lunedì 30 gennaio 2012

kat e la matematica

Sto seguendo da un po' una ragazzina di prima media, sapete, le famose "ripetizioni", che ha dei problemi a capire i problemi di matematica. Non sono mai stata un genio della matematica, specialmente perché la mia prof delle medie era un'arpia che non sapeva insegnare e mi metteva una fifa blu. Adesso sono decisamente migliorata, il che potrebbe sembrare ovvio ma invece non lo è. Insomma, siccome i problemi del suo libro li ha fatto più o meno tutti, sono andata a riesumare il mio libro degli esercizi di prima media, un tomo anteguerra che mi stupisco stia ancora insieme dopo tutto quello che l'ho maltrattato (credo di essere arrivata a tirarlo sul muro). Ci sono due pagine di problemi che all'epoca mi hanno fatto dannare l'anima perché non sapevo da che parte prenderli, e che me la fanno dannare tuttora perché personalmente li risolverei comodamente con la x ma non posso perché in prima media non sanno fare le equazioni. Mi ha detto che devono ancora cominciare i monomi, quindi stiamo freschi.
A parte un problema (che ho scaricato da internet insieme ad altri) che l'ho risolto addirittura con un sistema a due incognite (sono pazza, lo so) e che non so come fare sennò, tutti gli altri devo ri-risolverli dopo aver trovato il risultato con il comodo sistema della x.
Il più bello di tutti è il "problema della sarta", da quello che ho pensato quando l'ho letto. Dice più o meno:
Bisogna tagliare un pezzo di stoffa lungo 46 metri in te parti, di cui la seconda 2 metri più lunga della prima e la terza 6 metri più lunga della seconda. Quanto misurano?
Sapete come l'ho risolto io la prima volta?

46=x+x+2+x+(2+6)
46=3x+10
3x=36
x=12
12+2=14
14+6=20
Solo che poi mi sono resa conto che dovevo trovare un modo senza l'incognita, e per arrivarci ho dovuto farmi un disegnino, tipo:
|----------------| pezzo 1
|----------------|----| pezzo 2
|----------------|----|---------| pezzo 3
più che altro perché sennò non sapevo come spiegarglielo. Funziona che si fa 46 meno i pezzi che sbordano e poi si divide per tre, esattamente come nell'equazione.
Che fatica pensare semplice.

domenica 29 gennaio 2012

Capriole e piscine

Stanotte ho fatto un sogno angosciante, che non sarebbe poi la prima volta, ultimamente sogno molto spesso di piangere per i più disparati motivi. Comunque, quello di stanotte non era tiste, o commovente, ma solo angosciante. Dovete sapere che io ho la fobia delle piscine e dell'acqua troppo alta. Diciamo che fino al ginocchio può andare, poi inizia a venirmi affanno. Al mare, l'ultima volta che si sono andata in vacanza, ci ho messo tre giorni e mezzo ad andare dentro fino alle spalle, naturalmente sempre restando ben incollata coi piedi al fondo (e non parliamo nemmeno di quanto mi facevano paura le onde). Il concetto è che ho il terrore di annegarmi perché so nuotare esattamente come un ferro da stiro.
Insomma stanotte ho sognato che andavo in piscina, che già non aveva senso, e non so nemmeno se ci ero andata io di mia volontà o se, come capita spesso nei sogni, mi sono semplicemente trovata lì senza sapere perché. Comunque ero dentro la piscina e l'istruttore mi diceva di fare la capirola sott'acqua. E io gli dicevo che non ero capace, e poi mi mettevo a piangere e non mi veniva più il respiro. Insomma, cose che capitano sempre quando ho che fare con l'acqua. Pensate perfino che quando mi lavo la faccia, non riapro gli occhi finché non me li sono asciugati. Non so la gente che li tiene aperti in piscina. Mi viene male al solo pensiero. Ma torniamo alla famosa capriola. Me l'hanno fatta vedere i bambini questa estate quando siamo andati al parco acquatico con i centri estivi. Loro si divertivano un mondo. E io, a vederli che andavano sotto con tutta la testa, con gli occhi aperti, con le gambe che scalciavano quasi fuori dall'acqua, mi veniva da soffocarmi per loro.
Alla fine la capriola non l'ho mica fatta, eh. Sono rimasta fuori dalla piscina a piangere e a cercare di respirare finché l'istruttore non mi ha portata via cercando di calmarmi. Poi, grazie a Dio, mi sono svegliata.

