lunedì 30 aprile 2012

Il pranzo della domenica

Alla fine la caccia che non s’aveva da fare l’abbiamo fatta. Comunque è stato desolante, c’erano tipo dodici bambini, e io già me lo immaginavo.
A pranzo Marco ci ha invitati a casa sua a mangiare la grigliata, che aveva questa idea di trovarci tuti già dal suo compleanno. Siamo stati a casa sua fino alle sette meno un quarto. Mia madre si stava già chiedendo se mi sarei fermata anche a cena, e avremmo anche potuto, visto che era avanzata una montagna di roba. Probabilmente in quella casa pensano che noi ragazzi siamo tutti voraci come il loro figlio di mezzo, ma non è vero. Io ho dissezionato un po' di pollo e non sono neanche arrivata alla fine perché poco dopo la metà ero già pasciuta. E dopo suo padre ci ha portato anche il gelato, e la Chiara il dolce. Ieri sera avrei potuto benissimo saltare la cena.
Nel pomeriggio ci siamo messi in giardino con gli asciugamani, il che non sarebbe stato male se non fosse che poi come al solito ci si mette a gruppetti e io resto fuori. Io odio andare alle feste e ai raduni e tutto il resto perchè so che finisce sempre che resto fuori. E poi solito, se non faccio da tappezzeria non sembro neanche io.
Sono anche riuscita a bruciarmi la faccia.

sabato 28 aprile 2012

Meno uno alla caccia

Vi ricordate che due settimane fa c'era la famosa Festa di Primavera a cui noi dovevamo partecipare con la nostra famosa caccia fotografica? Bene, alla fine ha piovuto tutto il giorno e la caccia è saltata, ma la Giò ha insisitito per recuperarla, e sapete quando? Domani. E casualmente pare che domani il tempo non sia poi così bello (oggi sì, fuori si sta bene in maniche corte). E tra l'altro domani c'è la presentazione dei bambini della prima comunione, quindi tutta la quarta elementare ce la siamo giocata.
Diciamoci la verità: questa caccia non s'ha da fare.

giovedì 26 aprile 2012

Depression/2

Non siamo così soli
a fare castelli in aria
non siamo così soli
a immaginare un nuovo giorno in Italia.

Va tutto di merda. Non sono passata di qui per quasi una settimana, lo so, ma mio padre è stato in ospedale fino a martedì pomeriggio e come se non bastasse io martedì mattina ho avuto un calo di pressione che non mi lasciava neanche alzare la testa dal cuscino. Infatti oggi pomeriggio dovrei andare dal dottore a farmi fare una ricetta (‘fanculo anche alle medicine con la ricetta bianca) e mia madre ha detto di dire anche che ha avuto due cali di pressione in quattro mesi, come se fossero una cosa eclatante. Piuttosto io penso di chiedere se mi da qualcosa per dormire, perché di notte sto ore con gli occhi sbarrati ad aspettare di prendere sonno anche quando sono completamente cotta, e poi magari se capita che la mattina dopo devo svegliarmi per qualche motivo allora sono sicura che dormo al massimo tre o quattro ore perché inizio ad agitarmi e a chiedermi se è ora di alzarmi e se è suonata la sveglia e cose del genere. Mi chiedo come facevo quando andavo a scuola. Ma forse il fatto è che ultimamente ho sviluppato un sacco di problemi, e il mondo fuori non mi aiuta.
Dieci minuti fa ho cercato di caricare il mio curriculum sul sito di una di quelle agenzie di collocamento che avevo trovato chiuse, ma dopo averci perso un sacco di tempo aspettando che si caricasse la pagina e altrettanto a capire come credono che si debba compilare, ho chiuso tutto e andrò di persona. Vaffanculo anche loro e i loro siti. E poi, se permettete, odio anche quando ti chiedono “cosa vorresti/ti piacerebbe fare?”. Cazzo, se non ho mai fatto niente, come faccio a sapere cosa vorrei fare? Magari mi piace salire sui tetti a mettere giù tegole, ma come faccio a saperlo se non sono mai salita su un tetto? Certo che sono intelligenti anche loro.
E vorrei aggiungere anche che, non so voi, ma io con la nuova home di blogger mi trovo malissimo, perché il computer non me la carica. Infatti per ora sono tornata alla vecchia, finché me le fa usare (come col diario di Face, un’altra bella schifezza che non si carica).

