martedì 31 maggio 2011

Recensioni: Stanza, letto, armadio, specchio

Stanza, letto, armadio, specchio (titolo originale: Room) è un romanzo di Emma Donoghue. L’ho pescato dallo scaffale talmente per caso che quasi non ci credo.
Attenzione: anticipazioni sulla trama
Il narratore è Jack, un bambino di cinque anni che ha sempre vissuto nella Stanza e che chiama tutte le cose che ci stanno dentro con la lettera maiuscola. Inizialmente si pensa che questa Stanza sia la sua casa, ma poi, andando avanti con la storia si scopre che la Stanza è dove Old Nick ha nascosto la madre di Jack dopo averla rapita. Old Nick arriva sempre di notte, come gli uomini neri delle fiabe, e quando lui entra dalla porta, Jack deve essere ben nascosto dentro Armadio.
Jack è convinto che tutto il mondo si restringa alla Stanza, che non ci sia altro fuori, se non la faccia gialla di Dio e che tutto ciò che si vede in tivù sia finto. Un giorno sua madre inizia a raccontargli di come ci sia un mondo anche fuori e a preparare un piano per scappare. Inizialmente Jack non se la sente, ma poi accetta. Ma uscire dalla Stanza è un colpo fortissimo per lui, che non riesce a farsi una ragione di come funziona il mondo esterno, e anche per sua madre, che tutti ormai credevano morta.

È un libro meraviglioso, scritto benissimo. Credo che far raccontare la storia a Jack, con la sua visione di bambino, con il suo sbagliare i participi e fare le parole macedonia, e il non capire tutto quello che accade nel Fuori, sia stata la scelta più azzeccata. Jack racconta con un’ingenuità che fa ancora più tenerezza, che mentre tu capisci la situazione lui la sfuma e la fa sembrare quasi irreale, quasi una storia di quelle dei libri che Ma’ gli leggeva nella Stanza.

venerdì 27 maggio 2011

Holidays begin

Sono ufficialmente in vacanza. Questa sessione di esami non ho combinato praticamente un cavolo, a parte il 30 in didattica, ma non me ne frega più di tanto. In compenso, i miei sono furiosi come delle iene col mal di denti. E c'era da aspettarselo, dopotutto.
Oggi non ho neanche fatto l'esame di linguistica spagnola. Dopo aver letto il fac-simile ho lasciato perdere, perché con le domande poste in quella maniera non sarei riuscita a combinare un cavolo. Invece che mettere la frase da analizzare/spiegare, perché non chiede semplicemente "paralmi di [inserire argomento]"? Almeno sarei sicura che ho centrato il concetto della risposta. Vuol dire che devo ristudiare tutto, ma fino a metà agosto (minimo) non se ne parla nemmeno. Intanto domani ho la festa di chiusura del kemma, il 2 giugno c'è la festa dello sport, il 9 la festa di fine scuola, poi abbiamo gli incontri di animazione per i centri estivi e poi a luglio lavoro. Insomma, chiamatele vacanze...
Ah, e mi sono scaricata Il castello errante di Howl quindi è possibile che prima o poi ne riparli con una bella recensione (anche perché ormai l'ho guardato 5 volte in una settimana). Ah, e scarico anche Cars, così mio padre è tutto contento perché gli piace da matti Luigi.

mercoledì 25 maggio 2011

Project 52: 12/52

Sono ufficialmente fregata. Ho un esame (l'ultimo della sessione) venerdì, che sarebbe a dire dopodomani, e non ho studiato un cavolo. Cioè, no, ho riassunto tutto e quindi qualcosina mi è entrato in testa, se non altro so di cosa stiamo parlando. Solo che adesso ho due possibilità:
1. grattarmi tutto domani e sicuramente non passarlo
2. studiare tutto domani e forse non passarlo lo stesso
Viste le probabilità, preferirei la possibilità uno, ma mia madre mi appende al palo della bandiera per i piedi (no, non ho un palo della bandiera in giardino, ma può sempre appendermi davanti al municipio).