venerdì 27 gennaio 2012

Giornata della memoria

Sapete, sarebbe bello aprire questo post con una frase di quelle evocative, di quelle che ti calano subito nella serietà della situazione, tipo una citazione da un libro di Primo Levi, ma non ne ho letto nessuno. Potete biasimarmi, se volete, ma la verità è che non mi piace pensare a cosa hanno passato tutte quelle persone nei campi di concentramento, e in generale quelle che hanno vissuto nel periodo della guerra. Se posso evitarlo, non leggo libri che trattano di quell'argomento e ho evitato accuratamente Primo Levi e Anna Frank e tutti gli altri. Con questo non intendo dire che me ne frego, sia chiaro. Recentemente ho letto Il bambino con il pigiama a righe, e vi giuro che mi è bastato.
Ieri una ragazzina delle medie mi ha detto: "sai, domani è la giornata della memoria, forse non facciamo neanche il compito di matematica, perché dobbiamo guardre un film". Della serie, l'importante è non fare il compito, quanto al film, mi farò un sonnellino. Credo, tra l'altro, che vedranno come al solito La vita è bella, perché lo vedono tutti gli anni. E credo che, come al solito, a undici anni non capiranno niente, e non piangeranno come sarebbe giusto fare pensando allo scempio che hanno compiuto nei campi di concentramento. Forse, e dico forse, capiranno quando saranno più grandi. Intanto, schivano il compito di matematica. Per il momento, è quello che conta.

Mille punti! Da schiantare dal ridere! Primi! Si torna a casa col carro armato!

martedì 24 gennaio 2012

Il mio amico dentista

Stamattina sono dovuta andare di corsa dal dentista. In realtà era premeditato, ma se aspettavo di farmi dare un appuntamento passava come minimo un'altra settimana e allora mi sarebbe venuto come minimo un attacco di panico. Il fatto è che (a quanto pare) ho i denti del giudizio che stanno venendo fuori, e la punta di quello che ha deciso di farmi male adesso è già fuori solo che invece di vedersi una cosa bianca si vedeva una cosa nera. E siccome mi faceva anche male da un po', sono stata a vedere cos'era, per sapere se dovevo andare in panico o no. Alla fine pare che passerà da solo, anche se più avanti vuole mandarmi a fare una lastra che non si sa mai.
Comunque la parte migliore è stata quando gli ho detto che sospettavo fosse un dente del giudizio, che ho ancora sette denti per parte. Lui mi ha chiesto: scusi, ma lei quanti anni ha? E io: ventidue. La sua faccia è stata a dir poco da oscar, anche se non so se fosse stupito perché dimostro meno anni (il 90% della gente me ne da 15-16) o perché si presume che uno a 22 anni abbia ormai tutti i denti.
Alla fine il suo assistente "Ciabatta" (questa ve la spiego un'altra volta, perché ci vuole una base di dialetto per capirla) mi ha dato lo stesso un appuntamento per la settimana prossima, che non vedo l'ora di andare di nuovo dal dentista.

lunedì 23 gennaio 2012

«Sempre»

Stanotte ho finito di rileggere tutto Harry Potter. Potete dire quello che volete, ma ci sono due punti dell'ultimo libro che mi fanno piangere anche se non ne ho la minima intenzione.
Il primo è quando Harry si addentra nella Foresta e capisce che sta andando a morire così apre il boccino e gira tre volte la Pietra della Resurrezione.
Il secondo, e credo che questo sia il più diffuso, è quando Harry vede i ricordi di Piton. A differenza di quello che dicono in molti, non mi fa piangere il fatto che muoia. Fa piangere il ricordo:
«Dopo tutto questo tempo?»
«Sempre» rispose Piton.

