mercoledì 29 febbraio 2012

Fame americana

Da due giorni ho voglia di mangiare pancakes e krapfen. Della serie, due cose assolutamente leggere e senza grassi. Dei krapfen di meno, in realtà. Ho più voglia di americanate. Stanotte ho perfino sognato che i pancakes me li stavo facendo, che li facevo saltare fuori dalla pentola direttamente sul piatto, come nei fumetti di Paperino.
Cascasse una pannocchia se un giorno non mi metto e me li preparo, e chissenefrega di mia madre che mi ricorda continuamente che è quaresima.
Ah, e sto pensando di imparare a lavorare a maglia, perché su Focus c'è scritto che è uno dei 30 modi per diventare più intelligenti. Mia madre sembrerebbe quasi disposta a insegnarmi (magari se imparo bene, potrei farmi una sciarpa di Grifondoro per il prossimo inverno, chissà).

martedì 28 febbraio 2012

Una vera Ferrari

Oggi pomeriggio stavo cercando una cosa, che ovviamente non ho trovato, e mi è caduto il diario di terza superiore (nella mia giurisdizione si tiene tutto), ed è caduta fuori una foto che mi ricordavo vagamente che, anche se io ho una faccia un po' da scema, mi è sempre piaciuta un sacco.
Ero al mare a Eraclea, nel 1993. E soprattutto, guidavo una Ferrari!

lunedì 27 febbraio 2012

Porta pazienza

La gente dice che non ho pazienza. Per semplificare, molto spesso lo dico anche io, anche se è stupido dire che uno ha tanta o poca pazienza. Non è mica un sacco sulle spalle che si ri-riempie durante la notte o cose del genere. Il fatto è che la pazienza è assolutamente variabile, a seconda di chi hai davanti e di cosa stai facendo. Per farvi un esempio stupido, se voglio superare un livello di un videogioco (così sul momento mi viene in mente Aladdin - La vendetta di Nasira) posso rigiocarlo anche dieci volte in un pomeriggio, finché non ce la faccio, e la mia pazienza può essere solo minimamente intaccata, così come può andarsene del tutto di fronte a un altro genere di impegno.
Comunque, oggi pomeriggio a ripetizioni ho notato che l'atteggiamento della persona che mi sta davanti è influisce enormemente sulla mia scorta di pazienza. Voglio dire, sono lì apposta per spiegarti quello che non hai capito quindi si presume che mentre parlo mi ascolti. Se poi ti sei sforzato ma non hai afferrato il concetto, posso anche rispiegartelo dieci volte, ma a patto che mi ascolti. Perché se invece, mentre io ti dico con le parole più semplici che trovo qual è la differenza tra un pronome e un aggettivo, tu pensi a cos'ha combinato il Milan nella partita di domenica, la prima volta che mi dici "non ho capito" è matematico che la mia pazienza si squaglia. Non chiedo tanto, solo un po' di educazione e concentrazione.

domenica 26 febbraio 2012

Cugine galline

Della serie: ventenni che si fanno sbucciare la frutta dai genitori. Sono qui che mangio una pera a cubetti con lo stuzzicadenti mentre cerco di evitare che il sugo mi coli sulla tastiera e mi chiedo se sia il caso di sforzarmi e andare alla festa di compleanno di mia zia (che guarda caso li compie lo stesso giorno di suo nipote, che poi sarebbe mio cugino). Mia madre ha detto che posso anche fare a meno, saranno già in tanti e sanno che sto anche male (non è vero, sto molto meglio di martedì, ma loro non lo sanno). Il fatto è che non ho la minima voglia di andare ad incastrarmi in mezzo alle mie cugine galline che mi domanderanno come va all'università e cose del genere, e pensare che non posso neanche sputargli in un occhio, che è davvero una cosa che farei volentieri perché ormai sono stufa della gente che si informa dei cavoli miei senza interessarsene davvero. Ah, sì, e poi potrebbe esserci anche l'altro mio cugino che ha 16 anni e si è appena messo con una tipa con la faccia da ippopotamo (per sua stessa ammissione, non mi sognerei mai di dirlo io), e anche se è tipo da quando ero in quarta superiore che non lo vedo, credo di non perdermi niente. In fin dei conti, potei anche restare a casa a giocare a Zoo Tycoon (Dio, ieri l'ho riesumato per caso e ci ho perso un pomeriggio a cazzeggiare).
Stanotte poi ho anche finito il libro che stavo leggendo e quindi adesso sono a secco completo, fino a domani pomeriggio. Avevo cercato di tenermene una cinquantina di pagine per stasera, ma alla fine l'ho letto tutto. Forza di volontà uguale zero.
(Spero che mi mandino a casa una fetta di torta, possibilmente non con la frutta, magari qualcosa di più calorico (come se ne avessi davvero bisogno, poi)).

