

Quale libro non sei mai riuscita a finire?
Più di uno, a dire il vero. Ora come ora, mi viene in mente Flatlandia, consigliato dal prof di matematica.

Hai mai comprato libri solo per la copertina? Cosa ti colpisce delle copertine?
Comprato no, preso in biblio sì. E non sempre erano dei bel libri.
Mi piacciono le copertine disegnate, quelle dei fantasy. Questa, per esempio.

C’è una casa editrice che ami particolarmente e perché?
Invertiamo la domanda: ci sono case editrici che non  mi piacciono, tipo quelle di provincia, che pubblicano gli autori del territorio che scrivono certi libri che non li leggerà mai nessuno.

Porti i libri ovunque o li tieni al sicuro in casa?
Ovunque, una volta che li ho messi nello zaino…

Qual è il libro che ti hanno regalato e che hai apprezzato maggiormente?
Non saprei. Non mi regalano spesso libri.

Come scegli un libro da regalare?
In base al destinatario del regalo. E possibilmente evito i casi editoriali, che in genere sono delle schifezze.

La tua libreria è ordinata secondo un criterio particolare?
Le serie (Harry Potter, Topolino) sono in ordine di numero, gli altri a caso, dove c’è posto.

Quando leggi un libro che ha delle note, le leggi o le salti?
Dipende dalle note. Tendenzialmente mi cade l’occhio anche se poi ciò che è scritto non mi interessa per niente, quindi lo salto.

Leggi eventuali introduzioni, prefazioni postfazioni o le salti?
Dipende, se è un libro di scuola per cui leggendo la prefazione capisco tutto il resto (o in alternativa potrebbe capitarmi una domanda in proposito), allora sì. Sennò, faccio volentieri a meno.

martedì 9 novembre 2010

Ci sono dei momenti nella vita in cui ti senti esattamente un merda. Tipo quando ti accorgi di stare a lamentarti di tutto e invece chi sta davvero male è contento di quello che ha. E non mi metterò a parlare dei bambini con la pancia vuota in africa, perché bene o male sono troppo lontani da me. Perché posso rendermi conto che sono presi male, ma non mi toccano abbastanza da vicino.
Ho un amico. Si chiama Marco. Ha 26 anni. Ha la distrofia muscolare. Ha un diploma di perito informatico. È in sedia a rotelle da anni. Ultimamente gli hanno aggiunto anche una specie di fascia che lo tiene attaccato allo schienale, perché evidentemente non riesce più a reggersi. Non ci crederete, ma fa l'animatore all'ACR. Faceva, forse. Ma in sedia a rotelle, sì.
C'è stato un periodo in cui veniva in biblioteca a prepararci locandine e cose del genere al computer. A volte dovevamo spostarlo perché il computer serviva ad altri. Non ci permetteva mai di spostarlo noi. Per quanto gli costasse fare manovra con la sua sola forza, non mi ha mai permesso di spostarlo di un centimetro. Per i tragitti lunghi si faceva aiutare, ovviamente, ma per spostarsi di un metro e mettersi in parte, non se ne parlava.
Suo padre se lo porta in spalla su e giù dalle scale, non potendo spostarlo in blocco.
Conosco un'altro ragazzo, questo ha 17 anni. Si chiama Zeno. Anche lui con la distrofia muscolare. Anche lui in sedia a rotelle. Veniva alle elementari con me. In prima elementare, si trascinava per terra, si vedeva che faceva fatica a reggersi in piedi. Prima lo hanno piazzato in sedia a rotelle manuale, poi in quella elettrica. Lui la guida come un professionista.
Sua madre a volte lo porta a casa di un suo amico che abita davanti a casa mia. Arriva col suo furgone, spalanca il bagagliaio, tira giù la carrozzella, preleva il figlio e lo accomoda. Poi suonano al campanello e spariscono in casa. In quella casa in cui il fratello piccolo è diabetico da quando aveva due anni, e celiaco. Sua madre lo porta a fare controlli in Friuli.
Delle volte penso che io, se mi capitassero die figli del genere, non ce la farei.
Ci sono delle persone che vengono in biblioteca a prendere dei libri, persone che hanno il canrco, persone che stanno facendo la chemio e che non hanno più i capelli, che vanno in giro con una bandana sulla testa. E gli chiedi come va, e loro, felici, ti rispondono "bene". E tu all'inizio pensi che non è vero, ma poi impari che "bene" per loro significa qualcosa del tipo "potrei dirti che sto male, che ho il cancro o che sto facendo la chemio, che i miei capelli sono caduti tutti, che sono avanti e indietro all'ospedale a fare esami. Ma non te lo dirò, perché dopotutto oggi sono qui, e sono vivo, e posso ancora venire qui a parlare con voi, a farmi consigliare l'ultimo libro di Michael Connelly o di Stephen King, e posso ancora leggerlo, quello e tanti altri. I miei capelli ricresceranno, non è un problema. Io sono vivo e, che tu ci creda o no, oggi sono felice".
Un giorno è venuto in biblio l'aspirante sindaco di Salga. Si chiama Alex. Ci ha raccontato che un anno è stato a Lourdes a fare il barelliere. Organizzano un treno apposta per andare a Lourdes, una volta all'anno. Marco ci va sempre. Alex ha detto che i barellieri praticamente spingono le carrozzelle, aiutano i malati, gli fanno la doccia, li puliscono, cose così. Un po' tipo badante. E alla fine della giornata, quello che ti pesa di più non è il fatto di essere fisicamente distrutto. No, è che ti senti una merdaccia. Perché sei in mezzo a gente che sta decisamente molto peggio di te, e sono tutti contenti. Stanno male, sanno che moriranno, sanno che Lourdes non è uguale a miracolo per forza, e sono felici. E tu, che hai tutto e hai coraggio di lamentarti, vorresti sotterrarti dalla vergogna.