L'ho odiato per tremila pagine, ma non posso fare a meno di piangere.

domenica 22 gennaio 2012

Apfeltaschen

Oggi vi propongo una ricetta che mi ha passato mia zia dalla Svizzera. Abbiamo dovuto modificarla perché la pasta che usa lei qui in Italia non si trova, ma vi garantisco che meritano lo stesso. Apfeltaschen letteralmente significa "tasche di mele", ma siccome la traduzione fa schifo preferisco il nome tedesco.

Ingredienti:
4 mele (meglio se un po' raggrinzite, anche se non credo che si trovino al supermercato)
3 cucchiai di zucchero
300 gr. di farina
70 gr. burro
1 uovo
acqua tiepida
zucchero a velo (opzionale)

Procedimento:
Si sbucciano le mele,  si tagliano a pezzetti e si mettono in una pentola con lo zucchero. Si fanno cuocere finché non diventano molto morbide (le mele raggrinzite ci mettono molto meno di quelle fresche), poi si scolano e  si tiene da parte il sughetto.
Mentre le mele cuociono si può preparare la pasta. Per prima cosa si fa sciogliere il burro in un pentolino insieme a un po' d'acqua tiepida, poi si impastano uovo, burro e farina fino a ottenere una palla di pasta che non appiccichi.
Si stende la pasta e si tagliano dei quadrati di circa 10 cm di lato dentro i quali si mettono un po' di mele cotte (non troppe sennò esplodono durante la cottura), poi si chiudono i quadrati, o a metà o congiungendo i due lembi di pasta in alto.
Si mettono tutte le apfeltaschen sulla padella del forno ricoperta di carta da forno e si spennellano col sughetto delle mele, poi si cuociono a 180° per circa 25 minuti.
Una volta tolte dal forno si possono spolverare con lo zucchero a velo.
Tradizionalmente la apfeltaschen si mangiano insieme a una crema alla vaniglia (si cui  non ho la ricetta), ma sono buonissime anche solo con lo zucchero.

martedì 17 gennaio 2012

Un mese a carnevale

La frase corretta, chiaramente, è "manca un mese a carnevale", ma mia madre parla sempre dialetto e le cose le vengono fuori un po' così. E poi manca un pochino più di un mese, a dire il vero.
Prima ero riemersa dal bunker per mettermi su il pentolino del te, che mi andava di tociare (italiano: inzuppare) un po' di biscotti. Io in genere bevo il te solo se ho dei biscotti o se mi devo scaldare le mani sulla tazza. Mia madre era lì a guardare il calendario, per non so quale motivo e ha detto: "un mese a carnevale".
E io le ho detto: "sì, ma poi finisce che sennò resto indietro". Perché pensavo che si riferisse al fatto che avevo disteso sul tavolo del bunker la tuta con le bretelle di mio padre e il cappello rosso, occupandolo praticamente tutto. E lei: "non stavo parlando con te". E io: "ah, pensavo dicessi del mio vestito da Super Mario". Lei ha fatto una faccia che non so ed è tornata al suo calendario.
Insomma, è ufficiale. A meno che non crolli il palazzetto e non si possa fare la festa di carnevale, io sarò il più bel Mario mai visto qui a Salga. Certo in genere Mario non porta la terza di reggiseno, ma confido nel fatto che la salopette è molto larga, dato che mio padre pesa 20kg più di me.
Ho trovato un template per costruire i baffi, ma se vedo che non stanno su me li disegnerò con la matita e amen, mentre faccio animazione non posso stare a sistemarmeli ogni due minuti.
Credo di averci messo mezzo pomeriggio per preparare la M da mettere sul cappello e riuscire ad attaccarla dritta, finché ho capito che dovevo prima attaccare la spilla di sicurezza al cappello e poi la M alla spilla. Ho dovuto fare una M da mettere anche sulla pettorina della salopette per nascondere il logo della fabbrica, perché sennò fa proprio schifo. Non farebbe parte del costume vero, ma pazienza. Non si può essere perfetti.
A breve (forse per il prossimo project) la foto del cappello, così iniziate a ridere.

lunedì 16 gennaio 2012

Film: Il re leone

Essere re vuol dire molto di più che fare quello che vuoi. [...]
Quando moriamo, i nostri corpi diventano erba, e le antilopi mangiano l'erba, e così siamo tutti collegati nel grande Cerchio della Vita.

