venerdì 28 dicembre 2012

Sunshine Award

Siccome me l’hanno assegnato in due (abbondiamo!), vi comunico che ho vinto questo Sunshine Award, che sarebbe un premio per mio blog.
Riciclando le parole di Benguitar, è un “premio” assegnato fra blogger che nasce con lo scopo di far conoscere al proprio pubblico i blog che si seguono e frequentano. In altre parole, si puntano i riflettori su un certo numero di colleghi per segnalarli.


Le regole sono le seguenti:
1) Includere il logo premio in un post o nel tuo blog
2) rispondere a 10 domande su te stesso/a
3) Nominare altri 10 blogger favolosi
4) Far sapere ai tuoi candidati che li hai nominati
5) Citare la persona che ti ha nominato

Quindi, andiamo. Grazie a Benguitar e ad Avstron per le nomination (mi sembra di andare a prendere l’oscar)

1. Qual è il tuo colore preferito?
    Arancione (Non lo sapevate? Sapevatelo!)
2. Qual è il tuo animale preferito?
    Gatto
3. Qual è il tuo numero preferito?
    17 (astenetevi dal dire che porta sfortuna, grazie)
4. Qual è il tuo drink preferito non alcolico?
     Cocacola, oppure tè
5. Preferisci FB o Twitter?
    Facebook, anche perché Twitter non ce l’ho
6. Quali sono la tue passioni?
    Leggere, scrivere, fotografare, stare in biblio, giocare a The Sims.
7. Preferisci ricevere o fare regali?
    Ricevere
8. Qual è il tuo modello preferito?
    Il mio modello di cosa? Voglio una domanda di riserva.
9. Qual è il tuo giorno preferito della settimana?
     Vi avrei detto la domenica, perché si dorme, ma siccome sono a casa disoccupata un giorno vale l’altro.
10. Qual è il tuo fiore preferito?
       Non lo so, facciamo l’orchidea.

Le mie nomination vanno a:
- Alieni in Italia di Avstron (ebbeh, potevi non avere due blog) che vi consiglio di andare a guardare, e anche di scaricarvi l’ebook (questa si chiama pubblicità occulta)
- Q.I. di Benguitar (lo so che non vale rimandarlo indietro, ma ci tengo)
- Nobilis Gughy di Gughy, per i disegni, che io ammazzerei per saper disegnare così, e anche per le recensioni dei libri, che sono sempre fatte benissimo
- L’antro della Pizia di Pizia, e congratulazioni per il baby
- Drops of feelings di Amber, peccato solo che ci scrive pochissimo
- La stamberga dei lettori, blog letterario collettivo che ha sempre delle recensioni fantastiche
- mymadworld di Madda, che ci scrive poco ma sono sempre papiri.
Scusate ma non ne ho altri.

Ora che ho fatto il post, risposto alle domande e pubblicato il tutto, posso pubblicarmi l’immagine qui a lato, il che è l’unica cosa che mi interessa (sapete, fa figo mettere il mostra i premi).

martedì 25 dicembre 2012

Natale

May your days be merry and bright,
and may all your Christmases be white.

Tanti auguri di buon Natale ai lettori fissi del mio blog, a quelli che ci passano per caso, a quelli che ci sono capitati seguendo qualche stella cometa lanciata dalla ricerca di Google, e a tutti gli altri.

giovedì 20 dicembre 2012

Brownies

Ultimamente mi sto dando alle americanate, ma non posso farci niente se ho letto da qualche parte che i brownies sono i dolcetti che i boy scout vanno a vendere sotto natale. Se volete lanciarvi nell’impresa, ecco la ricetta:

Ingredienti:
150 g burro
250 g zucchero
70 g cacao amaro
2 uova
60 g farina
½ cucchiaino lievito
1 bustina di vanillina (o essenza vaniglia)
1 pizzico sale
Zucchero a velo per spolverare

Procedimento:
Fate sciogliere a bagnomaria il burro insieme al cacao e allo zucchero, mescolando ogni tanto, fino ad ottenere una crema. Battete le uova finché diventano belle spumose, poi aggiungete la vanillina, il sale e il composto di burro, cacao e zucchero che avrete fatto raffreddare. Aggiungete la farina e il lievito (consiglio: per andare sul sicuro col lievito con quantità di farina così ridotte io uso la farina autolievitante) e mescolate bene. Dovreste avere un composto liscio e appiccicoso, che si stacca pesantemente dal mestolo.
Foderate di carta forno una teglia quadrata (o rettangolare) che misuri circa 20x20 e versateci l’impasto.
Preriscaldate il forno a 180° e cuocete per 20-25 minuti massimo. Sfornate e fate raffreddare. Tagliate il dolce in quadretti di circa 5x5 (con la mia teglia, 15x25, sono venuti 15 pezzi). Spolverate con zucchero a velo e servite.


martedì 18 dicembre 2012

Ricordi di presepi passati

Tradizionalmente le decorazioni di natale si fanno l’otto dicembre, o almeno così dicono tutti. Io sono abbastanza sicura che alla fine ognuno le fa quando ha tempo. Io, per esempio, mi sono messa oggi. Avrei potuto iniziare anche prima, ma non avevo voglia. Non è che non mi piaccia mettermi a montare l’albero, a controllare se le lucette funzionano o se si sono suicidate durante l’estate, nascondere tutti i metri di prolunga lungo il battiscopa e cose del genere, ma non è più emozionante. Quando ero piccola, far stare in piedi l’albero, coprire il vaso con la carta crespa rossa, metterci su le palline, inscoccettare le spine tutte insieme, andare a muschio per il presepio era tutto bello. Perché poi, l’albero era sempre quello, le cose che ci appendiamo hanno come minimo la mia stessa età, la vera opera di alta architettura era il presepio. Mettevamo un bancale (quanto sarà lungo un bancale, un metro?) per fare la base e poi varie scatole e pezzi di legno e altra roba per fare la montagna dove c’era la grotta. Penso venisse una cosa lunga circa un metro e mezzo. Poi iniziavamo un mese prima a mettere via i sacchetti del pane, quelli grandi marroni perché ci servivano per le montagne e prendevamo su cesti di muschio da sotto al pino in giardino (e non solo) e riattaccavamo il cotone in cima alle casette di cartone, tagliavamo la stagnola per fare i fiumi e laghi, e se negli ovetti Kinder trovavo delle pecore o dei cani li mettevo in parte per aggiungerli al gregge (penso di avere più pecore che altre statuine). Tutte le estati quando andavo in montagna tornavo a casa con le tasche piene di sassi, anche grossi, e ho finito per averne due scatole (del gelato da un kg) che mi servono appositamente per il presepio. E poi, quando tutto era pronto, muschio e sabbia per terra e statuette posizionate, ci davamo una bella infarinata, perché per qualche strano motivo a natale doveva esserci la neve.
Adesso abbiamo abolito il bancale, il muschio, i metri di montagna, le casette di cartone con sopra la neve e la farina. Non c’è più spazio per permetterci di occupare due metri quadri di stanza con albero e presepio. Devo farlo sopra una cassapanca che sarà poco più di mezzo metro, e metà spazio lo occupa la capanna da sola. Per il suolo uso solamente la carta marrone che vendono per fare le montagne e qualche sasso (le due scatole le ho ancora).
Un po’ mi manca il presepio chilometrico, a dire il vero.
 