venerdì 24 febbraio 2012

Soldi miei, decido io

È un periodo un po’ di emme, dopo che la festa di carnevale è andata com’è andata e a me è venuta fuori un’altra bolla da stress appena sotto il labbro, per dentro, dove idealmente ci starebbe bene un piercing e non una sottospecie di ulcera. Mia madre dice che è perché mangio male, evito la carne come la peste e cose del genere, ma io so che non c’entra niente, perché mi capita solo quando sono estremamente stressata e pressata e mi sono rovinata il fegato ad ascoltare i problemi degli altri per più di due giorni consecutivi. Che gioia, insomma. Com’è divertente incavolarsi e tirare avanti. Si diceva oggi pomeriggio sul blog del mio amico Gughy che i novantenni tirano avanti perché sono vecchi e acciaccati e noi ventenni tiriamo avanti perché siamo giovani e ogni giorni che passa dobbiamo combattere col mondo, e non è facile per niente. Oggi, dopo una lunga battaglia con hotmail, ho spedito un altro curriculum a un albergo che cerca personale (apprendisti per cucina, sala, ricevimento), chissà che sia la volta buona, anche se ammetto di non ricordare una parola di tedesco e di avere qualche (grosso) problema anche a esprimermi in inglese e spagnolo (portoghese non lo calcoliamo neanche). Intanto proseguo con le ripetizioni, e sto tenendo i soldi da parte, separati da quelli nel portafoglio, perché l’idea è che quando raggiungerò una somma utile andrò a comprarmi una nuova macchina fotografica. Quando mia madre l’ha saputo mi ha chiesto se ne ho davvero bisogno. Le ho detto che quella che ho non fa più foto all’altezza delle mie aspettative e che dopotutto sono soldi miei di un “lavoro” che ho trovato io e che quindi mi faccia il piacere di non scocciarmi. Sono stata anche un po’ sgarbata, ma sinceramente prenderli e spenderli per qualcosa che mi interessa è la cosa migliore da fare, non mi pare il caso di metterli in banca che invece di moltiplicarsi spariscono in spese di conto e cose del genere.

giovedì 23 febbraio 2012

Mali di stagione

Vai dal dottore tossendo come una veccha fumatrice incallita e con la voce sotto i piedi e trovi cinque persone davanti più una dentro, e l'ambulatorio è aperto da appena cinque minuti. Passi tre quarti d'ora in compagnia di gente che scatarra peggio di te e che entra e ti guarda male perché ci sono otto sedie e dodici persone e tu sei giovane, potresti anche alzarti. E poi, quando viene il tuo turno ed entri e ti fai visitare e dici che medicine hai preso e che è da dieci giorni che vai avanti così, ti dice che puoi sospendere tutto, che è solo un male di stagione e non c'è da preoccuparsi. Il fatto che duri così tanto è solo perché sei un soggetto predisposto e cose del genere.
Ma vaffanculo. Se sono un soggetto predisposto dovresti darmi qualcosa a maggior ragione, no dirmi che va bene così e che se voglio c'è lo sciroppo e sennò posso buttare in parte pastiglie e aerosol e tutto. Che cazzo di sanità.

martedì 21 febbraio 2012

Eccomi

Alla fine carnevale è arrivato e se n'è anche andato, col suo strascico di rogne varie, tipo la litigata assurda che ho fatto con Marco, i coriandoli nelle mutande e un mal di gola atroce. Alla fine le foto le ho dovute fare io, quindi di me vestita da Mario ce n'è una sola, e solo perché ho chiesto a qualcuno di farmela. Pazienza. Forse un'altra ragazza ne ha fatte, ma non so se le caricherà su face o cosa.
Se intanto volete vedere anche le altre, per farvi un'idea di come eravamo presi, schiacciate qui.