(Oh, sì, una cosa bella: ieri ho finito di leggere Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon, che tra l’altro ve lo consiglio, e la mia recensione è finita in home su anobii. Adoro.)

venerdì 20 aprile 2012

Diploma a pagamento

Oggi quando mi sono svegliata e (dopo aver trascinato per tutto il corridoio le mie crocs rosse) sono arrivata in cucina, ho trovato sul tavolo una busta della mia scuola superiore. Ovviamente indirizzata a me, anche se mio padre non l'aveva separata. E già sapevo che aveva a che fare col diploma, che quando siamo usciti, nel 2008, ci avevano detto che per averlo in mano ci sarebbero voluti cinque anni. Insomma apro, e ci trovo una lettera del preside in cui mi dice che sono pronti per la consegna i diplomi del mio anno e di quello successivo e che si va a prenderseli dalle 10.30 alle 13 in segreteria fino al 26 maggio (e basta). Ah, e che si deve andare a prenderlo di persona-personalmente (cit.) e con un documento e con la ricevuta del fatto che abbiamo versato all'Agenzia delle Entrate la somma di euro 15,13 con la causale "tasse scolastiche". Considerato che quello è il prezzo medio di un libro, o è un diploma di duecento pagine, oppure come minimo lo voglio miniato in oro da un amanuense.
Della serie: non è stato abbastanza alzarsi tutte le mattine per cinque anni alle 6.57, pagare certe cifre astronomiche di abbonalmento del bus (per poi stare in piedi tutti schiacciati come sardine), stare in una classe di idioti e con certi professori che non sapevano neanche su cosa fare la lezione, pagare un centinaio di euro di tasse all'anno per non avere neanche il cancellino della lavagna e la carta igienica nei bagni, comprare libri  tutti belli patinati e grossissimi che poi usavamo neanche a metà e infine aspettare quattro anni dopo la maturità prima di avere un pezzo di carta (comunemente detto "diploma") con cui testimoniare che sì, da quella cazzo di scuola ci sono uscita, e anche bene. No, devo anche pagarci sopra ancora. Con tutti i soldi che gli ho dato, si potrebbe dire che me lo sono proprio comprato, questo diploma.

mercoledì 18 aprile 2012

Buste imbottite

Quando arriva una busta con un libro è sempre una libridine, ma quando arriva una busta del prestito interbibliotecario con dentro il secondo volume di una trilogia che avevi richiesto da una settimana, è una doppia libridine. Ho richiesto Wunderkind – la rosa e i tre chiodi alla biblioteca di Castello di Godego, che non ci crederete ma non ho la minima idea di dove si trovi, e che era l’unica in tutta la provincia ad avercelo. Ma ci credete, una sola copia in tutta la provincia? Va bene che il primo (Wunderkind – una lucida moneta d’argento) è scritto benissimo e composto malissimo, però snobbare del tutto il secondo non è corretto nei confronti di chi vuole sapere cosa ne è di Caius e (soprattutto) che cavolo sarebbe questo Wunderkind. Stanotte lo inizio.
Stamattina sono anche stata a spandere altri curriculum, e ho fatto un’altra bella figura di emme, solo per aver detto la verità. Non vi dico mia madre che testa mi ha fatto quando gliel’ho raccontato. Speriamo che qualcuno mi chiami.

martedì 17 aprile 2012

Noi, quelli "strani"

Scusate, piccolo sfogo. È che avevo bisogno di scrivere.

