domenica 27 febbraio 2011

Incontri ravvicinati del sabato sera

Ieri sera ero fuori coi contadini e, dopo aver giocato per un po’ a bowling (loro, io stavo a spettegolare allegramente con le mie amiche) siamo andati in un posto a bere qualcosa. Nella compagnia dei contadini c’è anche uno da Ponte, che dopo poco che c’eravamo seduti ha visto dall’altra parte del locale due tizi di cui ha praticamente urlato i nomi. Il che non sarebbe stato un problema, se i due in questione non fossero il fratello del migliore amico del mio ex (conosciuto come “lo scemo”) e un altro suo amico. Della serie: Dio, ti prego, fa che non sia qui anche lui. Mezzo infarto preventivo. Le mie amiche non ci avevano fatto troppo caso perché non si erano mai interessate troppo ai suoi amici. Nemmeno io, a dire il vero, però parlando venivano sempre fuori i loro nomi e così ho dovuto imparare ad associarli alle persone e tutto il resto.
Dopo il mezzo infarto, ho fatto finta di niente, come se non conoscessi nessuno, fino al momento in cui lo scemo è passato a due metri da me, fuori dalla vetrata del bar. Se Dio vuole, non mi ha visto. È rimasto fuori per un po’ a finire la sigaretta insieme ad altri suoi amici, poi è entrato nel momento preciso in cui noi ci stavamo alzando per andare via. Ho avuto una tale botta di culo che, quando avremmo dovuto incrociarci, lui si è girato a salutare qualcuno che aveva visto e mi ha dato le spalle. La verità è che non sono sicura che mi andasse di rivederlo, specialmente dopo che non lo sento da almeno un mese e mezzo, da quando abbiamo lasciato in sospeso la questione se vederci o no. Quando l’ho visto passare fuori dalla vetrata sono diventata viola, il che è tutto dire, quindi non penso che avrei avuto abbastanza faccia tosta da andare perfino a salutarlo. Forse è stato meglio che non se ne sia accorto.

venerdì 25 febbraio 2011

L'invasione dei minion

Marco ha deciso che a carnevale si veste da minion. I minion sono dei cosi che infestano il film Cattivissimo Me. Gli è venuta un’insana passione per questi affari da quando la Giò ha comprato il dvd e allegato c’era il pupazzetto di un minion (di gomma). Abbiamo giocato a lanciarcelo per un pomeriggio intero.
Per chi non lo sapesse,
questo è un minion.
Poi quando si è pensato che i minion hanno su la tuta da lavoro ha detto che poi vestito così sembra un manovale, come dice la sua prof di inglese. Perché il fatto è che ovviamente fare il manovale è un lavoro degradante. Perché non è che sono i manovali che hanno costruito il mondo anche a lei. No, eh.
Comunque lasciamo perdere, sennò poi divento polemica.
Insomma per fare il minion ci vuole: una maglia gialla, una tuta da operaio con le bretelle, gli occhialoni.
Occhialoni fabbricati stasera in resistentissimo cartoncino.
Tuta fregata a mio padre, che quella con le bretelle non la mette mai (già, dimenticavo che mio padre ha fatto il saldatore per 41 anni. Come la mettiamo, signora maestra?)
Maglietta in ricerca. Quella deve arrangiarsi, io non ne ho da prestargli.

martedì 22 febbraio 2011

Recensioni: La stanza dell'orso e dell'ape

Stanotte ho letto tutto di fila La stanza dell'orso e dell'ape di Michela Franco Celani e Patrizia Miotto. Tutto di fila perché ha 120 pagine, e perché ci sono libri che o li leggo di fila o non sono sicura di riuscire a finirli quando li ho chiusi a metà.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Se devo dire la verità, non è un libro che normalmente leggerei. Non c'è niente di quello che cerco in un libro: non c'è magia, non c'è investigazione, non c'è il lieto fine.
Normalmente non leggo biografie, specialmente se so già che vanno a finire male.
Normalmente non leggo di gente che muore di cancro, specialmente se ci muore a cinque anni e con un cancro grosso come un pallone.
Mia zia ha avuto il cancro. Mio padre ha avuto il cancro. Mia nonna ha avuto il cancro, ma lei non è riuscita a vincerlo. In genere evito di pensarci, se riesco. In genere sentire che parlano di cancro non mi da troppo fastidio se non ci penso. Anche mentre leggevo questo libro, mi dispiaceva per la bambina e per tutto quello che ha dovuto passare. Non sono sicura che se avessi una figlia con un tumore di quelle dimensioni (18x16x14cm) riuscirei a sopportarlo. Non so se lotterei con le unghie e con i denti per cercare di salvarla.
Poi arrivi alla fine del libro, leggi le ultime due righe, e tutto quello che non hai pianto fino a quel momento, esce.
« Non è che gli angeli mi fanno cadere quando mi vengono a prendere? »
« Non ti preoccupare. Gli angeli non hanno mai fatto cadere nessuno. »
E così ho spento la luce piangendo, e pensando che no, non cade mai nessuno quando gli angeli lo portano via. E che tutti quelli che se ne vanno così mancano terribilmente.