lunedì 8 novembre 2010

Cazzate di mezzogiorno e mezzo

Ooh, chebbello, eccomi di nuovo qui a Venezia, in ostaggio dell'acqua alta, a scrivere sul solito computer a manovella dell'università. Cascasse una pannocchia se non mi compro il portatile. E tra l'altro, puro caso, piove.
Come tutti i lunedì (io odio il lunedì), sono in coma profondo. Perché finisce sempre che la domenica sera chiudo la tivvù alle dieci e mezza e poi, per un motivo o per l'altro (tipo: pensieri cretini, trip coinvolgenti, devo andare in bagno, cazzeggio al cell cercando di raccogliere tutte 25 le palline rosa di bounce) non mi addormento mai prima di mezzanotte passata. E poi la mattina avrei bisogno di un supplemento di letto, perché alle 6.13 non riesco neanche ad apriregli occhi, altro che tirarmi su.
Ieri sera ho pensato, a scelta nell'ordine, a queste cazzate:
- vestito di carnevale. Io dovrei fare topolino, ho già pronto lo stampo delle braghette. La Marta ha detto che si veste da armadio di Narnia (ho riso tre ore quando ce l'ha spiegato), gli altri non so. Stavo pensando che Marco potrebbe davvero fare il funghetto che ha sulla felpa, calottina verde a puntini e faccia sbiancata e via. Allora mi sono messa a pensare dove avevo visto lo stampo per la cappella del fungo che volendo si può modificare, perché quella che dico io sul giornale è troppo larga. Sono deficiente.
- potrei sentire lo scemo, domani, ma anche no. Vediamo.
- cosa faccio io domani nelle quattro ore buche? A tradurre spagnolo mi scazzo, specialmente perché è Pirandello, che mi ci vuole il vocabolario apposito pirandellese-italiano per capirci qualcosa, prima di italiano-spagnolo.
E approposito di tradurre spagnolo, sarà meglio che torno a darmi da fare, perché è già mezzogiorno e mezzo e ho tradotto (alla cazzo, tra l'altro) solo una colonna della prima novella (senza molto senso, tra l'altro) e devo ancora mangiare (che oggi ho il panino col prosciutto che non mi fa voglia come la mortadella). Poi, grazie a dio, alle cinque asono a casa. Biblio. Marco. L'ho minacciato che gli insegno il gioco dello spago. No, non so come si chiama. Me l'ha insegnato mia madre, lo giocavano loro da piccoli. A dire il vero, è un po' una cazzata, ma so già che ci metterò un secolo per insegnarli le mosse. L'importante è che ci entrino in testa per domenica. Ahggià, ci mancava solo domenica.