Cento volte l'ho visto e cento volte ho pianto.
In verità da piccola mi commuovevo solo un po', ma non versavo fiumi di lacrime come invece faccio adesso.
Stasera l'ho riguardato, ho preso il DVD in biblio perché la mia cassetta è quasi defunta, e anche il videoregistratore lo è, perché si è rotto il filo della presa scart (e figurarsi se mio padre lo sistema, ormai si è abituato troppo bene a guardare i film dal mio disco esterno), quindi è la stessa cosa. Volevo vederlo da quando ho saputo che sarebbe uscito in 3D, ma ovviamente nessuno è voluto venire con me al cinema a vederlo, e poi a me il 3D fa venire il mal di testa, anche se per Simba potevo assolutamente sacrificarmi. Insomma mi sono tenuta la voglia fino ad adesso, e stasera mi sono seduta al computer, ho messo il DVD e ho preparato i fazzoletti, perché già sapevo.
Il primo brivido inizia esattamente alla prima nota della canzone, quando sorge il sole e tutti gli animali si radunano sotto alla Rupe dei Re, e continua fino a quando Rafiki alza in aria il piccolo Simba, e aumenta quando le nuvole si aprono e un raggio di sole lo illumina.
Il secondo brivido, con annesse lacrime, arriva alla carica degli gnu. In questa scena ho iniziato a piangere dopo la morte di mia nonna, forse prima non me ne rendevo abbastanza conto. Eppure stasera, per quanto abbia cercato di trattenermi, nel momento esatto in cui scende la prima lacrima di Simba è scesa anche la mia, e non me ne importava niente. Fa piangere e basta, non mi importava che qualcuno mi vedesse.
Il terzo brivido arriva quando Simba vede il fantasma di Mufasa in cielo, e lui gli dice "ricordati chi sei".
Il quarto ed ultimo brivido è quando Simba torna alla Rupe dei Re, sconfigge Scar e sale sulla Rupe per prendersi il suo posto, e sai che è tutto a posto, tutto finito.
Tutto funziona esattmente come la prima volta, diciassette anni fa. E poco importa saperlo doppiare a memoria, ogni volta devi arrivare alla fine e vedere che hakuna matata vuol dire senza pensieri, che l'amore è nell'aria stasera, che Simba è di nuovo il re.

domenica 15 gennaio 2012

Cinque personaggi odiosi di Harry Potter

Stanotte ho finito di rileggere Harry Potter e l'Ordine della Fenice e poi, dal momento che non era abbastanza tardi e che avevo carta e penna matita a disposizione ho buttato giù di getto la top five dei personaggi che più mi sono stati antipatici nel libro, con alcune considerazioni tra parentesi (e tenete conto che li ho letti tutti, quindi potevo prevedere come poi cambiavano).

#1 Dolores Jane Umbridge
Sottosegretario anziano del ministro, Inquisitore supremo di Hogwarts, nonché il personaggio più ODIOSO che la Rowling potesse creare
#2 Bellatrix Lestrange
Da cruciare fino alla morte e buttarle tutti i denti in gola (cit.)
#3 Severus Piton
Insopportabile, e si capisce tutto al capitolo 33 del settimo libro, che poi un po' lo si perdona e un po' anche NO
#4 Cornelius Caramell
Il Ministro della Magia più cretino di sempre, con le sue stupide convinzioni
#5 Kreacher & Mrs. Black
L'elfo alla fine non è neanche male, quando diventa "buono", ma la megera è assolutamente insopportabile, perché non togliere lei dall'albero genealogico?