Natale 2001
Natale 2012

giovedì 6 dicembre 2012

Biscotti natalizi con cannella e miele

Non so voi, ma io quando si avvicina Natale devo mettermi a fare i biscotti. Certo poi finisce che sembrano tutti tranne che biscotti natalizi perché ho stampini a forma di coniglietto, pulcino e fiorellino, ma amen. Sono due natali che cerco lo stampino a forma di omino (senza omini non è davvero natale!) ma figurarsi se l’ho ancora trovato.
Con queste dosi a me sono venute tre infornate, ma ovviamente tutto dipende da quanto alta tirate la pasta e quanto grandi li tagliate. Approssimativamente credo ne vengano una cinquantina, forse anche di più

Ingredienti
Per i biscotti:
300 gr farina
80 gr zucchero (o zucchero a velo)
100 gr burro freddo a pezzetti
1 uovo
1 bustina vanillina
1 fialetta aroma limone
1 bustina lievito
2 cucchiai miele
cannella in polvere

Per la glassa tradizionale:
zucchero a velo
acqua

Per la glassa al cioccolato:
cioccolato fondente

Procedimento
Mescolate farina, lievito, zucchero, vanillina e aroma. Aggiungete l’uovo e il burro freddo a pezzetti e impastate con le mani fino a ottenere una palla di impasto. Tenete sempre a portata di mano della farina, perché è possibile che appiccichi parecchio. Fate un buco nell’impasto e metteteci dentro il miele, preferibilmente di una varietà dura a meno che non vogliate sporcarvi e incollarvi fino ai gomiti. Quando ottenete di nuovo una bella palla liscia, aggiungete la cannella. Io l’ho messa a occhio, ma penso che un cucchiaio vada bene. Impastate ancora. Mettete l’impasto in frigo almeno 20 minuti.
Mentre aspettate, coprite la teglia del forno con la carta da forno, tirate fuori gli stampini e spolverate via la farina.
Infarinate la spianatoia e tirate la pasta alta più o meno mezzo centimetro. Tagliate i biscotti e metteteli sulla padella del forno. Infornate a 180° per massimo 10 minuti. Sfornate e, mentre si raffreddano, preparate la glassa.
Per la glassa bianca: in una tazza mescolate lo zucchero a velo con un po’ d’acqua, e girate bene finché tutti i grumi si sono sciolti. Le quantità di zucchero a velo e acqua dipendono da quanti biscotti dovete glassare e quanta ne volete mettere. Indicativamente, per una busta da 125g ci vogliono 2 cucchiai di acqua. Io per glassare i miei biscotti ho usato circa mezza busta. Ovviamente, per sicurezza l’acqua si aggiunge un po’ alla volta. Spalmate i biscotti con un pennello o una spatola, o usate un cucchiaino se volete fare delle gocce. Lasciate indurire. Perché questa glassa si asciughi bene ci vogliono almeno 2 ore.
Per la glassa al cioccolato: sciogliete a bagnomaria del cioccolato fondente (anche la quantità di cioccolato dipende da quanto volete glassare), per glassare una cinquantina di biscotti ci vuole almeno mezza tavoletta. Togliete il cioccolato fuso dal fuoco e spalmatelo suo biscotti. Lasciate indurire.


mercoledì 5 dicembre 2012

A proposito delle feste

Le feste di laurea mi fanno schifo. I matrimoni mi fanno schifo. Le feste in generale mi fanno schifo, e provo ad evitarle in tutte le maniere.
A volte penso che non mi laureerò mai (non c’è pericolo, non ho intenzione di riprendere l’uni), non mi sposerò mai, o se proprio devo mi sposerò in jeans e scarpe da ginnastica e alla fine della cerimonia (dopo il “sì”, per intenderci) tutti a casa e fanculo anche al ricevimento. La mia massima aspirazione è probabilmente non essere più invitata a nessuna cazzo di festa ma non essere tagliata fuori. Voglio dire, è abbastanza automatico che se dici sempre nonvengononvengononvengo la smettono anche di invitarti anche quando magari si potrebbe solo uscire a bersi una cioccolata. Vedete, la cioccolata (possibilmente in pochi) va bene, la festa con fiumi di alcool, musica a palla e obbligo di ballare non va bene per niente, perché piuttosto che andarci mi scavo personalmente un buco e mi ci nascondo dentro.
Insomma il punto è che prossimamente (prima di natale) si laurea la mia migliore amica (che sia ancora tale?) e mi stanno tampinando per il papiro e tutto il resto e a me NON ME NE FREGA NIENTE e sono troppo buona per dirlo alla gente, ma dovrei farlo perché a pensare di fare parte di quelli che le “organizzano” la festa mi fa schifo. Per non parlare del fatto che poi, dopo cena, lei ha detto che andremo a ballare in una cazzo di discoteca che non so, e io piuttosto che andare in discoteca torno a casa a piedi.
Morale della favola: AD ESSERE TROPPO BUONI SI DIVENTA COGLIONI E ADESSO CHE SONO INCASTRATA NON SO COME USCIRNE, MA LA VERITÀ È CHE NON HO LA MINIMA INTENZIONE DI ANDARE ALLA LAUREA.
p.s. se qualcuno degli interessati sta leggendo, beh, lo sapete in anteprima. E poi, questo è il MIO blog e ho diritto di scriverci quello che penso quindi non venite a lamentarvi. Grazie.

martedì 4 dicembre 2012

Klagenfurt e i mercatini di Natale

Non ci crederete, ma domenica a Klagenfurt ha  nevicato tutto il giorno. Tutto. Il. Giorno. E la guida, tutta contenta, ci ha detto “eh, sì, questa è la prima nevicata della stagione”. Ma cazzo, non poteva aspettare altre quattro ore ad iniziare? Morale della favola: mani ghiacciate, piedi ghiacciati e macchina fotografica bagnata (mi chiedo se la garanzia della Canon copre l’umidità di pioggia e neve), per non parlare dello zaino stonfo e dei panini annacquati perché l’Eastpak dovrebbe essere impermeabile ma invece non lo è neanche un po’.
Il mercatino di natale non era poi questa gran figata che prospettavano sul depliant e tra l’altro avevano di quei prezzi che non c’è da stupirsi se nessuno di noi ha comprato niente.
Trovate le foto (tutte con fiocchi di neve in primo piano) su face, seguendo il link pubblico che c’è schiacciando qui.