sabato 6 novembre 2010

Ti prego, spéttolati

C'è una tipa al cg che è di una pettolaggine inaudita. Che quando la si nomina, si ha paura che salti fuori all'improvviso (della serie "lupus in fabulaaaargh!"), che non si è tranquilli nemmeno a casa, perché sa indirizzo e numero di telefono di tutti ed è capace di venire a tampinarti alle ore peggiori. No, non scherzo. Una specie di stalker, praticamente. Credo che il suo problema sia come quello di alcuni iperattivi con cui ho lavorato, fanno casino e parlano sempre perché hanno bisogno di farsi notare e di inserirsi nel gruppo. Ma da inserirsi a diventare a dir poco insopportabile, fa un po' di differenza. Oggi pomeriggio, ero in procinto di schiaffeggiarla, perché aveva passato il limite.
Poi, dopocena, ho avuto uno scambio di mail con mio fratello per informarlo sulle novità del pomeriggio, dato che non si era fatto vedere. E gli ho raccontato, giusto perché se ne renda conto. Io in effetti ho una teoria...

kat: devo capire se la D. è segretamente innamorata di te e di conseguenza è gelosa del fatto che siamo sempre appiccicati, oppure se semplicemente pensa che io abiti nel tuo armadio o sotto il tuo letto, perché non la smette di rompermi le palle a chiedermi di te.

marco: Cioè??? Racconta.. Cosa ti chiede di me? La potrei denunciare per violazione della privacy.
(come avrete capito, anche mio fratello è curioso come una scimmia)


kat: io la prenderei volentieri a schiaffoni, sono più efficaci di una denuncia...oggi non ho fatto neanche tempo di arrivare in stanza e levarmi il giubbotto che, come saluto, mi ha detto: "la tua TARMA non è ancora arrivata". Allora, due cose, signorina.
Numero uno, "tarma" è © mio, tu non ti puoi permettere di chiamare così mio fratello, a meno che io non ti dia il permesso. Eccomunque, per te (e per tutti gli altri) ha un nome proprio, quindi sei pregata di usare quello.
Numero due, me ne sono accorta che non c'è, porto gli occhiali per qualcosa. Che comunque, stai sicura che se era lì, la mia tarma, andavo a fargli un po' di fusa addosso. Alla faccia tua, imbecille di una ragazza.
Poi mi ha chiesto ottanta volte se non arrivavi, dov'eri, perché non c'eri, perché non venivi a mangiarti i muffin, ma sa che ci sono i muffin, vero? Che non se lo sia dimenticato...ah, no, figuarti se si dimentica la roba da mangiare, beh, e allora dov'è? Cazzo, sono la badante di Marco ioooooo?
(vedete che figa che sono, cito anche la Bibbia "sono forse io il custode di mio fratello?" Genesi 4,9)


marco: Ecco potevi dirglielo...

kat: mi pareva abbastanza intuitivo, anche senza dirglielo. Io continuo a pensare che sia gelosa come una scimmia, non trovo altre soluzioni sensate (a parte che, diciamocela tutta, con lei niente ha davvero senso).

I muffin che avevo portato sono spariti in un batter d'occhio, anche se non facevano una bella impressione perché in forno si erano mezzi sbrodolati fuori dallo stampino.

giovedì 4 novembre 2010

Fratelli cartelli

Quello che mi attraversa
va veloce dal cuore alla testa.

Non ci capisco più niente. Non sono più neanche tanto padrona delle mie facoltà mentali, a dire il vero, dopo un pomeriggio passato prima a fare un esperimento di dolce (prossimamente posto la ricetta, riveduta e corretta) e poi a fare cartellini di identificazione per domenica prossima. E poi, puro caso, ne ho parlato con Marco perché mi serviva una foto e mi ha fottuto il lavoro. Non poteva continuare i compiti, no? E non fosse solo che si è incastrato ad avere ragione a tutti i costi, alla fine li ha pure fatti più fighi dei miei. (No, non è vero, solo i miei erano da appendere tipo pass, i suoi sono più colorati e sono veri e propri cartellini da taschino. Diciamo che più che altro non c’è paragone perché sono due cose diverse).
Insomma, mezzora a bestemmiarci al cellulare, mezzora prima di cena a bestemmiarci su msn, poi sono andata a mangiare, e lui nel frattempo credo che abbia mangiato al computer (a volte pagherei per poterlo fare), se non ha direttamente saltato la cena, e ha sfornato in 10 minuti due cartellini. Il mio e il suo. Se non fosse che sembro viziata, gli avrei detto di farmelo arancione e non rosa. Ma siccome poi mi arrivava un papagno (cit.) dato che avevo già criticato parecchio e gli avevo fatto cambiare già due o tre cose, sono stata zitta.
Ma io quando andavo alle superiori avevo così tante verifiche? E mi facevo così tanto il culo a studiare? Alle cinque e mezza stavo ancora facendo i compiti? Neanche se mi era caduto un meteorite sulla cucina. Io mi grattavo la pancia che era un piacere, e pensare che non avevo neanche il computer.