sabato 14 gennaio 2012

Project 52: 44 e 45/52

Sono di nuovo in ritardo col project, ma almeno stavolta ho la scusante che stavo male. Comunque, eccovi le due foto arretrate, e sono di nuovo in pari.
[senza didascalia]
I woof you
ovvero, i calzini più amorevoli che ho

mercoledì 11 gennaio 2012

Maledetta sinusite/2

Se mi tirassi un'elasticata per ogni volta che ieri ho pensato che oggi sarei stata bene, credo che alla fine rimarrei senza polso. Perché, guarda caso, stanotte ho passato due ore a soffiarmi il naso, che tanto valeva tirare fino a togliermelo e mi avrebbe fatto meno male, e stamattina avevo l'altro occhio gonfio, e grazie a dio sono solo due. E come se non bastasse, ovviamente non sono neanche andata in biblio, primo perché mia
madre non pareva tanto intenzionata a lasciarmi andare a spargere microbi (capirai) e secondo perché lì dentro ci sono i termoconvettori che mi avrebbero fatto morire. Quei cosi sono tremendi, seccano l'aria che col raffreddore non si respira nemmeno.
Poi, mi sta venendo la tosse e sto diventando cretina a cercare di non soffocarmi, e per non farmi mancare niente credo che sia in avvicinamento anche il mal di gola, e ciao voce. Dopo tutto questo, devo stare bene almeno fino all'anno prossimo.

martedì 10 gennaio 2012

Maledetta sinusite

Se c'è una cosa che odio più di tutte le altre cose che odio, sono gli attacchi di sinusite. Il raffreddore non è più un problema, dopo 22 anni che vivo col fazzoletto in tasca ci ho fatto l'abitudine, ma ad avere gli occhi gonfi e lacrimanti per tre o quattro giorni, dover stare distesa a letto al buio totale e soffiarmi il naso ogni trenta secondi più o meno (senza un gran risultato, tra l'altro) è una cosa che non sopporto davvero più. Ho perso il conto degli aerosol che ho fatto da venerdì in qua, e anche dei pacchetti di fazzoletti che ho consumato. Sì, e poi trovi la mia dottoressa che dice che non ci si può fare niente, che è un male di stagione. Primo, non è vero, perché è capae di venirmi un attacco anche in pieno agosto (è già successo) e secondo vorrei vedere lei se non trova qualcosa da fare se le capitasse di stare male così. Fate conto che è come piangere per tre giorni filati, con tutte le conseguenze del caso.
Fortuna che domani, se va tutto bene, vado in biblioteca. Sono in astinenza da due settimane, perché con tutte le vacanze che c'erano dovevo stare male proprio gli ultimi due giorni. Ma che cazzo.

martedì 3 gennaio 2012

Elogio degli imbranati

La verità è che sono un’imbranata cronica. Che un sacco di cose che richiedono una certa coordinazione, come per esempio i balli di gruppo o i galoppi laterali muovendo le braccia, non mi vengono a meno che non mi metta a pensare solo a quello che sto facendo, evitando anche di respirare. Che sono l’antisportiva per eccellenza e la mia giornata ideale consisterebbe nel dormire 12 ore e passare le altre 12 sul divano a leggere o giocando al computer evitando ogni movimento superfluo.
La verità è che appena faccio il minimo sforzo mi occorre una bombola di ossigeno e mi fanno male muscoli che nemmeno sapevo di avere. E la cosa che agli altri appare peggiore (perché forse lo è, infatti) è che non me ne può fregare di meno. Quasi che me ne vanto.
Io faccio parte di quella schiera di alunni che temono di più le ore di ginnastica che un compito di matematica, che il secondo si può sempre copiare ma la prima devi fare fatica. Io ero quella che la prof (quella vacca) mi metteva 4 e ci provava un gusto tutto particolare a rovinarmi così la pagella, con una materia assurda in cui non si può neanche cercare di capirci qualcosa a casa.
Stasera avrei dovuto andare ad autodifesa, ma sono rimasta a casa. Con questa fanno tre lezioni saltate. Mia madre ha fatto un sacco di terrorismo per spedirmici, ma alla fine sono rimasta a casa di nuovo, perché ho perso tutta la voglia, come se prima ne avessi avuta. Sta iniziando a diventare come le lezioni di ginnastica, che mi sarei buttata giù dal terrazzino del piano atrio piuttosto che andarci. La verità è che voglio mollare, perché andarci non mi piace più. Che poi faccio certe figure di merda davanti agli altri che metà bastano, e che mi sento impedita, e che quando non riesco a fare le cose mi viene da piangere. L'ultima volta che ci sono andata, mi sono messa a piangere ma per fortuna ho fatto in tempo a raggiungere il bagno prima che tutti mi vedessero. Poi a chi me l'ha chiesto ho detto che avevo preso una pacca forte, che era in parte vero. Ma non faceva abbastanza male da piangere, la botta.
I miei possono dire quello che gli pare, io non voglio più andare avanti.