Non capisco dove sta il problema che tutti creano attorno a me. Non capisco perché devo essere come gli altri, devo fare quello che dicono gli altri e magari farmelo anche venire male perché non è quello che mi piace e che mi interessa. Non è che se ho due cugine su tre avvocato allora devo fare l’avvocato anche io. Non è che se la terza è laureata in biologia e insegna matematica allora devo andare a fare la professoressa anche io. Non è che visto che ho un diploma di turismo allora devo girare il mondo, visto che tra l’altro viaggiare non mi piace neanche e il posto più lontano in cui sono stata è a dieci ore di corriera da casa (no, non sono tante, è solo che arrivi in fondo col didietro quadrato), e non è che perché so sei lingue allora devo andare in cerca di gente che le parla e farci un discorso. Anzi, parlare una lingua che non sia l’italiano (e, in alcuni casi, il dialetto) mi mette l’ansia e lo evito come la peste. Non è che perché i miei amici fanno le feste in cui so che non fanno altro che bere e ballare sul cubo e strusciarsi addosso ai ragazzi allora devo andarci e farlo anche io. Non è che perché quelli a cui ho mandato/lasciato il curriculum non mi richiamano allora non ho voglia di lavorare. Non è che se la mattina dormo fino alle undici e mi alzo che sembro uno zombie allora non ho voglia di fare un cazzo, però dovete lasciarmi il tempo di rendermi conto che è giorno. Non è che perché leggo la posta su una versione vecchia di Thunderbird allora sono nella preistoria, scusate se la mia connessione non mi permette di scaricare quella nuova senza metterci un pomeriggio (sempre che ce la faccia ad arrivare alla fine).
Ultimamente i miei le inventano tutte per farmi sbarellare. Forse sono anche io che mi salta la mosca al naso con niente, ma loro davvero le provano tutte. Qualsiasi cosa non gli sta bene. E intendo proprio qualsiasi, dal maglione che mi metto a come tengo la forchetta a tavola, a come sto seduta al computer che mi viene la scoliosi (e chissà, forse ce l’ho già). E loro dicono che lo fanno per il mio bene, a farmi notare quello che non va, ma invece non fanno altro che farmi arrabbiare e farmi venire attacchi d’ansia. E poi, mi dicono di non fare tante scene, come se lo facessi apposta.
E quando la notte vado a letto, quando mi nascondo sotto le coperte con un libro perché ogni altra vita in questo momento è migliore, mi chiedo cosa sto a farci in questa casa a farmi solo tiranneggiare. Mi chiedo anche cosa succederebbe se una notte mi alzassi e andassi al primo piano a fare un volo dalla terrazza, ma è troppo bassa e mi farei solo male.

Forse essere trattati da diversi è normale, per noi che diversi lo siamo, che non balliamo sui tavoli e che abbiamo sempre cercato di fare i bravi ragazzi e ascoltare quello che ci veniva detto, noi che ci siamo sentiti dire "sei strano" tre volte alla settimana per tutta la vita. Che magari, chi te lo diceva non sapeva neanche dire cosa significasse "strano". Però se questo è il prezzo per essere venuti su bene, non sono sicura di volerlo pagare.