mercoledì 28 novembre 2012

Aria di Natale

Domenica andiamo in gita a Klagenfurt per i mercatini di Natale. Hanno messo neve, porca vacca. Credo che mi metterò i doposci e i calzettoni termici, e vaffanculo a tutti quelli che ridono, perché io non ho la minima intenzione di patire più freddo del necessario.
Naturalmente non parlo più una parola di tedesco, ma me ne frego perché tanto non ho intenzione di comprare proprio niente, al massimo fotograferò qualche lampione per Bruno, ammesso che ce ne siano di carini.

sabato 17 novembre 2012

Numeri e lettere

Ultimamente mi sto facendo una cultura di matematica a stare nel progetto doposcuola della biblio. Io in teoria dovrei stare a fare biblio, ma poi finisce che sul libro le spiegazioni sono fatte no male, di più, e quelle che dà la prof sono anche peggio, e così tutti vengono da me a chiedermi se ci capisco qualcosa, il che mi fa sentire davvero un genio, io che alle medie (e anche dopo) ero capace di sbagliare i conti. Insomma, a quanto pare sono l’unica che ha capito come estrarre le radici quadrate (senza calcolatrice, ovviamente) seguendo tutta la cazzo di spiegazione fatta malissimo. Mi sento assolutamente un genio.
Comunque preferisco l’italiano, e far scrivere righe di Nuvole, Navi e NoNNi alle bambine di prima elementare è sempre una figata. Anche perché poi mi raccontano che la maestra gli mette “super” coi cuoricini.
Poi risolvo i cruciverba senza schema (quelli da mettere anche le caselle nere) in venti minuti scarsi e divento matta per risolvere gli schemi facili del sudoku, perdendoci sopra ore. Decisamente le lettere fanno più al caso mio.

martedì 13 novembre 2012

Torta bicromatica morbidissima

Il nome è davvero stupido, ve lo concedo, ma è un esperimento e dovevo pure trovargli un titolo.

Ingredienti
3 uova
300 gr zucchero
125 gr (1 vasetto) yogurt bianco
150 ml latte
300 gr farina
1 bustina lievito
2-3 cucchiai cacao amaro

Procedimento
Battete le uova fino a farle diventare belle spumose, poi aggiungete zucchero e yogurt e continuate a mescolare fino ad ottenere una crema. Setacciate farina e lievito e continuate a mescolare cercando di evitare i grumi (i grumi sono i nemici di questo dolce). Quando è tutto ben amalgamato aggiungete il latte. L’impasto diventerà abbastanza liquido.
Imburrate e infarinate uno stampo e metteteci dentro metà dell’impasto. Alla metà rimasta aggiungete il cacao setacciandolo, sempre per via dei grumi. Mescolate bene e poi versate anche la seconda parte di impasto nello stampo. È possibile che si fermi in centro, in modo che il dolce presenti il bordo chiaro e tutto il centro scuro, ma non ne sono matematicamente sicura perché l’ho fatto una volta sola. Casomai fatemi sapere.
Preriscaldate il forno a 180° e cuocete per 30-35 minuti. Per sicurezza fate la prova dello stuzzicadenti, perché è molto liquido e potrebbero volerci cinque minuti in più a seconda del forno.

Non ho una foto da postarvi perché ce lo siamo già sbafato tutto.

venerdì 9 novembre 2012

Abbasso la ciccia/5

Ho rimesso su un chilo e mezzo. MERDA. Peso di ieri: 61,5 kg (stamattina mi sono alzata molto presto per fare shopping, figuratevi se avevo voglia di pesarmi).
La verità è che la dieta sta andando a farsi benedire, perché è venuta giù mia zia dalla Svizzera e ha portato cioccolata in tavolette e cioccolata in biscotti e un sacco di altre cose cioccolatose, e la carne è debole. E poi, manca un mese e mezzo a Natale e a casa mia già girano panettoni (non hanno mai smesso, a dire il vero, ché quelli di seconda scelta girano anche ad agosto) e ditemi voi come si fa a non mangiare con tutto questo ben di dio in casa.

Credo che riprenderò nell'anno nuovo, cercando intanto di non tornare più su di così.

giovedì 8 novembre 2012

Tutte queste luci, tutte queste voci, tutti questi amici… tu dove sei?
Tutto questo tempo pieno di frammenti e di qualche incontro, e tu non ci sei.

Ho voglia di abbracciare una persona e di prenderne a schiaffi molte altre. Dev'essere l'ora tarda.

Qual è il tuo colore preferito?

Al centro estivo una delle prime cose che ti chiedono i bambini è qual è il tuo colore preferito. Sono anche abbastanza sicura che per loro “qual è” si scriva con l’apostrofo, ma è un altro discorso.
La top 5 delle domande in genere è una cosa del tipo:
0. come ti chiami (se non gliel’hai già detto o non porti un cartellino)
1. quanti anni hai e quand’è il tuo compleanno
2. se hai fratelli/sorelle
3. qual è il tuo colore preferito
4. dove abiti e se abiti da sola (quando hai vent’anni per loro sei automaticamente abbastanza grande, evidentemente)
5. se vai a scuola/all’università
Il mio colore preferito è l’arancione. Non so bene quando lo è diventato. Una volta il mio colore preferito era l’azzurro. In compenso, il rosa l’ho sempre detestato.
Chissà se c’è qualche maniera di inquadrare la gente a seconda del colore che gli piace. Deve esserci, sennò i bambini non si preoccuperebbero così tanto di chiederlo. Io mica vado in giro a informarmi sui colori. Ma forse io non ho più sei anni e mi sfugge qualcosa.

martedì 30 ottobre 2012

Recensioni: La storia del leone che non sapeva scrivere

La storia del leone che non sapeva scrivere (Die Geschichte vom Löwen, der nicht schreiben konnte e L'Histoire du lion qui ne savait pas écrire) è un libro per bambini di Martin Baltscheit e Marc Boutavant. Il testo originale è quello in tedesco, e se capite qualcosa potete leggerlo tutto intero sul sito dell'autore, cliccando qui.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
C’era una volta un leone che non sapeva scrivere, ma a lui non importava perché per un leone è sufficiente ruggire e mostrare gli artigli. Un giorno però si innamorò di una leonessa che leggeva, e si sa che alle leonesse che leggono bisogna scrivere almeno una lettera d’amore prima di baciarle. Il leone allora si fa aiutare dagli altri animali, e i risultati sono assolutamente esilaranti, perché tutti scrivono a nome del leone ma mettono nella lettera ciò che farebbero loro. La scimmia, ad esempio, la invita a dondolarsi sugli alberi e a mangiare le banane, e lo scarabeo stercorario spruzza addirittura la lettera del suo profumo preferito (che ovviamente è puzza di cacca). Il leone ogni volta si arrabbia e ruggisce: “Ma nooo! Io non scriverei mai una cosa del genere!”, e sono sicura che i bambini andranno matti ad imitare il leone.
I disegni della versione italiana (e francese) sono semplici ma terribilmente simpatici, il leone cammina su due gambe, il coccodrillo scrive impugnando la matita come un bambino dell’asilo e l’ufficio postale è gestito da uccelli che volano a portare le lettere. Il  mio disegno preferito comunque è quello del leone che si infuria l’ultima volta, quando si vede solo la criniera tutta drizzata.
E poi, anche se il leone non sa scrivere e gli altri animali non lo aiutano di certo, tutto finisce bene.
Se avete bambini procuratevelo, perché credo che lo adoreranno.

sabato 27 ottobre 2012

Come che se pensa en diaeto

Dee volte pense che varìe dovuo ndar a lavorar drioman cusì magari vee qualche posibiità de trovar, no spetar de ndar a l’università che tanto a sti ani gnanca e lauree no e conta pi de un toc de carta igienica, ormai anca co quee se pol netarse el cul e basta.

