martedì 31 maggio 2011

Recensioni: Stanza, letto, armadio, specchio

Stanza, letto, armadio, specchio (titolo originale: Room) è un romanzo di Emma Donoghue. L’ho pescato dallo scaffale talmente per caso che quasi non ci credo.
Attenzione: anticipazioni sulla trama
Il narratore è Jack, un bambino di cinque anni che ha sempre vissuto nella Stanza e che chiama tutte le cose che ci stanno dentro con la lettera maiuscola. Inizialmente si pensa che questa Stanza sia la sua casa, ma poi, andando avanti con la storia si scopre che la Stanza è dove Old Nick ha nascosto la madre di Jack dopo averla rapita. Old Nick arriva sempre di notte, come gli uomini neri delle fiabe, e quando lui entra dalla porta, Jack deve essere ben nascosto dentro Armadio.
Jack è convinto che tutto il mondo si restringa alla Stanza, che non ci sia altro fuori, se non la faccia gialla di Dio e che tutto ciò che si vede in tivù sia finto. Un giorno sua madre inizia a raccontargli di come ci sia un mondo anche fuori e a preparare un piano per scappare. Inizialmente Jack non se la sente, ma poi accetta. Ma uscire dalla Stanza è un colpo fortissimo per lui, che non riesce a farsi una ragione di come funziona il mondo esterno, e anche per sua madre, che tutti ormai credevano morta.

È un libro meraviglioso, scritto benissimo. Credo che far raccontare la storia a Jack, con la sua visione di bambino, con il suo sbagliare i participi e fare le parole macedonia, e il non capire tutto quello che accade nel Fuori, sia stata la scelta più azzeccata. Jack racconta con un’ingenuità che fa ancora più tenerezza, che mentre tu capisci la situazione lui la sfuma e la fa sembrare quasi irreale, quasi una storia di quelle dei libri che Ma’ gli leggeva nella Stanza.

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