domenica 20 febbraio 2011

Aspettando carnevale

Se puoi sognarlo, puoi farlo.
Credo che mia madre ormai mi odi. Stiamo preparando il mio vestito per la festa di carnevale qua a Salga, perché ovviamente noi del kemma siamo sempre reclutati quando c'è qualcosa da fare. Insomma io mi vesto da Topolino, quello Disney anni '30 (che è il più semplice). Per le braghette, una battaglia unica perché mia madre voleva farmele ascellari. Alla fine sono riuscita a farle tagliare via 10 centimetri di roba. Voglio dire, se Topolino ha le braghe ascellari perché nel 1930 si usavano così, chi ha detto che nel 2011 devo mettermele ascellari lo stesso?
Poi, altra rogna, le scarpe. Perché io ovviamente non ho scarpe gialle. Ho solo scarpe bianche, o nere. Quindi, ho preparato 84785 stampi per queste soprascarpe da ritagliare nella stoffa gialla. In teoria, col tentantivo di oggi pomeriggio dovremmo esserci.
Per le gambe mi metto le calze e via. Per il corpo mi metto una maglia nera. Dettaglio: ho tutte maglie a maniche corte. Idea: attaccarci dei manicotti. E siccome avrebbe i guanti ma non intendo mettermeli perché poi diventa scomodo, pensavo di fare la parte finale del manicotto a forma di mezzo guanto, con un buco per il pollice e uno per tutte le altre dita, così sta anche fermo. Il fatto che quando gliel'ho detto mia madre non mi abbia fulminato, praticamente rasenta il miracolo.
Spero che venga una cosa carina. Voglio un miliardo di foto.

giovedì 17 febbraio 2011

Idoneità informatica

L'ultima baggianata di Ca'Foscari è il programma per l'idoneità informatica da 3 crediti. Una valanga di roba che di crediti ce ne dovrebbero dare 12, sopratutto perché dobbiamo arrangiarci. Non c'è nessun corso e nessun professore.
Ma quello che fa veramente ridere è che si è esonerati dall'esame se:
1. si è in possesso dell'ECDL
2. si ha frequentato un istituto tecnico con indirizzio "Sirio".
Capisco. E chi è diplomato in informatica? Chi è diplomato in informatica si fa l'esame. Ah, capisco.
Andate a farvi vedere, idioti.

mercoledì 16 febbraio 2011

Film: Alice in Wonderland

Perché un corvo assomiglia a una scrivania?

Ho appena finito di guardarmi il dvd di Alice in Wonderland, quello di Tim Burton. Alice nel paese delle meraviglie della Disney (quello del 1951, per intenderci) l’ho visto almeno una decina di volte e ho anche letto più volte il libro, quindi è abbastanza ovvio restare spiazzati alla visione di questo film. Il fatto è che, pur mantenendo i personaggi del libro, la storia è molto diversa. Ho letto anche Alice attraverso lo specchio e non ricordo che ci fossero cose come il Ciciarampa in nessuno dei due libri. La regina bianca e i pezzi degli scacchi sì.
Devo dire che il cappellaio è stato il personaggio più azzeccato di tutti. Oddio, il cappellaio Disney mi ha sempre fatto morire dal ridere, specialmente quando taglia in due la tazza di te o quando inzuppa il piattino. Ma il cappellaio di Tim Burton (che poi sarebbe Johnny Depp) è talmente schizzato che anche se fa molto di più della parte che gli spetta nel libro non stanca.
Alice l’ho sempre trovata un po’ smorfiosetta. Questa Alice è solo con la testa tra le nuvole, non vuole sempre avere l’ultima parola (anche perché dubito che riuscirebbe ad avercela se tutte le volte scappa via piangendo).
La Regina Rossa è odiosa. Preferisco la versione Disney con tanto culo e poca testa, invece che viceversa. Solo il grido rimane lo stesso: tagliatele la testaaaaaaa!
La Regina Bianca, guardatela bene, non riesce a tenere giù le mani. È sempre in posa statuaria con le mani verso l’alto come i chirurghi appena se le sono lavate per non sgocciolare.
Le carte non mi sono piaciute per niente. Forse perché ho sempre in mente la marcia delle carte quando Alice, l'asso, il due e il tre stanno verniciando le rose (le rose noi dipingiam, di rosso le pitturiam ♫) e arriva la regina. Le carte del film sono in assetto da guerra.
Se devo essere sincera, i remake-riscrittura non mi piacciono per niente. Già odio quando su Harry Potter tagliano parti che posso servire a capire le cose in film successivi, che mi chiedo poi come faranno a spiegarle. Se poi la storia viene completamente stravolta, mi viene direttamente l'orticaria. Tuttavia devo ammettere che questo non è stato poi così orrible. Sarà che è recitato bene, sarà che i personaggi sono fatti bene. Sarà che dopotutto avevo bisogno di un po' di magia digitale.