Traduzione in italiano corrente per chi non capisce una parola di veneto: a volte penso che avrei dovuto andare a lavorare subito [dopo il diploma] così magari avevo qualche possibilità di trovare [un posto], non aspettare di andare all’università che tanto di questi tempi le lauree non contano più di un pezzo di carta igienica, ormai anche con quelle si può pulirsi il didietro e basta.

domenica 21 ottobre 2012

Festa di compleanno fuori posto

Ieri abbiamo fatto la mia festa di compleanno al cg. Quest’anno noi grandi siamo senza animatore, riferiamo direttamente alla Giò e basta, a quanto pare. Comunque ne hanno approfittato per fare un bel po’ di casino, e io già lo sapevo, ma dopotutto sono peggio dei bambini e chi spera di no è solo un illuso.
Comunque ho portato il dolce, ho fatto la ciambella paradiso (vedi ricetta qui) con le scaglie di cioccolata. Naturalmente si sono strafogati fino alla morte, e figurarsi se fanno a meno quando si tratta di cibo. Mi hanno regalato un libro (Cinquanta sbavature di Gigio, parodia delle più famose sfumature) con annesso segnalibro, e una felpa di Nightmare before Christmas. Meravigliosa. Doubleface, un lato a righe nere e viola con la faccia di Jack e l’altro tutto nero sempre con Jack davanti e coi pipistrelli dietro. L’unico piccolo problema è che mi va un po’ stretta, ma è un motivo in più per calare (e comunque appena si asciuga la metterò su una sedia ad allargarsi).
A ripensarci adesso sembra tutto bello, ma basta girare l’occhio un attimo per assorgersi che non è così. Che forse io sono il “capo” al cg, che sono io che ho le chiavi e cerco di mantenere una parvenza di ordine, ma la verità è che non c’entro niente con loro. Non esco con loro, non ascolto la loro musica (che neanche mi piace), non capisco neanche di cosa parlano. Mi sembra di essere da sola in una stanza in cui invece ci sono altre sette persone. A volta penso che quello non è più i mio posto. Abbastanza spesso, in realtà. Penso anche, come oggi, che avrei voluto dirgli: “porca vacca, è la mia festa di compleanno, comportati bene. E tu, deficiente [Marco], potresti anche fotografare me, dato che la festa è mia, e anche la macchina fotografica che hai in mano lo è”.
Venerdì stavano sentendo una canzone, non so di chi, uno di quei gruppi/cantanti che piacciono a loro, che cantano tutto fuori tempo, che anche se le parole non stanno sulla musica non fa niente, e beh, le parole della prima strofa dicevano esattamente come mi sento io. E Marco mi guardava canticchiando come niente fosse, e io avrei voluto prenderlo a schiaffoni e dirgli: “visto che la sai a memoria, visto che mi vuoi bene e tutte le solite menate, cosa ci metti a renderti conto che stai cantando il mio stato d’animo? Che è terribilmente così e non lo vedete, nessuno di voi?”. Ma forse non gli interessa di vederlo, e io non credo che glielo dirò. Che senso avrebbe, se tanto non lo capiscono?

giovedì 18 ottobre 2012

Recensioni: Teorema Catherine

Teorema Catherine (An abundance of Katherines) è un libro di John Green. Dello stesso autore potete leggere anche Città di carta (bellissimo) e Cercando Alaska (meraviglioso). Mi sembra abbastanza ovvio che “meraviglioso” sta sopra a “bellissimo”.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Colin ha 17 anni e 19 ex fidanzate tutte di nome Catherine, e da tutte è stato mollato. Colin, che è un bambino prodigio, e forse un genio, e che ricorda un sacco di cose terribilmente inutili e si diverte ad anagrammare le parole, è deciso ad avere il suo “momento Eureka” come tutti i geni, e quando questo arriva lo fa sotto forma di una formula per predire se una storia d’amore funziona o no, e per quanto andrà avanti.
L’ultima Catherine, per comodità C-19, l’ha lasciato il giorno del diploma, e per tirargli su il morale il suo amico Hassan (musulmano sunnita, non terrorista) lo porta con lui in un viaggio on the road nel quale capitano a Gutshot, paesino del Tennessee in cui c’è abbondanza di maiali selvatici e praticamente nient’altro, a parte la tomba dell’Arciduca Franz Ferdinand (o forse no). Qui incontrano Lindsey e sua madre Hollis, e tutti gli amici di Lindsey, primo tra tutti il suo ragazzo Colin, ossia L’Altro Colin (LAC). Hollis propone di ingaggiarli per un lavoro estivo, e così Colin e Hassan si fermano a Gutshot, dove di Catherine non ce n’è nemmeno una e Colin può lavorare al suo teorema…

Dopo Cercando Alaska John Green è balzato in cima alla lista dei miei autori preferiti, e non mi interessa se scrive YA e io ho 23 anni, secondo me scrivere per bambini e ragazzi è terribilmente difficile, più ancora che scrivere per gli adulti, e quindi ha tutta la mia stima. Tutti i suoi personaggi sono così veri che mi domando se effettivamente sotto non ci sia qualche persona reale che lui conosce, o forse è solo che è un trentunenne con un fratello e sono uno più ragazzo dell’altro.
Tutte le scemenze enciclopediche che sa snocciolare Colin io le ho trovate interessanti, ma dopotutto io non sono Hassan, e mi sono letta anche le note a piè di pagina e tutta la spiegazione della formula, pur essendo io negatissima in matematica.
Tanto di cappello anche a Lia Celi che ha tradotto tutto, anagrammi compresi (che ovviamente non si possono tradurre, bisogna semplicemente inventarsene di nuovi).

martedì 16 ottobre 2012

Cose che succedono solo nei telefilm

Se questo fosse un telefilm americano, adesso uscirei dalla mia stanza calandomi dall’albero (che guarda caso ha i rami fin dentro alla finestra) ed entrerei in quella del mio migliore amico, che ovviamente abita nella casa accanto, come niente fosse, magari scalando il supporto per la glicine o qualcosa del genere.
Ma questo non è un telefilm americano, io ho l’inferriata alle finestre e il mio migliore amico non abita più a cinquanta metri da me (e anche quando ci abitava, dovevo comunque entrare dalla porta d’ingresso, e magari anche salutare i suoi). Questo per dire che cresciamo pensando che sia tutto così facile, e invece il mondo ti frega. E che non sempre c’è qualcuno disposto a stare ad ascoltarti alle tre di notte come se niente fosse, anzi, che a volte nessuno vuole ascoltarti, neanche se l’orario è più decente.

