martedì 3 gennaio 2012

Elogio degli imbranati

La verità è che sono un’imbranata cronica. Che un sacco di cose che richiedono una certa coordinazione, come per esempio i balli di gruppo o i galoppi laterali muovendo le braccia, non mi vengono a meno che non mi metta a pensare solo a quello che sto facendo, evitando anche di respirare. Che sono l’antisportiva per eccellenza e la mia giornata ideale consisterebbe nel dormire 12 ore e passare le altre 12 sul divano a leggere o giocando al computer evitando ogni movimento superfluo.
La verità è che appena faccio il minimo sforzo mi occorre una bombola di ossigeno e mi fanno male muscoli che nemmeno sapevo di avere. E la cosa che agli altri appare peggiore (perché forse lo è, infatti) è che non me ne può fregare di meno. Quasi che me ne vanto.
Io faccio parte di quella schiera di alunni che temono di più le ore di ginnastica che un compito di matematica, che il secondo si può sempre copiare ma la prima devi fare fatica. Io ero quella che la prof (quella vacca) mi metteva 4 e ci provava un gusto tutto particolare a rovinarmi così la pagella, con una materia assurda in cui non si può neanche cercare di capirci qualcosa a casa.
Stasera avrei dovuto andare ad autodifesa, ma sono rimasta a casa. Con questa fanno tre lezioni saltate. Mia madre ha fatto un sacco di terrorismo per spedirmici, ma alla fine sono rimasta a casa di nuovo, perché ho perso tutta la voglia, come se prima ne avessi avuta. Sta iniziando a diventare come le lezioni di ginnastica, che mi sarei buttata giù dal terrazzino del piano atrio piuttosto che andarci. La verità è che voglio mollare, perché andarci non mi piace più. Che poi faccio certe figure di merda davanti agli altri che metà bastano, e che mi sento impedita, e che quando non riesco a fare le cose mi viene da piangere. L'ultima volta che ci sono andata, mi sono messa a piangere ma per fortuna ho fatto in tempo a raggiungere il bagno prima che tutti mi vedessero. Poi a chi me l'ha chiesto ho detto che avevo preso una pacca forte, che era in parte vero. Ma non faceva abbastanza male da piangere, la botta.
I miei possono dire quello che gli pare, io non voglio più andare avanti.

Nessun commento:

Posta un commento