Blocco dello scrittore

Sono di nuovo in preda al blocco dello scrittore. Ieri sera sono riuscita a buttare giù una pagina e mezza, una scena su commissione, ma è venuta una schifezza. È troppo scazzata. Più scazzata del solito, intendo. Dovrei tornarci su con calma o addirittura riscriverla da capo, ma quando la leggo mi piace. Voglio dire, fa a pugni con tutto il resto del libro ma quello è un piccolo dettaglio. Tra l’altro sto anche cercando di venirne fuori con la trama di un altro libro che alla fine so già che non ci riuscirò perché ciò che ho scritto l’ho scritto senza pensare a cosa veniva dopo. La mia malvagia amica Austro sta cercando di prepararmi una trama in cambio della scena che dovevo scriverle, ma non sono sicura che ne verremo fuori.
Tutto quello che scrivo sembra il riassunto di ciò che dovrei scrivere. Una volta ero brava ad evocare luoghi e personaggi dalla punta della mia penna, ma ora non sono più capace. Una volta scrivevo un sacco perché stavo sempre male, ero arrabbiata, triste, con un diavolo per capello, depressa. Tutto quello che volete. Ora che le cose si sono sistemate, se sono fortunata produco quattro frasi stentate e basta. E pensare che, con tutto quello che leggo, non dovrebbe venirmi difficile tirare fuori qualcosa.
E poi fuori c’è un tempo che ti fa solo venire voglia di suicidarti. Vado a trasferirmi alle Bahamas.

lunedì 14 febbraio 2011

Revival: la filastrocca del calendario

Mia madre stasera stava rumando (~rovistando) in cerca di un giornale di ricami, e le è saltato in mano il calendario del 1992, che più che un calendario era un poster. E sopra ogni disegno di ogni mese c'è una strofa di una filastrocca che a forza di farmela leggere avevo imparato e mi ricordo ancora a memoria, ho solo dovuto darci un'occhiata.

Gennaio mette ai monti la parrucca
Febbraio grandi e piccoli imbacucca
Marzo libera il sol di prigionia
Aprile di bei colori orna la via
Maggio vive tra musiche d’uccelli
Giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli
Luglio falcia le messi al solleone
Agosto avaro ansando le ripone
Settembre i dolci grappoli arrubina
Ottobre di vendemmia empie la tina
Novembre ammucchia aride foglie in terra
Dicembre ammazza l’anno e lo sotterra.

domenica 13 febbraio 2011

Esperimenti di kat: cappello da cuoco

Quando kat fa gli esperimenti
non c'è niente che la
possa fermare.
Insomma mi ero messa in testa che volevo a tutti i costi un cappello da cuoco (per fare pendant col mio gembiule "kiss the cook"). E quando io mi metto in testa qualcosa, finisce che in un modo o nell'altro la faccio. Quindi ieri mattina ho preparato un prototipo in miniatura per vedere se effettivamente le misure che avevo trovato su un qualche sito potevano andare. Poi oggi ci siamo messe a farlo in grande sulla stoffa. A dire il vero è venuto un po' floscio, ma mia madre dice che nel caso ne facessimo un altro possiamo stirare della stoffa adesiva sul rovescio per farlo stare più in sesto.
Occorrente:
- stoffa grossa (grossa non significa "pesante", significa "resistente")
 - ago
- filo
- metro a nastro
- pazienza
Procedimento:
La mia faccia è misteriosamente
senza lineamenti per via della
sovraesposizione impostata
da quell'idiota di mio fratello.
Tagliare nella stoffa un cerchio di 56cm di diametro, imbastirlo lungo l'orlo e arricciarlo.
Tagliare anche un rettangolo alto 20-22cm e largo quanto la circonferenza della testa + 2 centimetri (per la cucitura). Ad esempio, la mia testa fa 56cm, quindi il mio rettangolo era 58x22.
Cucire insieme i lati corti del rettangolo per formare un anello. Far combaciare la parte arricciata con un lato dell'anello e cucirlo, poi ripiegare l'anello a metà (diventa alto 10-11cm) e cucire di nuovo per fermare il tutto e nascondere la cucitura precedente. Ci vuole un bel po' di pazienza perché l'arricciatura è rognosetta, poi però è pronto.