domenica 15 aprile 2012

Recensioni: Jonathan Strange & il signor Norrell

Jonathan Strange & il signor Norrell (Jonathan Strange & Mr. Norrell) è un romanzo di Susanna Clarke. L’unica cosa che mi è davvero piaciuta è che se non altro ci ha fatto la grazia di stamparlo tutto insieme nonostante sia composto da tre sezioni (“Il signor Norrell”, “Jonathan Strange” e “John Uskglass”) che sono così grosse da poter essere considerate tre libri staccati. Tutto il volume, infatti, è di quasi 900 pagine. Generalmente per me i libri grossi non rappresentano un problema, ma questo mi ha davvero tolto tutte le energie. Mi dispiaceva lasciarlo perdere (sapete, dopo un po’ si iniziano a pensare a tutte le cattiverie che si scriveranno nella recensione e quindi si fa fatica a privarsi di tanto ben di Dio), ma in certi punti l’alternativa era saltare tutte le note a piè di pagina, e anche qualche riga del testo. Sì, avete letto bene, ha le note a piè di pagina. Anzi, in certe pagine c’è praticamente l’intestazione composta da cinque righe di libro e il resto è nota a piè di pagina. Sono quasi convinta che eliminandole tutte si sarebbero potute risparmiare un centinaio di pagine a libro, e un paio di foreste.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
La trama è costellata di buone idee che però sono andate più o meno tutte a farsi friggere, perché sono state annacquate (anzi, diciamo proprio annegate) da tutti i corollari inutili che la Clarke ci ha incastrato in mezzo. Molto velocemente, c’è questo mago, il signor Norrell (Gilbert), che possiede praticamente tutti i libri di magia dell’Inghilterra e che si crede l’unico a poterla esercitare, al punto che fa mettere a contratto che gli altri maghi dell’Accademia di York (tutti teorici) non debbano più essere considerati maghi, e debbano addirittura cambiare professione. Già a questo punto del libro l’avrei strangolato più o meno sette volte. Dopo essersi tolto dai piedi la concorrenza, Norrell cerca di mettersi al servizio del governo inglese per vincere con la magia la guerra contro Napoleone. All’inizio il ministro Walter Pole non è per niente convinto, ma quando Norrell si offre di resuscitare con la magia la donna che Sir Pole avrebbe dovuto sposare, il ministro accetta e mette Norrell al suo servizio. O viceversa? Mi è rimasto il sospetto che alla fine fossero i ministri le marionette di Norrell. Comunque. Per riportare in vita la donna, però, Norrell fa un patto con un essere fatato di cui non si conosce il nome, detto sempre “il gentiluomo dai capelli lanuginosi”. Anche il gentiluomo è uno che prima della fine del libro avrei più volte strangolato con le mie mani. Lady Pole è quindi costretta a vivere una doppia vita, di giorno a Londra e di notte a Senzasperanza, la dimora fatata del gentiluomo. In questo incantesimo verrà poi inglobato anche il maggiordomo di Sir Pole, Stephen.
Un giorno, a rovinare i piani di Norrell, arriva Jonathan Strange, il quale è molto più simpatico al governo e viene mandato in Spagna e in Belgio a combattere con la magia insieme ai soldati (seguono duecento pagine di battaglie che avrei volentieri saltato). Nel frattempo, il famoso gentiluomo fatato allarga l’incantesimo anche alla moglie di Strange, Arabella, che in seguito viene trasportata per sempre nei Regni Fatati e tutti la credono morta. Strange, allora decide di scappare a fare un giro in Europa (qualcosa di simile a un Grand Tour, per quello che ho capito) in compagnia di una famiglia inglese. Si fermano per un po’ a Venezia e lì Strange inizia a cercare di capire come fare a evocare gli esseri fatati, dal momento che Norrell non ha voluto insegnarglielo. Dopo essere stato chiamato contro la sua volontà, il gentiluomo si arrabbia con Strange e cerca di ridurlo alla solitudine estrema lanciandogli un incantesimo che lo fa stare in una notte perenne. Strange inizialmente si deprime, poi si dà una svegliata, scopre che la moglie è ancora viva e come salvare Lady Pole dal maleficio, così torna in Inghilterra e risveglia la magia del Re Corvo.
Per fortuna che vi avevo detto “brevemente”. Vabbè, capite che riassumere novecento pagine non è semplice, e sappiate che ho saltato parecchi personaggi. Per esempio, non vi ho raccontato di John Uskglass, ossia Re Corvo. In realtà non c’è molto da dire, all’inizio non si capisce nemmeno che sono sinonimi, ma quando le cose si fanno più chiare si capisce che alla fine la Clarke ha incollato insieme un po’ di leggende (nelle note a piè di pagina) e che se ci è piaciuto il suo personaggio possiamo farci un giro su Google. Un altro personaggio che all’inizio pareva assolutamente insignificante ma che poi mi è piaciuto è Vinculus, il mago di strada (al giorno d’oggi diremo ciarlatano), che non è poi così impostore come sembra. Anche Jonh Childermass, il servo/valletto/tuttofare di Norrell è un personaggio niente male. Anzi, vi dirò, i personaggi secondari sono quasi migliori dei principali, dal momento che Norrell è schifosamente antipatico (e le prova tutte per esserlo sempre di più) e Strange è quello che si crede più bello e più intelligente e in una parola vi dirò assolutamente arrogante. (Però l’ho comunque preferito a Norrell). Certo ci sono anche personaggi secondari odiosi, tipo Lascelles, sul quale non intendo soffermarmi per niente.
Anche ieri sera quando l’ho finalmente finito sono rimasta a chiedermi perché la Clarke ha annegato tutte le sue buone idee, tutte le leggende sul Re Corvo che probabilmente già da sole potevano fare una gran storia, tutti i personaggi che le erano venuti bene (anche Norrell e Strange sono venuti bene, voglio dire, rendere antipatica una manciata di parole su una pagina è una gran bravura)  in pagine e pagine di cretinate che non interessano niente a nessuno. È un vero peccato.
E, ultimissima cosa, giuro, i disegni sono a dir poco orrendi. La prossima volta, per favore, chiamate Paolo Barbieri.

sabato 14 aprile 2012

La festa e il meteo

Domani ci sarebbe la festa di primavera, ma tanto hanno messo pioggia tutto il giorno. La Giò ha detto che se il tempo è brutto ma non piove ci troviamo lì alla Villa e vediamo se viene qualcuno, se invece piove stiamo direttamente a casa. Credetemi, sto pregando che piova almeno dalle otto a mezzogiorno, perché non ho intenzioe di alzarmi dal letto per niente e prendere anche un sacco di freddo.
Cito dal sito dell'ARPAV:
"Stato del cielo: tempo instabile con nuvolosità diffusa.
Precipitazioni: probabilità in aumento da media (40/60%) al mattino fino a medio-alta (60/80%) dal pomeriggio, di precipitazioni, sparse sulla pianura centro-orientale, diffuse altrove; possibili fenomeni anche a carattere di rovescio o locale temporale."