Mi sono resa conto che quest'anno la cosa migliore, invece della festa, è stata tutta la preparazione, sopratutto del vestito, e anche del resto, anche se mi ha fatto andare in bestia. Alla festa mi sono dovuta mettere su un sorriso finto comprato al Piccol a un euro, e forse non era solo per via del mal di gola.
Almeno, il mio costume è piaciuto molto. Alcune mamme mi hanno chiesto se potevano fare la foto con me, forse per copiarlo l'anno prossimo.

lunedì 20 febbraio 2012

Un giorno a carnevale

Ho un diavolo per capello. I capelli con le doppie punte valgono per due. Come sapete domani c’è la festa di carnevale, vi ho tediato fino alla nausea, e salta fuori che Marco non ha voglia di venirci e probabilmente andrà a Jesolo con un “amico” per puro dispetto, la Ele ha cambiato idea sette volte, passando dal “non ho voglia” al “sono in para” al “se tu vieni allora vengo anche io” e cose del genere. Soprassediamo sulle altre. Non so perché devo essere sempre io che mi rovino il fegato ad ascoltarli e farli ragionare e tutto il resto. Con Marco ho appena finito di litigare, la Ele a un certo momento l’ho lasciata perdere e delle altre, dopo avergli ricordato otto volte di portare la musica, non mi sono più preoccupata. Comunque sarà meglio che porto il cavo di collegamento, ho come il sospetto che sennò saremo senza.
Non che io muoia dalla voglia di badare a una masnada di bambini indemoniati e cose del genere, ma ci siamo presi un impegno e adesso lo portiamo a termine, no? No, perché l’unica povera scema che la pensa così sono solo io, agli altri gli fa tutto uguale, e questo mi dà ancora più fastidio. (Soprassediamo sul fatto che questo weekend ho avuto un attacco di sinusite, per fortuna leggero, e che sono ancora mezza tappata e che ho anche un po’ di mal di gola. Ah, e per questo non sono neanche andata al famoso compleanno).
Alla fine credo che le foto le farò io, il che equivale a interno = pessima qualità, e per fortuna che non c’è la luce al neon.
Cascasse una pannocchia se non mi compro una reflex al più presto.

Project 52: 50/52

Certi nodi che neanche Capitan Findus

giovedì 16 febbraio 2012

Giovedì grasso

Per mia nonna i crostoli sono un'affare di stato. Bisogna essere in due e c'è tutta una preparazione in stile catena di montaggio perché lei gira la macchina per la pasta (ancora quella manuale) e io porto in giro le strisce di pasta che si fanno sempre più fine e più lunghe. Oggi è stato un giorno di crostoli, così sono andata su armata di grembiule e cellulare, per documentare l'evento. A dire il vero, il 5800 fa delle foto abbastanza schifose ma la macchina fotografica è a caricarsi per il compleanno di domani (vomito), quindi mi sono dovuta accontentare.



Mia nonna non è abituata a cucinare con un paparazzo tra i piedi.







Le foto non saranno granché, ma vi garantisco che i crostoli sono buonissimi.