lunedì 2 gennaio 2012

Tutti allergici alla tecnologia

Oggi sono stata a fare la spesa con mio padre, per salassarci allegramente già il secondo giorno dell'anno. Non vi dirò che i prezzi sono lievitati, perché potete arrivarci da soli. Però siccome erano in promozione ho preso una coperta, visto che mia madre aveva detto l'altro giorno che doveva comprarne un'altra. Indovinate di che colore? Arancione, esatto. Anche perché l'alternativa era rosa. I maschi si attaccano, eh.
Mio padre, siccome non aveva niente da fare mi ha chiesto di mettergli su un film di quelli sul Vietnam che gli ha passato  mio zio, nella fattispecie Platoon. Io odio quel genere di film. Grazie a Dio stasera danno La Bella e la Bestia. Che poi, gliel'ho spiegato tre volte ma ancora non ha capito come funziona la selezione del film dal disco esterno. La verità è che non gli interessa imparare, come col cellulare. E se non smette di chiamare il mio computer "la macchina" e il disco esterno "la scatoletta" penso che lo lioflizzerò.
Mi sa che ieri  mattina devo essermi alzata con una buona dose di cinismo attaccata, perché è due giorni che sono così e non accenna ad andarsene.

domenica 1 gennaio 2012

Buon 2012

...se vi pare.
Personalmente trovo che l'anno sia iniziato come se il precedente non fosse finito, perché non vedo assolutamente nessuna differenza. Basta dire che l'evento più interessante della giornta è stato quando stamattina a messa una signora si è sentita male. (Tra l'altro io speravo di evitarmi la messa, ma siccome i miei sono bacchettoni e quella di ieri con un quarto d'ora di Te Deum non era sufficiente, mi hanno spedita anche a quella di oggi. E tra l'altro, quando mia madre è venuta a svegliarmi stavo facendo un sogno cretino a proposito di me alle medie, di una mia compagna e della mia prof di matematica, solo che stavamo facendo un'espressione con i logaritmi, e poi da una classe è uscito Marco a chiedermi qualcosa che non mi ricordo e aveva su una stupida maglietta a righe che nella realtà non ha, e la prov ci ha visti parlare e mi ha tirato una vagonata di merda, che poi lo faceva anche nella realtà dieci anni fa perché per qualche motivo le stavo sulle palle).
E, guarda caso, io e mio padre a pranzo abbiamo come al solito voluto avere ragione più dell'altro e mia madre se l'è presa con entrambi, e solo perché lui capisce sempre e solo quello che gli va, anche quando io intendo dire altro. E poi, chissà come mai, ha deciso che il concerto di Vienna era alle tre e mezza, quando io gli ho detto tre volte che era all'una e mezza, e quindi ce lo siamo perso. Magari tra un po' si alza e crede anche di andarlo a vedere.
Quest'anno niente buoni propositi, che tanto vanno tutti a farsi friggere tre minuti dopo averli formulati. Speriamo solo che quest'anno vada un po' meglio del precedente, sennò sarà proprio meglio che i Maya (o chi sono) abbiano ragione e finisca il mondo a dicembre.
[Edit: avevo ragione io sul fatto che il concerto iniziava all'una e mezza, però mio padre ha acceso alle tre e venti e stavano ancora suonando, quindi mi sono beccata la fine, Marcia Radetzky compresa. Ora sono felice.]