Speriamo che ci abbiano azzeccato.

giovedì 12 aprile 2012

Gli occhiali nuovi

Alla fine, oggi sono tornata in montagna a prendermeli. Mi avevano detto che mi avrebbero chiamato, ma siccome erano passate due settimane e non si era sentito nessuno, mio padre ieri pomeriggio li ha chiamati lui, e guarda caso erano pronti. Mi sono dovuta svegliare alle sette e mezza, sono stata male appena fuori dall'autostrada e in negozio non c'era nemmeno il figlio figo (vedi i post precedenti). Chemmerda.
Quelli da vista sono con la montatura di plastica trasparente (la montatura di plastica mi permette di nascondere il lato delle lenti, così nessuno scopre quanto sono grosse, e se vi dico che ancora sbordano vi farete un'idea), invece quelli da sole sono con la montatura nera e le lenti marroni. La tipa mi aveva mostrato anche quelle grige, ma non mi piacevano per niente. Averceli su è come guardare una foto sottoesposta di due toni.
Ovviamente adesso vedo il pavimento in collina e cose del genere, perché al cambio di lenti succede sempre che per un paio di giorni il mondo diventa tutto strano.
Mia madre quando me li ha visti su (quelli da vista) mi ha detto che non le piacciono, che mi stanno male, che sono più larghi della mia faccia. Il punto è che erano quelli di prima ad essere stretti, non viceversa.
(La foto fa schifo, lo so, ma è opera del cellulare)

domenica 8 aprile 2012

L'uovo extra large

Buona Pasqua!
Non so da voi, ma qua capita che delle associazioni o dei negozi mettano in palio uno o più uova di pasqua giganti. Funziona come la lotteria: si mette un numero (o più) e poi chi viene estratto se lo porta a casa. Indovinate chi l'ha vinto quest'anno?

giovedì 5 aprile 2012

La semina dei curriculum

Oggi pomeriggio sono stata a portare in giro ancora curriculum, dal momento che i due famosi che ho spedito via mail sono stati completamente ignorati (e poi a dire il vero non avevo voglia di andare a lavorare in un albergo). Sono stata in tre librerie (lavorare in libreria è il mio sogno) e in due negozi in cui cercavano un'apprendista commessa. A parte nella prima libreria, negli altri posti sono stati tutti molto gentili, della serie certo che puoi lasciarmi un curriculum, se avremo bisogno ti faremo sapere, lo metto con gli altri e appena ne abbiamo un buon numero iniziamo i colloqui, ma guarda che è un posto full time, non sei mica una studentessa, vero? Insomma, sempre le solite cose. Mio padre mi aveva anche detto di andare a iscrivermi in qualcuna di quelle agenzie di collocamento che lui odia con tutto sé stesso (il che dovrebbe dirla lunga su quanto sperano che mi trovi un lavoro), quindi già che eravamo di strada ci siamo andati, ma guarda caso sono aperte solo la mattina, una delle quali solo il mercoledì, che è giorno di mercato quindi c'è proprio un gran bel casino, e un'altra addirittura solo su appuntamento. Ora, io capisco tutto, ma per lasciarti giù un curriculum non credo di portarti via tanto tempo. O hai paura di non riuscire a bere il caffè?
Speriamo che una di queste semine di oggi sia proficua. Anche arrivare al colloquio non sarebbe male, dopo essere sempre stata snobbata.
A proposito, già che eravamo all'Ipercoop ho comprato l'album del WWF e ho passato la mezzora prima di cena ad attaccare figurine. Me ne mancano ancora 81.

martedì 3 aprile 2012

Esperimenti di kat: coniglietto portauova

Oggi mi sentivo molto pasquale e, siccome mi stavo annoiando a morte, ho deciso di fare un lavoretto pasquale, quindi ecco a voi il coniglietto portauova. Se vi sentite pasquali e vi va di passare mezzora a fare un lavoretto da bambini (e magari avete anche qualche fratellino/cuginetto a cui regalarlo domenica), qui sotto ci sono le istruzioni.

