giovedì 8 marzo 2012

Recensioni: Switched - il segreto del regno perduto

Switched - il segreto del regno perduto (Switched) è il primo libro della "Trilogia Trylle" di Amanda Hocking.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
L'idea non sarebbe neanche malvagia, infatti l'inizio promette bene, ma poi la zia Amanda l'ha rovinata cadendo nel solito baratro degli YA simil-Twilight. Vi basti sapere che la protagonista è una changeling (in italiano: una bambina scambiata), il che avrebbe potuto essere assolutamente interessante, solo che invece di una fata scopriamo poi che è un troll. Scusate, una Trylle. Stessa cosa. E cos'hanno di strano i troll? Oh, niente, solo qualcuno di loro ha dei poteri, in generale odiano le scarpe e il cioccolato, alcuni hanno la pelle un po' verde e tutti dei capelli assolutamente ricci e indomabili. Così sul momento, credo di conoscerne di persona almeno un paio.
Insomma Wendy è così sveglia che prima di credere a questa storia dei troll deve farsi aggredire dai nemici e salvare da Finn. Giusto per spendere due parole anche su di lui, sappiate che è incredibilmente figo e potente e non ha un difetto al mondo, a parte forse il fatto che non può innamorarsi di una principessa, e Wendy, guarda caso, è proprio la figlia della regina.
Gran parte delle cose che Wendy dovrebbe sapere o imparare quando lascia il mondo degli umani arriva a palazzo non sono spiegate per niente, perché tutti stanno bene attenti a cosa le dicono e non è che la zia Amanda abbia pensato a spiegarlo almeno a noi. No, figuriamoci.
Gli unici due personaggi che mi sono davvero piaciuti sono stati Tove e Rhys. Tove è caratterizzato abbastanza bene, mentre avrei gradito qualcosa di più a proposito di Rhys, dato che dopotutto è il bambino che stava al posto di Wendy.
Ho meditato per un po' di dargli una stella, per due motivi principali: il prossimo libro in cui quacuno sta appollaiato sul davanzale della protagonista di notte (passando dal tetto, ovviamente), strappo la pagina e la faccio mangiare all'autore. Secondo motivo, che da solo sarebbe bastato per mettere una stella, ho trovato in una frase una costruzione con che + imperfetto dove invece ci sarebbe dovuto essere un congiuntivo. Sono sempre più dell'idea che l'importante è pubblicare per cavalcare l'onda del successo del filone YA, e non importa quali nefandezze ci sono dentro poi.

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