mercoledì 15 febbraio 2012

Guardami bene

Ieri stavo entrando in cartoleria da Angelo a farmi la ricarica del cellulare, che erano tre giorni che tiravo avanti con novanta centesimi, alla faccia dell’infinity. Aprendo la porta stavo per andare addosso alla signora che stava uscendo. Sul momento non l’avevo quasi guardata, poi lei mi ha salutata e mi sono resa conto che era la madre del primo ragazzo di cui sono stata follemente innamorata, a quel livello in cui fai le cazzate e ti si stampa il sorriso ebete sulla faccia quando parli di lui con le tue amiche. Non siamo neanche mai stati insieme, a dire il vero. Lui lo sapeva che mi piaceva, perché gliel’avevo detto, però non se la sentiva di stare con me. Era un periodo un po’ di merda per lui, e aveva paura di far star male anche me, e cose del genere. Adesso so che ci sono semplicemente due categorie di maschi, quelli che ti vogliono e quelli che invece no, e lui faceva parte della seconda.
Lui non lo vedo quasi mai, mi capita forse una volta all’anno se succede per caso che usciamo con entrambe le compagnie, e lo sento solo per Natale, per il suo compleanno e per il mio, se se ne ricorda, con un messaggio sulla bacheca di Face, o sul cellulare se sono fortunata. E non mi cambia niente, non mi fa più nessun effetto. Sono felice di dirlo. Non ho neanche più bisogno dell’iceberg quando capita che ci parliamo, perché non devo più proteggere me da lui e viceversa.
Sembra assurdo, ma capita che vedo più spesso sua madre, che magari porta sua sorella piccola alle feste  e alla sagra e io sono a fare animazione. Lui alle feste del paese non ci viene mai. Credo di avercelo visto una volta in tutto il tempo in cui lo conosco.
E ieri, quando l’ho vista, quando lei ha riconosciuto me per prima anche se ero infagottata nella sciarpa, so che non ha fatto fatica perché sono esattamente identica a otto anni fa. Se fosse stato un film, le avrei detto questa battuta: “Guardami bene. Sono la ragazza che correva dietro a tuo figlio, quella che veniva a trovarlo tutte le settimane, e per te ero la figlia che avevi sempre voluto. Tu credi di conoscermi, ma ti sbagli. Sono passati sette anni da quando mi è crollato il mondo addosso, e non sono più quella di prima. Solo l’esterno è lo stesso. Diglielo, visto che forse non l’ha capito.”

martedì 14 febbraio 2012

Una settimana a carnevale

Farò finta di non sapere che oggi è San Valentino, e non dirò niente di cinico in proposito, perché ho altro da dire, ovvero:
il costume di Super Mario è pronto.
In realtà l'ho finito giovedì, con guanti, fungo e bottoni, e i miei amici conoscenti su facciabuco l'hanno già visto e spolliciato, e hanno detto "che figo" e cose del genere. Ma siccome avevo promesso che avrei messo una foto anche qui, eccovela.

Se vi state chiedendo cos'è quella cosa bianca tra la maglia e il cappello,
è lo stampo dei baffi.

Potete vedere tutto l'album al link pubblico schiacciando qui.
La qualità delle foto non è fantastica (e tra l'altro ho notato che face fa del suo meglio per rovinarle e rendere tutte a puntini), ma acconentatevi di queste fino a quando non facciamo la festa e Marco ci farà un po' di foto lui con la reflex (kat ancora si mangia le mani per non avere un lavoro e potersene comprare una).

lunedì 13 febbraio 2012

Grazie per la cioccolata

Ci sono due categorie di persone
che pensano a come uccidere la gente:
gli psicopatici e gli scrittori di gialli.