Avrei proprio bisogno di un abbraccio, ma incredibilmente forte, da non farmi respirare, da sentire che c’è qualcuno che mi vuole bene e mi tiene al caldo, che qua i giorni si fanno sempre più bui e freddi. Se questo fosse un telefilm americano, potrei mettermi ad abbracciare una persona a caso per strada, e poi potrebbe addirittura succedere che diventasse il mio ragazzo. Ogni tanto sarebbe figo vivere in un telefilm.

lunedì 15 ottobre 2012

23

Ventitré anni fa era domenica e c’era il sole. Oggi, ventitré anni dopo, è un lunedì in cui diluvia. Fa niente, tanto si invecchia anche con la pioggia.

Edit: c’era da immaginarselo che con un tempo del genere sarebbe andato tutto dimmerda. Tanto per cominciare, sarà che io mi ricordo più o meno i compleanni di tutti, ma quelli che mi hanno mandato un messaggio sul cellulare senza avvalersi dell’ausilio-memoria di face sono stati davvero pochi, e ciò mi urta da matti. Poi, mia madre mi ha preso le pastine, che non gliel’avevo chiesto, ha fatto tutto per conto suo, io le avevo detto che se voleva poteva prendermi un krapfen, uno, non un vassoio misto di cannoli e altra roba piena di nutella e granella di nocciole. Ovviamente, mi sono beccata un cannolo più un’altra pastina a pranzo e un altro cannolo più altre due pastine (di cui una di diametro 3,5cm, ossia una cosina mignon, e una composta praticamente da tre noccioline e basta, che non aveva proprio altro) a cena e lei ha iniziato ad arrabbiarsi dicendo che erano una valanga di calorie. Quando poi volevo mangiarci sopra anche una fetta di pane e marmellata ha iniziato a ritorcermi contro la storia della dieta, dicendo che se proprio volevo diventare una balena cazzi miei ma di non andare a piangere da lei quando non butto giù un grammo. E io le ho detto, ovviamente, che se nemmeno al mio compleanno non posso mangiare le pastine allora tanto valeva che non le comprasse, visto che a) io non gliele avevo chieste e b) lo sa benissimo che se me le lascia davanti io le mangi tutte, compreso il vassoio.
Insomma una bella litigata ci stava, che un compleanno senza merda a palate non è divertente. E poi, Marco e metà dei ragazzi del cg non mi hanno ancora fatto gli auguri. Non so se si meritano il dolce sabato. Quasi quasi, che vadano a farsi friggere anche loro.

Mi viene da piangere.

venerdì 12 ottobre 2012

Abbasso la ciccia/4

Non ho granché da dirvi, sono sempre sospesa sui miei 60kg, anche se mi sono concessa una settimana-felicità (la settimana scorsa) in cui ho mangiato normalmente, facendo spuntini e tutto il resto. Questo conferma che non importa quanto mangio, importa di più quanto mi muovo (e adesso che viene avanti l'inverno mi sa che mi nuoverò sempre meno). Lunedì è anche il mio compleanno, e non ho intenzione di trattenermi, dopotutto si invecchia una sola volta all'anno. 

martedì 9 ottobre 2012

Cappello da Stregatto

Ma lei è un gatto…
Uno Stregatto astratto!

Non saprei dirvi di preciso come ci sono sbattuta addosso, so che stavo spulciando google immagini a proposito del Gatto del Cheshire (disneyanamente detto Stregatto), e ho trovato questo meraviglioso cappello (i colori sono quelli della versione di Tim Burton).
 
Da http://www.etsy.com/shop/Greenphoenix13

Se non fosse che è all’uncinetto, che io so a malapena lavorare a ferri e mi viene bene decentemente solo il rovescio, che già il dritto è problematico, inizierei a farmelo anche domani mattina.

giovedì 4 ottobre 2012

Scarpe

A volte mi chiedo come mai abbiamo quattro, cinque, dieci, cinquanta paia di scarpe pur sapendo che c’è un solo paio di piedi. Non sono una compratrice compulsiva, e soprattutto evito di comprare scarpe che non metterò mai, quindi niente tacchi e cose del genere, che io porto solo scarpe da ginnastica, e ho un solo paio di stivali che metto al massimo due volte all’anno e che, proprio per questo, non intendevo neanche prendere, ma mia madre ha detto che guai a me se andavo in giro con la gonna e le scarpe da ginnastica.
Comunque, pur non essendo una di quelle donne che entrano in un negozio di scarpe e devono uscire con qualcosa, oggi sono dovuta andare a prendermi un paio di scarpe per l’inverno, perché le Converse pesanti sono definitivamente giunte al capolinea dopo che le ho trascinate per due anni (ho consumato la suola sotto al calcagno al punto che se piove entra l’acqua) e le ho perfino riparate col silicone perché mi accompagnassero fino all’ultimo giorno di centro estivo. In genere io ho un solo paio di scarpe invernali e un solo paio estivo (più tre paia di ciabatte, di cui due di plastica), oppure ne ho un solo paio e basta, se sono pesanti (d’estate le metto molto poco, quindi non c’è problema anche se sono felpate), quindi vi sembrerà assurdo sapere che oggi ho comprato ben due  paia di scarpe, entrambi invernali. Quando sono arrivata a casa ci ho perso quasi un’ora a reinfilare i lacci in modo assolutamente simmetrico. (Forse ho qualche disturbo della personalità, ma per me i lacci delle scarpe devono essere infilati o identici o simmetrici, non esiste che siano infilate a caso). E ora mi chiedo, con due paia di scarpe e un solo paio di piedi non finirò per preferire un paio e non usare quasi mai l’altro? (Che poi, un’altra bella rogna è che devo portare i plantari, almeno d’inverno, visto che d’estate nelle ciabatte non posso metterli e nelle pantofole col cavolo che ci entrano, e siccome anche di quelli ne ho un solo paio se decido di cambiare scarpe devo sempre stare a scambiarli).
Mi sa che i geni-donna in me non funzionano granchè.

martedì 2 ottobre 2012

Colloquiando

E poi fai un colloquio in libreria e ti dimentichi di dire che leggi più di cento libri all'anno. Sono deficiente.
Oggi ho anche portato in giro altri cinque curriculum, speriamo bene.

