lunedì 20 giugno 2011

Recensioni: Diana, Cupido e il Commendatore

Ho finito stanotte di rileggere Diana, Cupido e il Commendatore di Bianca Pitzorno. Può essere considerato come il seguito di Ascolta il mio cuore ma si legge benissimo anche senza il primo.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Diana ha 12 anni quando è costretta a trasferirsi da Lossai a Serrata a casa del nonno Commendatore con la madre Astrid Martinez Serra Taverna, la sorellina Zelia e la bambinaia Gavinuccia dopo che il secondo marito della madre le ha derubate di tutto e se n'è andato lasciandole in miseria. Il punto è che nessuna delle quattro, prima su tutte Astrid Martinez Eccetera Eccetera intende abbassarsi a chiedere aiuto al nonno, che pur ricco sfondato è sempre figlio di contadini e bottegaio arricchito, privo del buon gusto che contraddistingue i veri aristocratici. Tuttavia, non c'è scelta e Diana si trova catapultata in una nuova scuola, in una classe mista, in cui incontra le memorabili Prisca, Elisa e Rosalba che diventano ben presto sue amiche.
Intanto, a Villa Camelot (per gli amici "Cammello") i figli del Commendatore tramano per far riconoscere il padre come pazzo, rinchiuderlo in manicomio e spartirsi il patrimonio. Solo l'intervento della squadra di investigazioni formata da Diana, Prisca, Elisa, Rosalba e Zelia (e con l'aiuto del plurisecchione Tommaso Gai) potrà fermare il complotto e rimettere in libertà il Commendatore.
Sì, l'ho fatta corta, ci sono un sacco di particolari che ho saltato, tipo la signora Ninetta e il matrimonio, le lettere misteriose che Astrid Eccetera riceve, la tessera del cinema, Cocise, Silvana e Piercoso, la Butterfly...
Un libro ambientato negli anni 50, senza computer e telefonini, senza la tivvù, senza i frigoriferi, con i banchi da due, con la Guerra di Troia sui marciapiedi. Si potrebbe dire che è un libro noioso, che non c'è niente, ma è solo un'impressione. Forse i bambini negli anni cinquanta sapevano come divertirsi davvero.

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