venerdì 28 settembre 2012

Bungee jumping senza elastico

Oggi era una di quelle giornate in cui farei il bungee jumping senza elastico o, in alternativa, attraverserei la strada col rosso e gli occhi bendati, sperando che tutte le macchine abbiano i freni rotti.
È iniziata male già da stamattina, quando la sveglia del cell ha deciso di non suonare. Non è la prima volta e pare che si risolva da solo, ma intanto mi scoccia andare a dormire con l’angoscia di non sapere se mi sveglierò all’ora giusta. Certo potrei portarmi in camera una sveglia normale, ma il ticchettio mi fa diventare scema. Quando andavo a scuola, nel weekend la traslocavo sempre, per dormire almeno una notte tranquilla.
È proseguita male perché mentre guardavo E.R. mi è arrivato un messaggio dell’agenzia di collocamento che mi diceva (per la prima volta da aprile) che a Motta (circa 15-20km da casa mia) cercano un’impiegata commerciale e di chiamare in agenzia. Ora, l’altro posto in cui ho portato il curriculum è una libreria, ed è anche più vicina a casa, e la verità è che io non voglio fare fatture. Il mio sogno è lavorare in libreria, quindi sarà meglio che si affrettino a chiamarmi. Non chiedo tanto, almeno un colloquio. Sono secoli che porto in giro curriculum e non mi chiamano neanche a colloquiare. Comunque vabbè, ho deciso che gli do tempo ancora il weekend e lunedì chiamerò l’agenzia. Piuttosto che chiamarli vorrei sotterrarmi, ma poi mia madre mi rompe che me la sto prendendo comoda.
Dopodiché, mentre guardavo Grey’s Anatomy (non mi fa né caldo né freddo, ma sono dottori e tanto basta) ha iniziato mia nonna a tediarmi, che se non mi tedia per delle cose inutili almeno due volte al giorno non è contenta.
A pranzo, dopo aver aspettato mia madre fino all’una passata che ormai me l’ero già figurata giù per il fosso, ho ingurgitato una quantità spropositata di spaghetti al tonno e pomodoro, che per gli spaghetti non ho mai misura, ma almeno non ho avuto fame per il resto del pomeriggio.
Il pomeriggio in biblio è andato via quasi liscio, a parte il fatto che ho perso tre ore a trovare la due metà dei foglietti dei prestiti da scaricare e a bestemmiare in sanscrito perché quando le cose vengono fatte da gente che non capisce quello che gli spieghi poi trovi solo confusione e ci metti metà tempo per sistemare e l’altra metà per fare il lavoro. Alle sei e mezza, quando ormai la voglia di attraversare l’incrocio bendata stava calando, è arrivato Marco. Abbiamo chiacchierato un po’ mentre rovistavo tra i foglietti, ma ormai lavoravo male perché avevo le dita praticamente assiderate, così gliele ho ficcate dentro al colletto della felpa, che è sempre calduccio, e per un po’ è stato tutto come una volta, col mondo un po’ meno buio e la voglia di legarmi l’elastico alle caviglie prima di saltare. A volte mi chiedo perché non lo bacio. Penso che mi farebbe bene. Ma tornare a casa col suo profumo sulle dita e rendertene conto un secondo prima di lavarti le mani è già una bella sensazione.

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