venerdì 28 settembre 2012

Bungee jumping senza elastico

Oggi era una di quelle giornate in cui farei il bungee jumping senza elastico o, in alternativa, attraverserei la strada col rosso e gli occhi bendati, sperando che tutte le macchine abbiano i freni rotti.
È iniziata male già da stamattina, quando la sveglia del cell ha deciso di non suonare. Non è la prima volta e pare che si risolva da solo, ma intanto mi scoccia andare a dormire con l’angoscia di non sapere se mi sveglierò all’ora giusta. Certo potrei portarmi in camera una sveglia normale, ma il ticchettio mi fa diventare scema. Quando andavo a scuola, nel weekend la traslocavo sempre, per dormire almeno una notte tranquilla.
È proseguita male perché mentre guardavo E.R. mi è arrivato un messaggio dell’agenzia di collocamento che mi diceva (per la prima volta da aprile) che a Motta (circa 15-20km da casa mia) cercano un’impiegata commerciale e di chiamare in agenzia. Ora, l’altro posto in cui ho portato il curriculum è una libreria, ed è anche più vicina a casa, e la verità è che io non voglio fare fatture. Il mio sogno è lavorare in libreria, quindi sarà meglio che si affrettino a chiamarmi. Non chiedo tanto, almeno un colloquio. Sono secoli che porto in giro curriculum e non mi chiamano neanche a colloquiare. Comunque vabbè, ho deciso che gli do tempo ancora il weekend e lunedì chiamerò l’agenzia. Piuttosto che chiamarli vorrei sotterrarmi, ma poi mia madre mi rompe che me la sto prendendo comoda.
Dopodiché, mentre guardavo Grey’s Anatomy (non mi fa né caldo né freddo, ma sono dottori e tanto basta) ha iniziato mia nonna a tediarmi, che se non mi tedia per delle cose inutili almeno due volte al giorno non è contenta.
A pranzo, dopo aver aspettato mia madre fino all’una passata che ormai me l’ero già figurata giù per il fosso, ho ingurgitato una quantità spropositata di spaghetti al tonno e pomodoro, che per gli spaghetti non ho mai misura, ma almeno non ho avuto fame per il resto del pomeriggio.
Il pomeriggio in biblio è andato via quasi liscio, a parte il fatto che ho perso tre ore a trovare la due metà dei foglietti dei prestiti da scaricare e a bestemmiare in sanscrito perché quando le cose vengono fatte da gente che non capisce quello che gli spieghi poi trovi solo confusione e ci metti metà tempo per sistemare e l’altra metà per fare il lavoro. Alle sei e mezza, quando ormai la voglia di attraversare l’incrocio bendata stava calando, è arrivato Marco. Abbiamo chiacchierato un po’ mentre rovistavo tra i foglietti, ma ormai lavoravo male perché avevo le dita praticamente assiderate, così gliele ho ficcate dentro al colletto della felpa, che è sempre calduccio, e per un po’ è stato tutto come una volta, col mondo un po’ meno buio e la voglia di legarmi l’elastico alle caviglie prima di saltare. A volte mi chiedo perché non lo bacio. Penso che mi farebbe bene. Ma tornare a casa col suo profumo sulle dita e rendertene conto un secondo prima di lavarti le mani è già una bella sensazione.

Abbasso la ciccia/3

Se c’è una cosa che mi scoccia è vedere che ho mangiato un krapfen ieri e un l’altro giorno (ce li hanno portati, mica si poteva buttarli via) e non ho messo su un grammo. Cioè, mi sta bene di non avere messo su un grammo, solo che non vale pesare uguale quando mi strafogo e anche quando patisco la fame.
Domenica ho avuto un crollo emotivo e mi sono messa a piangere perché sono 13 giorni che peso sempre 60kg e ormai vedere che l’ago della bilancia non si sposta mi fa venire un nervoso che nemmeno vi immaginate. Adesso ci mancava solo la storia dei krapfen.

Siccome non ha senso dirvi che peso sempre 60kg, penso che aggiornerò una volta ogni due settimane, sennò i progressi non si vedono.
Ho fame ma continuo a voler dimagrire, e questo è l'importante.

martedì 25 settembre 2012

Lavoro?

Sabato ho portato il curriculum in un posto in cui è abbastanza probabile che mi prendano (non vi dico altro per scaramanzia), ma adesso ho il terrore che mi chiamino. Lavorare mi terrorizza.
C’è qualcosa che non quadra.

venerdì 21 settembre 2012

Abbasso la ciccia/2

Più dell’80% delle donne che vogliono dimagrire lo fanno per via dei vestiti. Sembra assurdo, ma per prima cosa non si preoccupano degli uomini o della loro salute, la loro motivazione principale è potersi mettere quel vestito che hanno visto in vetrina e che, guarda caso, non c’è della loro taglia.
E non ci crederete, ma i primi due punti della mia motivazione in 20 punti sono a proposito dei vestiti.
1. mi sono rotta di non entrare più nelle magliette, nelle braghe e nelle felpe e nel resto della roba da vestire.
2. se mi metto roba larga, deve essere perché voglio e non perché devo. ”
I ragazzi sono al punto 15 e la salute solo ai punti 16 e 17.
Mi sono accorta (con orrore) che tutti gli zuccheri che mettevo dentro durante i miei innumerevoli spuntini mi tenevano su magnificamente, e adesso che non ci sono più mi sento molto più fiacca. In ogni caso, la dieta prosegue e il foglio della motivazione è sempre attaccato alla libreria in modo che io ci butti un occhio, a ricordarmi perché patisco la fame mi sto contenendo.

Venerdì 7 pesavo 63kg.
Oggi ne peso 60.

Voglio liberarmi di quel 6 al più presto.

giovedì 20 settembre 2012

Profumo di ricordi

Ieri ero in biblio con Marco a bestemmiare sopra alle disequazioni di grado superiore al secondo. Aveva lo stesso profumo di un ragazzo che mi piaceva quando avevo dodici anni. Gliel’ho detto, così, tanto per, e mi ha chiesto se ne ero sicura. Lo ero, non dimentico mai il profumo di qualcuno che mi piace. E, guarda caso, si chiamava Marco anche lui.

martedì 18 settembre 2012

Medicina e dintorni

Su Italia 1 stanno replicando E.R. Alcune mattine che avevo la forza di tirarmi su dal letto mi sono anche alzata appositamente per guardarlo, dato che hanno avuto la malaugurata idea di trasmetterlo alle 8.45 (e secondo me inizia anche prima, dato che stamattina ho acceso alle 8.42 ed era già iniziato). E.R. è sempre stato il mio telefilm preferito, fin da quando avevo sette anni, che ancora prima che iniziasse iniziavo a tremare e a volte mi veniva anche da vomitare (penso in previsione del sangue che avrei visto) ma dovevo guardarlo. E prima che ve lo chiediate, a casa mia i telefilm si guardano se li guarda mio padre, e quindi lui lo guardava e io mi fermavo perché mi piaceva. All’epoca ero anche innamorata di Carter (e poi, chi non lo era?). Sì, c’era anche Clooney ma probabilmente a sette anni lo trovavo troppo vecchio. Carter, essendo tirocinante al terzo anno, avrebbe dovuto avere, non so, ventuno, ventidue anni.
Perché ve lo sto raccontando? Perché metà di me ha sempre voluto fare medicina. Forse avrebbe potuto essere davvero la mia strada, è una cosa che mi interessa, ma ho troppa paura di ammazzare qualcuno. E lo so qual è la replica ovvia: vai a fare una specializzazione “pulita”, tipo dermatologia. Ma la dermatologia non mi interessa. E ve lo dico sul serio, perché di dermatologi ne ho passati vari durante la fase di acne adolescenziale (alla faccia dell’adolescenza, i brufoli in faccia mi sono durati dalla quinta elementare alla seconda superiore, e avreste dovuto vedere che campo minato) e alla fine non fanno quasi niente. Ti danno un’occhiata, ti scrivono la ricetta. A volte non si mettono neanche i guanti. Non so, forse mi sarebbe potuta interessare pediatria. Ma a dirvi il vero a me piace molto il cervello e come funziona. Non so, forse neurologia poteva essere una scelta azzeccata.
E poi, vi dirò, ammazzerei per potermi mettere una di quelle divise verdi da dottori. Vi giuro, l’ho sempre sognata.

