lunedì 7 febbraio 2011

Fantasy

L'altra sera stavo parlando di fantasy con Bruno. Mi aveva spedito da leggere un racconto che ha scritto e poi abbiamo iniziato a parlare del fatto che una volta (due anni fa) ci piacevano le stesse cose e che adesso non più. Che lui adesso si è fumato più o meno tutta la bibliografia di Isabella Santacroce, che io piuttosto di leggerla resterei a secco. Insomma, partendo da quello che aveva scritto abbiamo dibattuto su cosa sia per noi il fantasy. Due anni fa, il sinonimo di "fantasy" sarebbe stato un nome, ossia Licia Troisi. Ma siamo cresciuti. Massimo rispetto per Licia, ma alla fine ha scritto tre saghe identiche e ne ha iniziata una quarta simile. Dopo un po', anche il lettore più tollerante si chiede se non sia il caso di darci un taglio.
Bru dice che per lui fantasy è cercare ciò che si ha dentro di sè, trovare la sua forma perfetta, e trascriverla. Per me fantasy è più battaglie e magia. Lui dice che sì, ok, l'elemento magico ci vuole, ma non è detto cheil fantasy debba per forza corrispondere all'idea della battaglia, né a quella di nano o creatura fatata. Sono figure caricate all'inverosimile, dopo di Tolkien tutti gli autori moderni ci stanno ricamando sopra così pesantemente che imbruttiscono tutto. Gli unici che si salvano sono C.S. Lewis, Neil Gaiman e Diana Wynne Jones.
Non condivido su C.S. Lewis, ma effettivamente devo dire che Gaiman mi piace anche se io non lo definirei esattamente fantasy, le sue sono più storie nere, anche se è innegabile che non possono essere vere. Della Wynne Jones sto per leggere Il castello errante di Howl, che aspetto da quando ho visto il film due o tre anni fa (e che figo che era Howl).
Oggi, dato che avevamo lasciato il discorso a metà, siamo passati a vedere cos'è per me il fantasy. Per me nel fantasy c'è magia. Il più delle volte è tutto ambientato fuori dal tempo, in una specie di medioevo, ma se sono fantasy "moderni", alla Harry Potter per capirci, non ci sono lo stesso computer e telefonini e cose così. Poi nel fantasy ci sono gli eroi. C'è tutta una riga di creature magiche assortite, c'è una missione, un viaggio, qualcosa che ti fa crescere.
Bru dice: ok, ma cosa ti fa voglia di leggerli? Dopotutto, è come se letto uno li avessi letti tutti. Sì, è vero, specialmente se hai letto Licia Troisi. Ma la verità è che lo preferisco, invece di leggere di gente che si piange addosso, di gente che si squarta o cose così. Preferisco vedere cose che non esistono, qualcosa di diverso da quello che si sente in tivvù. E poi sì, è vero che i superguerrieri squartano i cattivi a destra e a manca (e già ho sbagliato a dire che squartano i cattivi, chi l'ha deciso che i cattivi sono quelli squartati?) ma diciamo che insomma, se squarti uno perché non hai scelta (della serie: sennò lui squarta te) può andare, mentre se squarti uno perché semplicemente ti va, non va bene. Sì, lo so, è una visione un po' infantile, ma non mi viene niente di meglio. Dopotutto nessuno si sognerebbe di fare il tifo per i cattivi.
Quello che leggo è un modo di scappare, che non significa passare il tempo. Significa che trovo un posto più bello, dove si può fare quello che si vuole (no, non è vero). Dove si possono vedere cose che non si vedono qui, dove si può andare a pranzo dagli elfi o volare sui draghi. Dove non ci sono i miei che mi soffiano sul collo per qualche futile motivo, dove non conta se è giorno o notte, c'è sempre qualcosa di nuovo, qualcuno che ti aspetta, un viaggio, una missione, o semplicemente una nuova radura dove fermarsi a riposare. E forse sì, è il posto in cui siamo cresciuti ad influenzare quello che vediamo e quello da cui scappiamo. Non riesco a vederci niente di magico in un'alba mentre vado a prendere il treno per l'uni, ma forse è solo peché vorrei essere sotto le mie copertine a dormire altre quattro o cinque ore. Invece vedo la magia in altre cose, tipo prima quando mi è caduto un biscotto e si è rotto esattamente a metà, senza fare altri pezzi e altre briciole. L'ho raccolto, e ho attaccato di nuovo le due parti, come se potessero restare insieme. C'era qualcosa di strano in quei due pezzi di biscotto. Avrei voluto sussurrare reparo e colpirlo con la bacchetta, ma non posso farlo. Fantasy per me è anche pensare a cosa potrei fare se la magia non fosse solo raccontata nei libri.

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