sabato 12 febbraio 2011

Recensioni: Il castello errante di Howl

Ho finito stanotte di leggere Il castello errante di Howl (Howl’s moving castle) di Diana Wynne Jones, che straconsiglio e che aspettavo di leggere da più o meno tre anni. Alla fine me lo sono fatto mandare dalla biblioteca di Caerano San Marco, che se devo essere sincera non so neanche dove sia.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
La trama sembra semplice, ma si finisce per perdersi: Sophie, primogenita di tre sorelle, alla morte del padre eredita il negozio di famiglia, una cappelleria. Un giorno, durante i festeggiamenti per il Calendimaggio incontra uno strano individuo che lei non sa ancora essere il Mago Howl, abitante dello strano castello semovente che da qualche tempo si apparso sulle colline intorno a Market Chipping. In seguito, nella cappelleria entra la Strega delle Lande che scaglia una maledizione su Sophie e la trasforma in una vecchia. Sophie non ha altra scelta che andarsene di casa. Durante il suo viaggio incontra uno spaventapasseri e un cane, ai quali parla, ignorando il fatto che le sue parole scatenino la magia. Al calar della sera entra nel castello di Howl e fa la conoscenza del demone Calcifer e di Michael. Il demone è legato ad Howl da un patto che Sophie promette di rompere se Calcifer la aiuterà a liberarsi della sua maledizione. Poi, per indagare sulle condizioni del contratto tra Howl e il demone, si trasferisce al castello. Nel frattempo la Strega delle Lande ha gettato una maledizione su Howl…
Sophie e Calcifer
© Studio Ghibli
Sto per dire una blasfemia: il film è più bello. La verità è che forse nel film sono i personaggi che sembrano più belli. Voglio dire, nel film Howl è un gran figo. Però bisogna ammettere che il film non è esattamente identico al libro. Ci sono delle cose inserite così dal nulla, tipo la guerra. Nel libro non c’è la guerra, Howl deve cercare il mago Suliman e il Principe Justin ma non si parla di guerra in corso. Tra l’altro, nel libro non c’è il minimo accenno allo steampunk, cosa che invece si nota benissimo nel film dove ci sono un sacco di cose strane che volano.

venerdì 11 febbraio 2011

Chissà se lo sapeva

Lei ci aveva messi a fare fotocopie, imbustarle e attaccarci l’indirizzo. A te piaceva fare le fotocopie. A me piaceva imbustare le lettere. Lei lo sapeva. Lei sapeva sempre metterci a fare le cose che ci piacevano, le cose noiose che fatte insieme ci divertivano.
Lei sapeva quando poteva venire ad interromperci e quando lasciarci ridere da soli, piegati in due sul tavolo, io addosso a te per tenermi su quando a forza di ridere mi mancava il respiro e mi scendevano le lacrime.
Lei capiva che c’era qualcosa ma che nessuno dei due sarebbe stato il primo a rivelarlo. Lei sapeva e ci spingeva nella strada giusta.
Lei ci aveva messi a contare volantini. A me non piacevano i volantini. A te non piaceva la matematica. Eppure insieme li contavamo e stavamo zitti. E parlavamo. E volevamo essere uno più bravo dell’altra. E lei sapeva anche questo. Lei sapeva che ci saremmo minacciati a vicenda di morderci, di soffiarci come i gatti, di inscoccettarci alla sedia. Lei sapeva e ce lo lasciava fare.
Lei non diceva niente quando mi sedevo in braccio. Non diceva niente quando stavo a giocare con i capelli di lui. Non diceva niente quando gli facevo il solletico e ridevamo entrambi in modo tutt’altro che silenzioso. Non diceva niente perché sapeva. Lei sapeva sempre.
A te piaceva stare fuori al buio a chiacchierare, a guardare le macchine passare e guardare male i guidatori. A me piaceva stare fuori con te, e non importa se faceva freddo. Lei sapeva anche questo. Chissà se sapeva anche cosa avrei fatto poi, quando ti eri abbassato abbastanza perché io fossi alla tua altezza. Chissà se sapeva che sapore avevano le tue labbra quella sera. Non avevamo nemmeno leccato le buste per chiuderle.