venerdì 14 settembre 2012

Abbasso la ciccia/1

La mia “dieta” è iniziata venerdì 7 settembre. Ci ho messo le virgolette perché non è una vera dieta, è più un imparare a trattenersi. Certo non sempre funziona, infatti è per questo che ogni mattina salgo sulla bilancia in mutande (mi farebbe comodo una digitale con gli etti, ma pazienza) e scrivo quanto peso, e mi scrivo cosa mangio, così se il giorno dopo peso di più so che la colpa è esattamente di quella manciata di orsetti gommosi o di quei due biscotti che non avrei dovuto mandare giù e posso rinfacciarmelo.
Mangio molto lentamente, masticando ogni boccone almeno cinque volte, e ci metto un’eternità a finire la porzione, e da un lato funziona perché quando ho finito tutto quello che ho nel piatto sono addirittura stufa di magiare.
Saltello e faccio degli esercizi per le gambe (che ho trovato in un libro di diete che abbiamo comprato anni fa) e faccio anche un po’ di addominali. A differenza di quello che pensa la gente, io gli addominali ce li ho. Sono nascosti dallo strato di lardo, ma ci sono. Avevo anche pensato di andare a correre, ma mi ci vorrebbe come minimo una bombola di ossigeno sulla schiena, così intanto marcio sul posto. Non è granché, ma è sempre meglio di non fare niente come fino a una settimana fa.

Venerdì 7 pesavo 63kg.
Oggi ne peso 61.

Mia madre (che non ha mai fatto una dieta in vita sua, e non ne ha per niente bisogno) dice che i primi chili vanno via in fretta perché sono gli ultimi che ho messo su e sono ancora “morbidi”, che sono quelli sedimentati da anni che saranno rognosi. Le credo, perché sennò non si spiega come mai non scendo mai sotto i 58.

giovedì 13 settembre 2012

Abbasso la ciccia/prologo

Dimagrire è difficile. Qualsiasi idiota vi dica il contrario è idiota e pure bugiardo. Ci vogliono costanza e volontà, e magari anche un po’ di sostegno psicologico da parte della famiglia non sarebbe male. Sarebbe a dire che mentre tu ti trattieni non è carino da parte di tuo padre parlarti di cioccolata e caramelle.
Cerco di dimagrire da quando avevo 14 anni. Detta così, penso che vi immaginiate una ragazzina-balena, ma non è così. Cerco di dimagrire da otto anni e il peso di partenza è praticamente sempre lo stesso.
La prima volta che ho iniziato mi sono fatta un anno di palestra, che odiavo con tutta me stessa, e non ho buttato giù un grammo. Ero in seconda superiore.
Poi, scaduto l’abbonamento, in palestra non ci ho più messo piede. Mi sono comprata i roller. Ho iniziato a pattinare quasi tutti i pomeriggi, mi facevo quasi 5km di giro ogni giorno. Sembrava quasi andare tutto bene, ma era il periodo della terza superiore, in cui ho toccato il mio peso massimo: 66kg.
Ho continuato a pattinare. Alla fine della quarta pesavo 62kg. Non era molto, ma ero abbastanza contenta. Poi, mi vestivo tutta larga, con certe felpe enormi e cose del genere, quindi non si notava tanto. Il punto è che, pur muovendomi, continuavo a mangiare. Pattinavo, tornavo a casa e svuotavo il frigo. E tutto l’esercizio andava a farsi benedire.
Quando ho iniziato l’università a Venezia ho dovuto iniziare a camminare. Alla fine del primo anno ero arrivata a 58kg. Non ci credevo nemmeno io. Ero arrivata sotto ai 60 senza nemmeno patire la fame. Ma è durato poco. Pur continuando a camminare, i due anni successivi non ho perso un grammo, anzi, ero ingrassata di nuovo.
Quest’anno, in un solo mese di centro estivo (durante il quale in genere si dimagrisce) ho messo su 3kg. Non so neanche come ci sono riuscita.
Comunque prima o poi viene il momento in cui ti alzi la mattina e decidi che non puoi continuare ad allargarti, e che devi fare qualcosa. E siccome mi conosco e so che le merendine sono più buone dei sacrifici, che ho bisogno di auto-regolamentarmi e tenermi d’occhio e farmi fare esattamente quello che devo, ecco qui il mio nuovo appuntamento col blog: abbasso la ciccia (nel senso, anche, che se ne va). E non importa se a voi non interessa, serve a me per sputtanarmi pubblicamente e farmi lavorare.
E poi, volete mettere la gioia di poter scrivere “sono dimagrita”?

martedì 11 settembre 2012

Addio, Ca' Fottiti

Alla fine, oggi mi sono ritirata dall’uni, credo sia una delle scelte migliori che ho fatto nella mia vita (lo so che suona stupido, ma davvero continuare era fuori discussione).
Ho pagato la modica cifra di euro 8,10 per andata e ritorno San Donà – Venezia, il che già mi urta perché sono un sacco di soldi e poi perché all’andata c’era l’aria talmente condizionata che se non mi sono presa la morte in treno non la prendo più. Al ritorno, per pareggiare i conti, l’impianto era rotto in tutto il treno, tranne che nel primo vagone (quello con la cabina di guida, tanto per capirci), e non è ci si potesse ammassare tutti  lì. Poi per fortuna è passato il capotreno a sbloccarci i finestrini, almeno quello.
In segreteria tutto ok, quasi non ci credevo che non avessero da lamentarsi.
Solo fuori dal cancello di Ca’Foscari ho trvato il solito rompicoglioni della lotta comunista che mi ha invitato a un po’ di incontri non so neanche su cosa, e siccome ero troppo di buon umore gli ho anche lasciato il numero, anche se per un momento ho meditato di sbagliare l’ultima cifra. Tanto, se per caso mi chiamano, farò finta di niente.