Non sono psicopatica, o almeno non credo, e non sono neanche una scrittrice di gialli, ma in questo momento sto seriamente pensando a come uccidere la gente.
Oggi pomeriggio Marco mi ha addirittura offerto metà della sua tavoletta di Milka alle nocciole, il che dovrebbe avermi resa felice (e dovrebbe anche avermi fatto pensare che deve come minimo essere innamorato di me, per avermi offerto liberamente da mangiare), invece non mi ha tolto dalla testa quella cazzo di festa di compleanno che ho venerdì sera. Il fatto è che sarebbe il compleanno della mia migliore amica (o almeno lo era, dalla prima elementare alla quinta superiore) e dovrei essere tutta felice, invece no. Non so se ricordate della disastrosa festa di laurea che vi ho raccontato a dicembre, ma il fatto è che sarà di sicuro qualcosa in quello stile, che decisamente non è il mio. Io vi giuro che mi sto rovinando il fegato a pensare cosa mi è passato per la testa di dirle che ci andavo, e cosa mi sono pensata di essere io a sentire le sue amiche dell'uni per il regalo, che ogni giorno apro facebook e c'è un messaggio nuovo da parte loro. Pensare che ci saranno queste tipe che conosco di vista, e tutti i contadini di Campo, mi fa venire il vomito.
Mi chiedo perché tutte le volte mi faccio incastrare, perché non ho semplicemente coraggio di dire: non me ne frega un cazzo della festa, il mio computer è più simpatico e non mi costringe a fare conversazione se non voglio e neanche a vedere che tutti mi guardano se non bevo, e poi a casa posso stare comodamente svaccata in pigiama e coi capelli legati alla cavolo, che anche se sembrano una criniera chissenefrega.
Invece dico: ok, ci vediamo venerdì.
Che poi, cazzo, sembra che dobbiamo sempre andare per locali ad accalappiare maschi. Che me ne frega di andare ad accalappiare un maschio da chissà dove quando ne ho uno che mi porta addirittura mezza tavoletta di cioccolata di sua spontanea volontà?
Fanculo anche i compleanni, voglio chiudermi in biblio a ingressare i libri nuovi (comprati oggi pomeriggio, tre borse, che libridine!) e mangiare cioccolata, va bene anche senza nocciole.

domenica 12 febbraio 2012

Neve e poi neve/2

Stanotte ha nevicato di nuovo, e ne ha fatta anche un po' di più del'altro giorno. Il sole comunque ci ha dato dentro, e a mezzogiorno ce n'era già poca. Subito dopo pranzo, allora, sono schizzata fuori perché, cascasse una pannocchia, dovevo fare un pupazzo. Mia madre mi ha detto di non essere ridicola e che ho 22 anni per niente, ma me ne sono fregata e sono andata fuori a fare le mie architetture di neve.
Non è venuto granché, ma almeno mi sono tolta la voglia.
Ecco a voi:
 


Sembra chissà che, ma sarà alto al massimo 40 centimetri, perché non si riusciva ad attaccare la neve. Con tutto quello che l'ho battuta, credo che si disferà tra una settimana.

A dire la verità questa è un po' falsa, perché sono coi piedi sopra alla neve
buttata da parte, quindi sembra tanta ma non è vero.

Vedete bene che in strada, dalla parte del sole, se n'era già andata tutta.
(Quello che pulisce è mio padre)

Project 52: 49/52


Passeggiata

sabato 11 febbraio 2012

A proposito del tempo

Mia madre dice che, come insegano i vecchi, "drio el caldo vien el fredo". Significa che più fa caldo d'estate, più freddo farà l'inverno successivo, Infatti quest'estate ci siamo arrostiti e adesso è quasi metà febbraio e stiamo ancora a battere i denti. Chissà com'è, ma i vecchi hanno (quasi) sempre ragione.
Insomma, fuori c'è un vento che prima mi è parso di vedere il gatto che faceva una specie di planata. Forse era solo un'impressione, ma considerato che ieri sera per tornare a casa dalla biblio ho dovuto camminare piegata in due e tenendomi il cappuccio con entrambe le mani perché cercava di andarsene, può anche darsi che abbia davvero preso il volo.
L'unica cosa che finora ci va di lusso è che non si è più vista la neve. Ne avevano messa per oggi pomeriggio, ma sono già le due ed è ancora tutto tranquillo (a dire la verità mi andava di fare a palle di neve con quelli del cg, ma non si può avere tutto nella vita).
Adesso andrò a vedere sul sito dell'ARPAV cosa prevedono loro, così mia madre forse la smette di farsi venire l'esaurimento perché c'è troppo vento e domani non può cucinare il baccalà sul fornello fuori.
E giusto perché lo sappiate, questo vento ormai ha rotto le palle anche a me. Sentirlo rumoreggiare tutta la notte, con le tende che sbattono come in un film con la notte buia e tempestosa, che ruggisce e sibila e fa rumori non ben identificati che sembrano talvolta un a bambino che piange e poi un gatto che si lamenta, mi fa venire l'ansia.
E poi, stavo chiaccherando con Marco a proposito del fatto che non ha voglia di passrmi a prendere per andare al cg. Ha detto che piuttosto si materializza con la metropolvere, e quando gli ho fatto notare che non abbiamo un caminetto ha detto che allora uscirà dal lavandino, stile basilisco ho aggiunto io. E gli ho anche detto di stare attento, perché potrebbe gelarsi nella tubatura, e io non vado di sicuro a scongelare il tubo, lo lascio lì in mezzo ai topi di fogna finché non viene primavera, così impara. Non so neanche da dove ci vengono fuori certe cazzate.