lunedì 7 febbraio 2011

Fantasy

L'altra sera stavo parlando di fantasy con Bruno. Mi aveva spedito da leggere un racconto che ha scritto e poi abbiamo iniziato a parlare del fatto che una volta (due anni fa) ci piacevano le stesse cose e che adesso non più. Che lui adesso si è fumato più o meno tutta la bibliografia di Isabella Santacroce, che io piuttosto di leggerla resterei a secco. Insomma, partendo da quello che aveva scritto abbiamo dibattuto su cosa sia per noi il fantasy. Due anni fa, il sinonimo di "fantasy" sarebbe stato un nome, ossia Licia Troisi. Ma siamo cresciuti. Massimo rispetto per Licia, ma alla fine ha scritto tre saghe identiche e ne ha iniziata una quarta simile. Dopo un po', anche il lettore più tollerante si chiede se non sia il caso di darci un taglio.
Bru dice che per lui fantasy è cercare ciò che si ha dentro di sè, trovare la sua forma perfetta, e trascriverla. Per me fantasy è più battaglie e magia. Lui dice che sì, ok, l'elemento magico ci vuole, ma non è detto cheil fantasy debba per forza corrispondere all'idea della battaglia, né a quella di nano o creatura fatata. Sono figure caricate all'inverosimile, dopo di Tolkien tutti gli autori moderni ci stanno ricamando sopra così pesantemente che imbruttiscono tutto. Gli unici che si salvano sono C.S. Lewis, Neil Gaiman e Diana Wynne Jones.
Non condivido su C.S. Lewis, ma effettivamente devo dire che Gaiman mi piace anche se io non lo definirei esattamente fantasy, le sue sono più storie nere, anche se è innegabile che non possono essere vere. Della Wynne Jones sto per leggere Il castello errante di Howl, che aspetto da quando ho visto il film due o tre anni fa (e che figo che era Howl).
Oggi, dato che avevamo lasciato il discorso a metà, siamo passati a vedere cos'è per me il fantasy. Per me nel fantasy c'è magia. Il più delle volte è tutto ambientato fuori dal tempo, in una specie di medioevo, ma se sono fantasy "moderni", alla Harry Potter per capirci, non ci sono lo stesso computer e telefonini e cose così. Poi nel fantasy ci sono gli eroi. C'è tutta una riga di creature magiche assortite, c'è una missione, un viaggio, qualcosa che ti fa crescere.
Bru dice: ok, ma cosa ti fa voglia di leggerli? Dopotutto, è come se letto uno li avessi letti tutti. Sì, è vero, specialmente se hai letto Licia Troisi. Ma la verità è che lo preferisco, invece di leggere di gente che si piange addosso, di gente che si squarta o cose così. Preferisco vedere cose che non esistono, qualcosa di diverso da quello che si sente in tivvù. E poi sì, è vero che i superguerrieri squartano i cattivi a destra e a manca (e già ho sbagliato a dire che squartano i cattivi, chi l'ha deciso che i cattivi sono quelli squartati?) ma diciamo che insomma, se squarti uno perché non hai scelta (della serie: sennò lui squarta te) può andare, mentre se squarti uno perché semplicemente ti va, non va bene. Sì, lo so, è una visione un po' infantile, ma non mi viene niente di meglio. Dopotutto nessuno si sognerebbe di fare il tifo per i cattivi.
Quello che leggo è un modo di scappare, che non significa passare il tempo. Significa che trovo un posto più bello, dove si può fare quello che si vuole (no, non è vero). Dove si possono vedere cose che non si vedono qui, dove si può andare a pranzo dagli elfi o volare sui draghi. Dove non ci sono i miei che mi soffiano sul collo per qualche futile motivo, dove non conta se è giorno o notte, c'è sempre qualcosa di nuovo, qualcuno che ti aspetta, un viaggio, una missione, o semplicemente una nuova radura dove fermarsi a riposare. E forse sì, è il posto in cui siamo cresciuti ad influenzare quello che vediamo e quello da cui scappiamo. Non riesco a vederci niente di magico in un'alba mentre vado a prendere il treno per l'uni, ma forse è solo peché vorrei essere sotto le mie copertine a dormire altre quattro o cinque ore. Invece vedo la magia in altre cose, tipo prima quando mi è caduto un biscotto e si è rotto esattamente a metà, senza fare altri pezzi e altre briciole. L'ho raccolto, e ho attaccato di nuovo le due parti, come se potessero restare insieme. C'era qualcosa di strano in quei due pezzi di biscotto. Avrei voluto sussurrare reparo e colpirlo con la bacchetta, ma non posso farlo. Fantasy per me è anche pensare a cosa potrei fare se la magia non fosse solo raccontata nei libri.