giovedì 6 settembre 2012

A proposito della ciccia

Sono ingrassata ancora. Merda. Ho messo su cinque chili in tre mesi, e mia madre non vede l’ora di dirmi che sono grassa, che poi è vero, ma penso sempre che lo fa apposta, solo perché lei pesa tipo quindici chili meno di me (sarebbe a dire che letteralmente è pelle e ossa).
Che poi, la cosa più stupida è che la mattina, quando mi alzo, non è che ho fame. Solo che mangio perché bisogna fare colazione (oppure vado diretta al pranzo, dipende che ora è), e nel momento in cui inizio a mangiare è finita, perché allora non mi fermerei più. Non ho davvero fame, è più che mi va di mangiare, che le cose buone (biscotti, marmellata, crackers, cioccolata, caramelle…) sono a portata di mano e io le prendo. Mia madre dice che non è fame perché mangio solo quello che mi va, e non quello che mi fa bene, o che davvero mi sazia. Se ci fosse una bistecca nella pignatta e assolutamente nient’altro da mangiare nel raggio di dieci chilometri, rimarrebbe lì comunque (nel caso non si fosse capito, rifuggo la carne come la peste, anche se ogni tanto quasi sempre mi obbligano a mangiarla).
Quindi ora siamo alle solite, magliette comprate a maggio che mi segnano tutte le falde, e rotolini di grassi che mi sbordano dai jeans (per non parlare del bottone che è saltato e che adesso ogni volta che lo chiudo ho paura che voli via di nuovo. Il che è una bella seccatura, visto che sono i miei jeans preferiti), e mia madre che mi dice quarantasette volte al giorno che sono grassa come un porcello e le faccio schifo.
La mia dottoressa, stando alle sue tabelle, ha detto che essendo io alta bassa 1.61 dovrei pesare la bellezza di 52 o massimo 53 kg. Sarebbe a dire, nella migliore delle ipotesi, 10 kg meno di adesso. Personalmente, mi accontenterei di arrivare a 56. Sarebbe già un buon traguardo.
A volte vedo su mtv "Teenager in crisi di peso", e mi dico che loro che pesano, cazzo, centodieci chili o cose del genere e ne perdono trenta, quaranta, piangono e si disperano ma ce la fanno, mi dico cosa vuoi che siano dieci cazzo di chili da perdere.
E sapete, non ve lo sto raccontando perché mi diciate (come fanno le deficienti di 12 anni su face) “maccosadici, sei bellissima, non devi dimagrire di un etto, vai benissimo cossì”. Lo sto scrivendo per ricordarmelo, probabilmente anche per vergognarmi pubblicamente, con la speranza che anche questo serva a farmi muovere il culo e buttare giù un po’ di peso. La scorsa estate mi ero anche fatta una lista di 20 motivi per cui valeva la pena dimagrire, ma, anche se la so a memoria, le merendine hanno un sapore migliore della motivazione.

lunedì 3 settembre 2012

Cinquanta cose da fare prima dei 12 anni (secondo il National Trust)

Così, per curiosità, ho segnato quelle che ho fatto. Sono poche.

1. Arrampicarsi su un albero P
2. Rotolare giù da una grande collina
3. Accamparsi all’aperto
4. Costruire un rifugio P
5. Far rimbalzare i sassi sull’acqua P
6. Correre sotto la pioggia P
7. Far volare un aquilone P
8. Pescare con il retino
9. Mangiare una mela appena colta dall’albero (no, io le mele le mangio solo sbucciate)
10. Giocare a conker, un gioco tradizionale inglese in cui un partecipante munito di una castagna attaccata a uno spago cerca di staccare dal filo o far cadere la castagna dell’avversario (seh.)
11. Lanciare palle di neve P
12. Partecipare a una caccia al tesoro sulla spiaggia
13. Fare una torta di fango P
14. Costruire una diga su un ruscello
15. Andare sullo slittino
16. Seppellire qualcuno sotto la sabbia
17. Organizzare una gara di lumache
18. Stare in equilibrio su un albero caduto
19. Dondolarsi da una corda
20. Giocare a scivolare nel fango
21. Mangiare more raccolte dai rovi (i lamponi vanno bene lo stesso?)
22. Guardare dentro un albero
23. Esplorare un’isola
24. Correre a braccia aperte facendo l’aeroplano P
25. Fischiare usando un filo d’erba
26. Andare in cerca di fossili e ossa P
27. Guardare l’alba
28. Scalare un’enorme collina
29. Visitare una cascata P
30. Dar da mangiare a un uccello dalla mano
31. Andare a caccia di insetti P
32. Cercare uova di rana
33. Catturare una farfalla con il retino
34. Inseguire animali selvatici
35. Scoprire cosa c’è in uno stagno
36. Richiamare un gufo imitando il suo verso
37. Osservare le strane creature tra le rocce di un lago P
38. Allevare una farfalla
39. Dare la caccia a un granchio
40. Fare una passeggiata nel bosco di notte
41. Piantare qualcosa, coltivarla e mangiarla
42. Nuotare in mare, in un fiume, insomma, non in piscina (nuotare?)
43. Fare rafting
44. Accendere un fuoco senza fiammiferi
45. Trovare la strada servendosi solo di mappa e bussola
46. Arrampicarsi sui massi P
47. Cucinare in campeggio
48. Fare discesa in corda doppia
49. Giocare a geocaching, una Caccia al tesoro con il GPS
50. Andare in canoa su un fiume

domenica 2 settembre 2012

Cinque nomi per il gatto

Siccome il mio gatto attuale è scappato di nuovo (e con questa fanno tre volte in poco più di un mese) e mia madre ha detto che stavolta o torna da solo o si arrangia, che per cinque anni è stato servito e riverito e sa benissimo che è qua che c’è la roba da mangiare e noi che gli vogliamo bene, sto già iniziando a pensare ai nomi per il mio prossimo gatto. Perché mia madre dice che lei non ha intenzione di ricominciare da capo con un altro ancora, dopo che a questo gli è preso il matto e il precedente ci è morto di leucemia, ma io so che alla fine lo prenderemo, perché lei vuole qualcuno che vada a caccia di topi e lucertole e tenga pulito nell’orto, e di sicuro il gatto di qualcun altro non lo fa.
Io stavolta vorrei un maschio, così poi diventa ciccione (perché ovviamente lo castriamo). Non dico obeso, ma un gatto cicciottello non sarebbe male. Tutti i miei gatti sono sempre stati magrolini.
Quindi, i nomi (un po’ scontati, se volete) finora sono:
1. Felix
2. Romeo (quando avevo tre anni mia nonna aveva un gatto chiamato Romeo, poi non so che fine ha fatto)
3. Tom (ma solo se è grigio)
4. Giuliano (solo se è arancione a righe e assolutamente grasso)
5. Gatto (è stupido? Sarebbe figo avere un gatto che si chiama Gatto, non devi neanche sforzarti di inventare un nome)

Cinque nomi di riserva (che però non mi piacciono tanto o non mi convincono):
1. Neko ("gatto" in giapponese)
2. Paka (in shwaili)
3. Oliver
4. - 5. Bizet e Matisse (ho visto Gli Aristogatti solo 15384 volte)

Cinque nomi di gatti famosi che non gli metterò mai:
1. Megalo (Topo Gigio)
2. Doraemon
3. Isidoro
4. Lucifero (Cenerentola)
5. Socks (il gatto di Bill Clinton)