Studio matto e disperatissimo (cit.)

mercoledì 18 maggio 2011

Maggio, studente fatti coraggio

L'esame baNzelletta è stata una vera sveltina. Credo di averci messo meno di dieci minuti. Considerato che la Banzai non c'era neanche, poi...
"Signorina, io le metterei trenta."
"Va bene. Scriva, scriva."
Fossero tutti così gli esami.
Oggi sono stata a fare lo scritto di spagnolo 2. Hanno eliminato la composizione, così mi sono portata dietro il vocabolario per il cavolo. La mia schiena, già sufficientemente dolente, ringrazia.
Ora dovrei mettermi a studiare la parte della Rospa. Considerato che è alta un metro e una banana e che io sono più alta e più in carne di lei, non mi dovrebbe essere troppo difficile scaraventarla giù dalla finestra, a pensarci bene.

mercoledì 11 maggio 2011

Idoneità informatica/2

E poi ti viene il mal di gola e il dottore ti dice che non c’è da preoccuparsi perché è un male di stagione. A maggio.
Malanni a parte, ieri sono stata a fare quel cavolo di esame per l’idoneità informatica (ne avevo parlato qui), e la verità è che Macedonio è un idiota. Ci dà una montagna di slide da studiare e poi quando vai all’esame ti domanda robe idiote, del tipo “cosa significa RAM?”. Allora, diciamocela tutta, una domanda sensata poteva essere “a cosa serve”, perché sapere cosa significa l’acronimo non garantisce affatto che io sappia di cosa si sta parlando. Quando andrò a cercarmi un lavoro mi chiederanno: signorina, cosa sa dirci della RAM?
E io dirò: RAM significa Random Access Memory, però non so dirvi a cosa serve né dove si trovi, perché all’esame non volevano saperlo.
Comunque, 12/15 e idoneità superata. Bastavano 8 punti, ma già che c’ero ho fatto le cose per bene. Anzi, potevo farle anche meglio perché ho scritto che 11 in binario era 1111 quando invece era 1011. Se volete ridere, è stato perché ho calcolato che 2 diviso 2 faceva 1 con resto di 1. Cioè.
Lunedì pomeriggio c’è l’esame della Banzai. Come mi dissero su Facebook, sarà una baNzelletta.

sabato 7 maggio 2011

Non è che faccio sempre festa, solo non mi faccio foto quando sto studiando.

Sto ricominciando ad odiare UniVe, il suo sito e i suoi scagnozzi. Avevo prenotato l'esame di idoneità informatica per il 24 maggio, quando oggi ho scoperto con gioia che il 24 mattina ho l'orale di spagnolo 2. Conclusione: informatica anticipata al 10 maggio (che poi sarebbe martedì questo). Non ho studiato in cazzo di niente, e a questo punto neanche la studierò.
Ma voi ora mi direte: hai tutto oggi fino a mezzanotte, tutto domani, tutto lunedì e tutta martedì mattina. Ah, sì, tesori? Lasciate che vi dica una cosa. Io stasera ho il compleanno della Ele, che da come è preoccupata per l'organizzazione sembra che deva venire la regina d'Inghilterra. Domani non posso prevedere come sarò presa. Lunedì mattina la Banzai ci ha messo lezione (no comment, sennò imparerò a bestemmiare in qualche lingua morta tipo l'aramaico) e lunedì pome, per non essere da meno, devo aprire la biblio che la Giò è a Villafranca dal maritozzo. Che gioia.
Ecco, non è che faccio sempre festa, semplicemente quando studio non mi metto a farmi foto.
Uh, a proposito di foto: ieri è arrivata la macchina fotografica nuova di Marco. Credo che mi abbia stressato per tre ore parlandomene. Spero che almeno adesso riesca a stare zitto un po', almeno fino a quando non smette di sbavarci sopra.

martedì 3 maggio 2011

Project 52: 9/52

Oggi mi va di postare di martedì. (perché ho già la foto e poi finisce che giovedì arrivo a casa alle nove di sera e sono rintronata).

Time is running out

domenica 1 maggio 2011

Beato

Se mi sbaglio,
mi corigerete.