mercoledì 8 febbraio 2012

Il colpo di scena

Intanto aspetti il colpo di scena,
quell’occasione unica
che ti sistema ogni problema.

Pensi che vada tutto bene, sei comodamente seduta sulla poltrona della Giò in biblio a farti i cavoli degli altri su facciabuco e blogger, quando ti arriva una cazzo di notifica di messaggio privato. I messaggi privati sono sempre una gran rogna, perché vuol dire che la gente non ha niente di meglio da fare che dirti le cose di nascosto. Comunque, avrei preferito di gran lunga una delle solite catene sul colore delle mutande o cose del genere, perché quello che ho trovato ha iniziato a farmi venire le pare esistenziali. Una cena di classe. Con quei maiali dei miei compagni di quinta superiore. Ora, se c'è una cosa che io odio più delle cene di classe, ora non mi viene in mente. Specialmente con loro. Li ho sopportati per tre lunghi anni, tremando al pensiero delle ore di supplenza scoperte, e anche solo ai cambi dell'ora. Dovete sapere che in classe mia eravamo 21 femmine e un maschio. E lui faceva casino per dieci. Il che sarebbe stato niente, se tre quarti delle femmine non gli fossero anche andate dietro dandogli manforte in tutte le sue cazzate. In classe mia volavano (letteralmente) sedie, astucci, diari, specchietti, gomme americane masticate. In genere si attaccavano ai capelli, ma anche ai giubbotti. Una volta se n'è attaccata una anche sul mio, e mia madre voleva telefonare alla madre di Matteo per smerdarlo. Mia madre è una di quelle che pensano sempre di dover intervenire, specialmente quando le dici "mamma, NO, faresti peggio". Alla fine l'ho messo in congelatore e l'ho tolta, comunque il giorno dopo l'ho smerdato io. E lui mi ha anche detto che forse l'ha fatto per sbaglio, perché voleva attaccarla addosso alla mia compagna di banco. (Il punto è che, grazie a Dio, con me non se la prendevano quasi mai, io stavo per i cavoli miei e nelle ore di supplenza leggevo. Nessuna delle mie cose è volata fuori dalla finestra, da quando in terza ho detto a Matteo che Le Cronache del Mondo Emerso che stavo leggendo era della biblio e di non provare a toccarlo con un dito).
Comunque sto divagando. Il concetto è che pensare di andare a cena con loro mi fa venire il vomito. E che muoio dalla voglia di scrivere sotto al messaggio che mi hanno mandato "no, non vengo, fottetevi tutti". Ci starebbe proprio bene.
Come se non fosse sufficiente, più tardi è arrivato Marco. Ora, io a Marco voglio bene, lo sapete, ma ha delle maniere di comportarsi che, nei giorni giusti, mi urtano in una maniera... tanto per cominciare, ha sempre fame, e la Giò nell'armadio ha sempre da mangiare, ma il fatto è che intanto se lei non ci da il permesso non si può mangiare e poi, la regola non scritta è che se proprio devi mangiare, bisogna prendere le cose già aperte, così non si nota. Tipo le patatine, una fetta di pane con la nutella... non le barrette della Milka che ce ne sono due di numero. E questa è una. La seconda cosa che mi ha fatto letteralmente sbarellare, è che l'ho convinto a leggere Harry Potter, dopo essersi fatto un'overdose di tutti i film in una settimana. Gli ho detto che i film sono belli ma che hanno tagliato un sacco di cose e che leggere i libri è d'obbligo, se gli sono piaciuti così tanto i film. Alla fine l'ho convinto e gli ho portato il mio primo, visto che in biblio i primi tre sono fuori (da una vita, tra l'altro). E ok, io sono maniacale per quanto riguarda i libri, specialmente i miei, e gli ho detto di non fare ditate di unto, non fare orecchie per tenere il segno, non tenere il segno con i risvolti della copertina, che se fa una di queste cose e me lo distrugge, dopo 12 anni che lo tengo come una reliquia, lo uccido e me lo faccio comprare nuovo. Credo di averglielo più o meno gridato. Credo che gli sia sfuggito qualcosa lo stesso.
E quando abbiamo chiuso e l'ho visto girare subito a destra ad accompagnare una nostra amica, coi miei libri in mano, mi ha assalito un senso di oppressione che non riesco ancora a togliermi, e forse è per questo che ho scritto un post lungo un chilometro, per sistemarmi i problemi. E anzi, vi dirò un'altra cosa. Io non fumo, ma in quel momento mi sarebbe piaciuto molto avere una sigaretta accesa tra le dita, buttargli il fumo negli occhi e poi e spegnergliela addosso. Voi non avete neanche idea. Anche quello avrebbe sistemato un po' le cose, perché sono malvagia.
Dopocena ci siamo anche sentiti con un tono più pacato, ma gli ho detto lo stesso che so che è un ragazzaccio, ma che dopotutto so anche che alla sua Frau (che sarei io) le vuole bene, e che quindi non farà casini. Quello che ho tralasciato di dire, è che io gli voglio bene di più. Ma non so se glielo dirò mai.