kat e il suo disastro sulla scrivania:
la matita, il portamina e il temperino col tetto.
Cosa vi serve:
- cartoncino colorato
- un tubo di di quelli che stanno al centro della carta igienica
- matita
- stecca
- forbici e taglierino
- colla
- pennarelli
- un po' di fantasia

Come si fa:
Prendete il tubo della carta igienica e tagliatelo a metà, in modo che venga alto più o meno 4 o 5 centimetri.
Tagliate nel cartoncino la testa e le zampe del coniglio e una striscia alta quanto il tubo e lunga un centimetro più della circonferenza (per esempio, il mio faceva 4,5 x 13 e ho tagliato una striscia lunga 14 centimetri). Nel cartoncino di un altro colore, oppure in un foglio bianco da colorare coi pennarelli, tagliate il naso, gli occhi e i denti del coniglio. Se volete potete aggiungere un farfallino come ho fatto io, o qualcos'altro.

A questo punto dovrste avere i pezzi che compaiono nella foto qui sotto (più gli occhi, che io me li ero dimenticati).



Ora che i pezzi sono tutti pronti, si inizia ad assemblare il coniglio. Prima di tutto, si usa la striscia per ricoprire il tubo, poi si mettono in posizione le zampe e si incollano al bordo inferiore del tubo. Credo che questo passaggio verrebbe meglio con la colla a caldo, ma si può anche mettere un po' di scotch all'interno che tanto non si vede. Poi si incollano naso, occhi e denti sulla faccia. A questo punto, bisogna incollare la faccia al tubo-corpo. Curvatela un po', poi spalmate la colla sull parte inferiore della faccia e fatela aderire bene al corpo. Io per sicurezza, ho messo un po' di scotch anche dietro a questa.
Il tubo-corpo è ovviamente il portauovo, che resta nascosto dietro alla testa e alle orecchie del coniglio. Dopotutto lo sanno tutti che il coniglietto pasquale mica le mette in mostra le uova.

lunedì 2 aprile 2012

Recensioni: Alieni in Italia

Attenzione: questa è una recensione di un libro in corso di lettura, il che significa che prima della fine potrei cambiare alcune delle mie opinioni.
Alieni in Italia è un eBook a puntate della mia amica Avstron. Certo, adesso penserete che siccome ci conosciamo gliele farò passare tutte lisce. Chissà.
Non ricordo nemmeno com’è iniziata questa storia di Alieni in Italia. Voglio dire, la trama me la ricordo, intendo che non so da cosa è saltato fuori che la cara Avstron si mettesse a scrivere un eBook. So che ha fatto un sogno, che poi è diventato la prima parte, però da fare un sogno a scrivere un libro…
Che poi, non è così strano il fatto che si sia messa a scrivere, ho perso il conto di tutti i personaggi che si è inventata e delle trame che ha composto. Comunque pare che stavolta si sia ridimensionata, perché finora, alla parte nove, c’è un numero di personaggi che ancora si riesce a tenere a mente.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
La trama, finora, è abbastanza semplice: l’Europa è invasa da alieni replicanti che, prendendo le sembianze e il posto di un umano (sapete quel film da cui escono le copie dai baccelloni, che non so come si intitola perché non sono una patita di fantascienza e non l’ho mai visto), cercano di accoppiarsi con un altro per creare degli ibridi. Per toglierseli dai piedi, l’Unione Europea ha inviato delle task-force di debellatori, provenienti in particolare dalla Scandinavia. Uno di questi è Erik, a quanto pare il più figo di tutti, tanto che Betta, che lo aveva chiamato per far fuori un alieno, se ne innamora e va a lavorare e vivere con lui. Sì, lo so, adesso state pensando: e allora chissenefrega degli alieni, se dovevi raccontarci la storia d’amore potevi evitare di raccontarci degli schizzi di sangue alieno sul soffitto e dei falò in giardino. Insomma, un po’ di calma, la storia mica è tutta qui. Per ora posso dirvi che ci sono già come minimo due colpi di scena, e anche qualche intrigo, qualcuno che fa il doppio gioco, o almeno così mi è sembrato. E alieni a palate, ovviamente.
Per essere una a cui la fantascienza non dice quasi niente, sto leggendo questo eBook con piacere (nonché revisionando le parti in anteprima), anche se a volte mi perdo tra i tipi di alieni. Forse è solo che non ho letto bene tutte le spiegazioni wikipediane sul blog dedicato http://alieninitalia.wordpress.com, sul quale vi consiglio (molto imparzialmente) di fare un salto a procurarvi i primi due atti dell’ eBook.