lunedì 5 marzo 2012

Recensioni: Un giorno questo dolore ti sarà utile

Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Un giorno questo dolore ti sarà utile (Someday this pain will be useful to you) è un romanzo di Peter Cameron. Ne ho sentito parlare la settimana scorsa al telegiornale, a proposito del film, a dire il vero, e ho deciso di procurarmelo (ovviamente in biblio da noi si trova di tutto). E no, il film non mi fa voglia di vederlo. Anche perché, diciamocelo, non è che il libro abbia una vera e propria trama. Va avanti più che altro per inerzia, come pare che faccia James da quando ha finito la scuola. Durante l'estate finge di lavorare nella galleria della madre, in cui non mette piede praticamente nessuno, perché dopotutto nessuno è interessato a delle "opere d'arte" come quelle esposte, ossia bidoni della spazzatura decoupati con pagine della Bibbia, frutto delle idee di un artista che vuole restare anonimo. Nella galleria lavora anche un uomo chiamato John, a cui James tiene molto. James ha una madre con tre matrimoni alle spalle, l'ultimo dei quali finito a metà della luna di miele, un padre che si dimentica sempre di inserirlo nella lista degli ospiti autorizzati ad entrare nel palazzo in cui lavora e una sorella, Gillian (da leggere Ghillian), che si vede con uno dei suoi professori, e tutti tre insistono perché vada alla Brown University. James non ne ha la minima intenzione. Ha anche una nonna, Nanette, che è la nonna che vorrebbero tutti. O almeno, io la vorrei. Lei dice che se non se la sente può benissimo non andare all'università e comprarsi una casa nel Midwest.
Il punto è che James è strano. Diremo che è asociale, anche se non è esattamente la definizione esatta, è che lui non sopporta di stare con tutti quelli della sua età, e non sopporta che tutto ciò che pensa debba per forza essere tradotto in parole, come invece vorrebbe la psicologa da cui i genitori lo mandano.
Basta. Il libro si basa essenzialmente su questo, e su quello che combina quindi James. Non ha una trama, è come se io raccontassi cosa mi è successo per tre mesi d'estate, saltando un po' qua e un po' là sulle cose principali e sottolineando di continuo che odio i miei simili e che tutto ciò che penso non devo per forza esprimerlo a parole, anzi che mi sento molto meglio se non lo faccio.
Tuttavia, non posso negare che mi sia piaciuto molto. In alcuni passi mi ha fatto pensare a me e al mio problema con l'uni, e a me che odio stare in mezzo alla gente, e anche a un amico che poco tempo fa mi ha raccontato un po' di cose che sono successe a lui durante i mesi in cui non ci siamo sentiti. Lui me l'ha ricordato lo stile, puù che altro.
Ho sentito qualcuno paragonare questo libro a Il giovane Holden. Non mi ricordo più chi è stato, se il tizio al telegiornale o qualcuno che l'ha scritto su aNobii, o boh, ma vi assicuro che non esiste niente di più diverso dalla storia di quell'antipatico saccentone di Holden Caulfield che ogni tre parole doveva per forza dire "e via discorrendo" sennò non era contento (non so se si nota che Holden mi sta un po' sulle scatole).

2 commenti:

  1. avendo iniziato da poco un blog personale, mi è venuta voglia di iniziare a seguire i blog di altre persone, e mi sono ricordato del tuo (sei una mia vicina "storica" su aNoobi).
    sono riuscito a iscrivermi con i feed rss, così dovrei farcela ;)

    p.s.: non vuole essere una pubblicità occulta al mio nuovo blog, ma solo un mex di saluto! ;-)
    a presto!

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    Risposte
    1. sei nel riquadro dei lettori fissi, quindi sì, si presume che tu ce l'abbia fatta. cmq sto seguendo anch'io il tuo blog.

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