martedì 7 febbraio 2012

Neve e poi neve

Stamattina verso le otto (mentre io dormivo, naturalmente) ha iniziato a nevicare. Mia madre ha detto che aveva anche iniziato bene, che in quarto d'ora ne aveva già fatta quattro dita (indicativamente quattro dita di mia madre saranno più o meno otto centimetri), ma poi ha smesso presto e quando mi sono alzata io alle undici passate si era quasi sciolta. Ho fatto lo stesso una foto per documentare l'evento eccezionale (dato che è una settimana che nevicava ovunque tranne che in veneto), ma vedete bene che ce n'era ben poca. Peccato, volevo fare un pupazzo.
Comunque un'amica di mia madre mi ha detto che per il finesettimana ne hanno messi altri 30 centimetri. Speriamo bene.

lunedì 6 febbraio 2012

Recensioni: Una voce nella notte

Una voce nella notte (The night listener) è un libro di Armistead Maupin. Cercando la copertina su google ho scoperto che ci hanno anche tratto un film, ma non mi stupisco che mi sia sfuggito, perché io non vado matta per il cinema.
È strano, ma in genere i libri più belli che leggo sono quelli che ho scelto a istinto, presi su a caso guardando la copertina e cose del genere. Non sempre, ma gran parte delle volte.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Se dovessi inquadrare l’argomento, credo che una parola non mi basterebbe. È un libro scritto da uno scrittore gay che si è creato un alter-ego protagonista scrittore gay, che un giorno riceve dal suo editore la bozza di un libro scritto da un ragazzino di tredici anni. All’inizio Gabriel lo butta nel cestino, ma poi ci ripensa e lo legge, e non riesce a staccarsene, fino a quando, alla fine, chiama l’editore e gli dice che non solo scriverà qualcosa per la bandella del libro (sapete, quella fascetta rompiscatole su cui gli scrittori “importanti” magnificano il libro per convincerti a comprarlo), ma anche vorrebbe conoscere il piccolo Pete. Il punto è che la storia di Pete non è per niente edificante, ha subito abusi e sevizie da parte dei suoi genitori dall’età di due anni, e quando finalmente è riuscito a scappare e a denunciarli ha scoperto di avere l’aids. È stato quindi affidato a una mamma adottiva chiamata Donna, che gli ha fatto scrivere il libro per cercare di aiutarlo a togliersi un peso, e che lo tiene il più possibile nascosto e al sicuro. Pete e Gabriel fanno delle lunghe chiacchierate al telefono, finché Gabriel non insiste per andare a trovare Pete di persona…