Ciao, Karol. Scusa se ti do del tu, ma noi ragazzi di oggi siamo fatti così e le buone maniere non ci entrano tanto in testa. Ho saputo che il primo che si è azzardato a darti del tu è stato un operaio della Montedison, e ha creato un precedente. Qualcuno ti chiamava nonno, qualcuno ti chiamava papa, qualcuno scandiva il tuo nuovo nome, Giovanni Paolo, battendo le mani.
Quando te ne sei andato, quella sera, quel quattro aprile di sei anni fa, era sabato. Io ero a casa, stavo ascoltando musica, me lo ricordo, quando mia madre è venuta a dirmi “è morto”. Non c’era bisogno di specificare chi. Da giorni in tivvù non si parlava d’altro, come adesso non si parla d’altro che del matrimonio del principe William. Ricordo di aver detto qualcosa come “ah” oppure “va bene”. Interessamento sottozero. La verità è che piangi dopo. Piangi quando te ne rendi conto. E forse, piangi quando sai davvero cosa vuol dire.
Ieri sera sul due hanno fatto uno speciale su di te. Hanno parlato di quello che hai fatto, di cosa sei stato. E io lo sapevo, ancora prima di sedermi davanti alla tivvù, lo sapevo che avrei pianto. Chi mi conosce sa che trovavo (e trovo tuttora) insopportabile l’angelus durante il pranzo della domenica e tutto quel genere di cose. Eppure, pur odiando con tutta me stessa quel signore vestito di bianco che mi rovinava il pranzo e i miei che gli andavano dietro, quando non ci sei più stato si è vista la differenza. Il pastore tedesco non mi piace, diciamo la verità. ma adesso non ho voglia di parlare di lui.
Certe volte mi chiedo come facevi. Ti ho conosciuto vecchio e malato, con quella mano che non stava ferma, col bastone per dare addosso anche ai giornalisti, con la testa curva e le parole strascicate. Ma eri forte, andavi avanti e tutti ti volevano bene.
Certe volte penso alle immagini che ci facevano vedere in tivvù, quella memorabile in cui seduto sul trono, vecchio e stanco, agitavi le mani a tempo di musica insieme ai ragazzi. Penso che se hai attorno così tanta gente che ti da così tanto calore, che ti vuole così bene, che ti interrompe per applaudirti e non ti fa neanche finire di parlare, allora puoi fare cose straordinarie. E le hai fatte. Dopotutto, la metà dei cardinali polacchi sciava, no?
E penso che se nella tua vita dai tanto, poi potrai ricevere altrettanto. Me la ricordo la gente in Piazza San Pietro gli ultimi giorni. Me la ricordo e mi chiedevo cosa andassero a fare, dato che non ti avrebbero visto. Ma a loro non interessava vederti. Loro semplicemente c’erano. Tu li avevi cercati e loro erano venuti da te.
Ricordo che un giorno stavo andando in stazione a prendere la corriera e davanti a me camminava un ragazzo con l’Eastpak. Gli Eastpak sono fatti apposta per scriverci sopra e tutto il resto. Aveva una frase scritta sulla tasca: “Non c'è speranza senza paura, non c'è paura senza speranza. Giovanni Paolo II”. Non so se fosse mai venuto a vederti. Mi domandai perché avesse scelto di citare te quando tutta la gente della nostra età scrive sullo zaino frasi di Vasco o Bob Marley.
E poi, la tua ultima apparizione pubblica. Dentro alla bara, in realtà. Rivederlo ieri sera mi ha fatto piangere, il che sembra abbastanza normale considerato ciò che ho detto finora in proposito. Ma il fatto è, secondo me, che piangevo perché sapevo cosa veniva dopo. La bara in sé non ha niente di speciale. Neanche sapere che dopo ti avrebbero messo su quel tappeto e ci avrebbero appoggiato il vangelo aperto, farebbe piangere. Quello che fa piangere è vedere che le pagine girano, girano col vento fino alla fine e poi anche la copertina si chiude, come se una mano invisibile la girasse, per decretare che quella è davvero la fine.
Il fatto è che me ne sono resa conto troppo tardi. Ho saputo cosa significa fine solo quando è  morta mia nonna. Forse l’hai vista, sono sicura che c’è anche lei lassù. Sono sicura che lo sa che mi manca, ma se la incroci puoi sempre ricordarglielo che non si sa mai.
Quand’è morta, un amico mi aveva avvertito: quando sarà nella bara aperta penserai che sta dormendo. Quando la chiuderanno penserai che forse le resta lo stesso un po’ di aria e se si sveglia bussa. Ma quando metteranno la lastra di marmo e chiuderanno la tomba, saprai che è finita davvero. E allora crollerai.
E dopo che sei crollata una volta, non ci vuole molto a ripeterlo. E quel vangelo che si chiude del tutto è un buonissimo motivo per crollare.
E sì, lo so, c’è la resurrezione e tutto il resto ma io sono appiccicata alla vita con tutte le mie forze, e non riesco a darmi torto, dopotutto.
Oggi ti hanno fatto beato. Adesso, se ci penso bene, avrei voluto essere anche io tra quelli che chiedevano “santo subito” quel giorno a Roma. Ma ancora non capivo.
Non so come può essere che una persona che non hai mai incontrato manchi, ma succede. Forse ti volevo più bene di quanto dimostravo al mondo.