sabato 5 febbraio 2011

Sasso tra i sassi, banco tra i banchi, libro tra i libri.

Non sarà più come quando c’eravamo solo noi
e tutto il resto poi.

Io che a volte vorrei essere invisibile: sasso tra i sassi, banco tra i banchi, libro tra i libri.

Io che a volte penso a com’ero e a come sono.
Io che a volte vorrei tornare indietro di diciotto anni e finalmente sapere.
Io che ieri sera, per disimpallare il cellulare mi sono messa a cancellare i troppi messaggi che affollavano la memoria, messaggi un tempo non lontano che non avrei cancellato per nulla al mondo, buttati nel bidone senza nemmeno rileggerli un’ultima volta. Perché la verità è che non c’è nulla da rileggere. È tutto passato, e il futuro mi strattona in avanti. Non ci voglio andare, ma non posso continuare a camminare al contrario.
Dicono che quando una donna vuole cambiare vita, inizia dai capelli. Se non fosse che mi piacciono lunghi, li avrei già tagliati di almeno dieci centimetri da un bel pezzo. Non mi interessa cosa dicono gli altri, come piacciono a loro.
I miei mi hanno fatto la loro solita tirata sulla bella vita che non posso fare, e ormai non sto neanche più ad ascoltarli, anche se dentro di me penso che effettivamente dovrei darmi da fare con l’uni e tutto il resto per uscire bene e presto e darmi da fare. Non è che la mia coscienza non funziona. Funziona benissimo, e loro sarebbero anche contenti. Ma io ho un sacco di altre cose che mi interessano. La biblio, per dirne una. Finire l’uni e andare a lavorare significa mollare la biblio. E so che prima o poi succederà, ma non mi piace l’idea.
Non mi piace l’idea di avere un capo che mi mette i piedi in testa come è già successo questa estate. Io sono dell’idea che un tuo sottoposto è lo stesso una persona, tanto quanto te, quindi non devi pulirtici i piedi solo perché tu sei un gradino o due o dieci più in alto.
Io sono dell’idea che l’Italia e il mondo andrebbero molto meglio se tutti quelli che “contano” non fossero interessati solo alla sedia e ai soldi. E non parlo solo dei politici, ma anche dei presentatori della tivvù, dei calciatori, dei padroni delle banche che truffano per tutta la vita e poi quando se ne vanno gli danno liquidazioni astronomiche. Non voglio nemmeno mettermi a parlare di tutti gli asini che si vedono nei reality e che prendono compensi smisurati senza saper nemmeno parlare italiano corretto, quando poi chi si è davvero fatto il didietro per anni ed anni tira a campare.
Io che a volte sono come il sapone bagnato, sfuggente e impossibile da acchiappare.
Io che sparo la cdd a memoria ma non ho mai capito come si registrano le fatture in partita doppia, che potrebbe essermi più utile.
Io che ho studiato quattro lingue ma che non ho voglia di spostarmi da casa.
Io che sono stanca di tutto questo e una volta tanto vorrei essere davvero capace di dimenticare.

martedì 1 febbraio 2011

Revival: rubinetti

Ieri pomeriggio stavo cazzeggiando in presenza di una connessione internet più veloce della mia (che non ci vuole tanto) e gironzolando qua e là ho trovato sul tubo la pubblicità dei rubinetti Zucchetti, un'anticaglia del 1987. Deve essere andata in onda per anni ed anni, perché quando ho visto l'inizio mi sono ricordata del povero idarulico che pianta rubinetti ovunque e a cui l'acqua esce anche dalle orecchie alla fine dello spot.



Altro che le stupidissime pubblicità di oggi, in cui non si vedono altro che donne ignude.