In genere non leggo libri che parlano di gay. Non ho niente contro i gay, sia chiaro, anche se tendo a considerarli il meno possibile, probabilmente per l’abitudine di trovarmi sempre circondata da persone che non lo sono. Quando andavo alle superiori conoscevo un paio di ragazzi gay, perché da quelle parti girava di tutto, ma tutti eravamo abbastanza convinti che non lo fossero davvero, che semplicemente non facessero altro che mettersi in mostra, che la sciarpetta rosa e la borsetta della mamma fossero solo per mettersi in cima a un piedistallo e fare in  modo che tutte le persone si girassero a guardarli. Non lo so, forse mi sbaglio, ma credo che io gay veri siano tutto tranne che esibizionisti del genere, o almeno mi sono fatta questa idea leggendo il libro. Voglio dire, Gabriel (e Jess e gli altri) mi sembravano assolutamente normali, vivevano una vita normale e tutto il resto (tralasciamo l’aids, che è un problema a parte, e poi non ce l’hanno solo loro). E forse "normali" non è la parola giusta. Voglio dire, è come se stessi dicendo che non dovrebbero sembrare normali, come se stessi dicendo che dovrebbero avere quattro braccia o le antenne o la coda come gli animali. Forse non è la parola giusta, anche se non me ne viene una migliore.
Probabilmente un libro così non fa pensare solo ai problemi di Pete e al fatto che vuoi sapere cosa succede poi, ma ti fa anche un po' pensare a quest'altra gente, che d'altronde non ha niente di anormale, come alcuni invece pensano.

venerdì 3 febbraio 2012

La nave che si taglia con un grissino

(Nel caso non si fosse capito, il titolo è ironico.)
La storia della Concordia la sapete a memoria, se ogni tanto avete visto un telegiornale, quindi non sto neanche a farvi il riassunto. Normalmente non mi metterei a parlare di questo genere di argomenti, ma oggi pomeriggio è venuto a trovarci in biblio un tizio che per metà dell'anno fa il pianista sulle navi della Costa. Ovviamente siamo entrati nell'argomento naufragio, perché con uno che ci sta sopra sei mesi all'anno non è che puoi parlare di molto altro che di navi. Quindi parlandone è venuto fuori che, come già si sospettava, tutto il casino è successo perché il capitano, che non si sa bene dove aveva la testa quando è passato a uno sputo dalla costa col motore a 15 nodi (su 23 di velocità massima), ha fatto finta di niente. Voglio dire, non serviva che dicesse immediatamente "evacuare la nave", sarebbe bastato dare l'allarme allo staff. Lo staff delle navi Costa fa un'esercitazione alla settimana. Lo staff delle navi Costa è addestrato a mantenere la calma e a fare l'appello delle persone che ognuno ha nella lista del suo punto di raccolta, se lavorano tutti insieme. Perché è questo il punto: che senza un ordine preciso, alcuni hanno iniziato con le procedure di emergenza per salvare la gente, tipo il commissario di bordo che è rimasto dentro e si è rotto una gamba e l'hanno ripescato due giorni dopo, e altri hanno cercato di fare finta di niente, anche se non gli riusciva poi così bene. E vi dirò un'altra cosa: c'è stata gente che si è lamentata perché la loro scialuppa la guidava il cuoco. Sappiate che il cuoco, se la guidava, è perché sa farlo. Non ci sono abbastanza ufficiali per guidare tutte le scialuppe, ci vuole dell'altro personale che ha fatto il corso.
Ah, e giusto perché lo sappiate, in genere gli "inchini" si fanno un pochino più da lontano, e un pochino più piano, tipo a 2 nodi di velocità.
Mi asterrò dal gettare altra merda sul capitano, dato che l'hanno già seppellito, ma credo che abbiate capito che opinione mi sono fatta di lui, specialmente dopo aver parlato con uno che di navi se ne intende un po' più di me.

giovedì 2 febbraio 2012