lunedì 1 novembre 2010

Trentatrentunouno

Il fatto è che quando sto bene (voglio dire, mediamente bene, senza troppe rogne e cose del genere) non sono ispirata di scrivere. Quindi non passo neanche di qui. Per fortuna, i blogghi non fanno la polvere e quando li riprendi in mano è di nuovo tutto come prima.

Riassunto delle puntate precedenti:

30/31 ottobre: beware of the (empty) pumpkins

Io (vampira), Ele (piratessa),
Giulia (fantasma dell'ottocento), Beatrice (non si sa)
© Marco

Sabato 30 abbiamo fatto la festa di halloween del kemma. Gradito il costume, premiato quello più spaventoso. Alla fine, una mezza schifezza. Lo standard di divertimento dei bambini di 10-13 anni è il seguente: casinocasinocasino, patate fritte e cocacola. Stop. Puoi cercare di coinvolgerli in tutti i modi, ma la verità è che non funziona. Se poi ci aggiungiamo che anche i grandi non combinano niente di buono, io posso anche correre avanti e indietro col mio mantello frusciante ma non serve a niente. Non serve, e alla fine del pomeriggio sei talmente amareggiato e stanco che te la prendi anche con chi non ha fatto niente, vorresti solo perderti in un abbraccio e dimenticarti tutto, pulirti la faccia dalla palata di bianco che ti sei messa per essere più rediviva e farti dare un bacio, essere felice e basta.

1 novembre: tutti i santi
Tutti i santi vuol dire processione in cimitero. Come ci ripete sempre Don Bepi, “cimitero” è una parola greca che significa “dormitorio comune”. Non ho paura dei cimiteri, come in genere la maggioranza della gente che conosco. I morti non vengono di sicuro su dalle tombe, a meno che non sia un film di zombie, o che non sia halloween.
Ma io oggi non volevo andarci. A parte il fatto che pioveva, e in genere Don Bepi è ragionevole e con la pioggia non si processiona (ma oggi sì), io sapevo già che mi avrebbe fatto male. Io lo sapevo. Lo sapevo. Perché finché eravamo in chiesa a cantare le solite quattro canzoni a cappella, sarei stata lì anche tutto il pomeriggio, ma quando siamo usciti, quando hanno iniziato a cantare quella dannata canzone “io credo, risorgerò, questo mio corpo vedrà il Salvatore” dentro di me si è rotto qualcosa e ho iniziato a piangere. E io lo sapevo.
E davanti alla tomba di mia nonna, non ho potuto fare altro che piangere ancora. E poi  è arrivata quella deficiente di mia cugina (perché ad una persona del genere non si può dire altro) che ha almeno 45 anni e, come se fosse la cosa più normale del mondo mi ha chiesto se stavo male che avevo tutti gli occhi rossi. In quel momento mi sono rimessa a piangere, lontano da lei. Perché il fatto è che se tu e quella scema di tua madre non avete versato una lacrima che fosse una quando è morta mia nonna (rispettivamente sua nonna e sua madre), non vuol dire che anche gli altri non lo facciano. Io non so quanto ho pianto. Io non ho fatto altro che piangere, tutta la sera, tutto il funerale, tutto il tempo al cimitero e tornando a casa. E oggi. Oggi, quelle canzoni.
« Forse noi non abbiamo il diritto di piangere come stiamo facendo, perché così facendo ci dimostriamo solo egoisti, facciamo vedere al mondo che non ci rassegniamo al fatto di averla persa per sempre, senza pensare che invece lei ora molto probabilmente sta bene, non sente più niente ed è felice. »