giovedì 29 marzo 2012

Figurine Coop-WWF

Sono stata a fare la spesa alla Coop e mi hanno dato quattro pacchetti di figurine del WWF. A casa ne avevo già altri 14 che un'amica di mia madre le aveva dato, come se io a 22 anni facessi la collezione. Però effettivamente, adesso che le ho aperte tutte e le ho sistemate in ordine togliendo tutte le doppie (ne ho trovate cinque del panda minore. Non due o tre, cinque!), mi è venuta voglia di attaccarle all'album, peccato che mentre ero lì non l'ho preso. Anche perché sull'espositore è scritto che costa 2,40€, di cui 0,50 vanno per le tartarughe o qualcosa del genere. Al massimo, se me ne arrivano altre in discesa e raggiungo un buon numero, lo compro la prossima volta che andiamo.

martedì 27 marzo 2012

Cari occhiali/2

Stamattina mia madre mi ha buttata giù dal letto alle otto e mezza (infatti adesso sono più o meno in coma, perché è come se fosse mezzanotte e mezza) perché alle nove io e mio padre siamo partiti per andare su in montagna a farmi gli occhiali nuovi. Due ore di macchina.
Ho scoperto che qua i proprietari di negozi di occhiali sono più ladri di quanto pensavo, il che è tutto dire, dal momento che li ritenevo parecchio ladri. Vi dirò solo che con i soldi che normalmente spenderei qui in pianura per farmi le lenti nuove (forse con la montatura, o forse anche no), lì ho comprato due paia di occhiali nuovi, con montatura nuova e lenti extrafine, uno da vista e uno da sole graduato. Personalmente non vado matta per gli occhiali da sole, ma mia madre ha la fobia del sole basso in macchina, quando l'aletta parasole non serve a niente, e crede che siccome lei non ci vede allora anche io dovrei fare un incidente alla settimana, quindi ho dovuto prenderli.
La prossima settimana devo andare a prenderli. Altre due ore di macchina (all'andata, e altre due al ritorno). Se non altro, il tipo che era in negozio (che è il figlio del proprietario, da quello che ho capito) è assolutamente figo.

sabato 24 marzo 2012

Fagioli

Quando sono stata in Svizzera lo scorso inverno, i miei zii mi hanno regalato un fagiolo sui cui era scritto il mio nome, e che secondo le indicazioni (in tedesco) doveva essere piantato nel vasetto allegato e poi, crescendo, il nome sarebbe venuto fuori sulla foglia. La verità è che il nome non l'ho visto tanto, c'era solo a metà, mia madre dice che probabilmente il fagiolo era vecchio o qualcosa del genere, però è diventato enorme, si è arrampicato su per la grondaia fino al primo piano, poi l'abbiamo fatto tornare giù e credo che per la fine dell'estate fosse tornato su di nuovo, in stile fagiolo magico, su fino alla casa del gigante. In compenso non ha fatto un fagiolo che fosse uno.
(Ho trovato un sito in cui se ne parla, se volete schiacciate su http://tinyurl.com/7j6bv7p)
Non piantavo fagioli nel vasetto dai tempi delle elementari, ma dopo la scorsa estate mi è venuta voglia di averne un altro, così mia madre mi ha concesso tre di quelli che lei avrebbe piantato nell'orto (quelli che si comprano nelle scatole al negozio) così oggi pomeriggio me li sono piantati nel vaso. Non sono rampicanti, ma almeno faranno fagioli. E poi li ho piantati in crescente di luna così in teoria dovrebbero venire più alti, o almeno lo dice mia madre.
Potete prendermi per matta, ma quando mia madre mi ha chiesto cosa ci facevo coi fagioli le ho detto che in realtà era per avere una piantina tutta mia da coccolare e da volergli bene (mimando il gesto di coccolare e stringere). Più avanti vi racconto se germoglia.

Il fagiolo magico dell'anno scorso.
La riga bianca è dove inizia il primo piano, a 2,30 m da terra.

venerdì 23 marzo 2012

Recensioni: Un giorno

Un giorno (One day) è un romanzo di David Nicholls, da cui è stato tratto recentemente il film omonimo.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Giovanna (la bibliotecaria) l'ha comprato dopo aver visto il film e, ancora prima di avercelo in mano, l'ha consigliato a mezzo paese (l'altra metà sono quelli che non passano per la biblio), perché il film lei l'aveva trovato incantevole e si sa che il libro è sempre più bello. Io il film non l'ho visto, ma nel libro non ci ho trovato proprio niente di incantevole. A parte il fatto che i capitoli sono assurdamente lunghi, quando arrivi alla fine di ognuno non si sa cosa succede negli altri 364 giorni che non sono raccontati e resti con un palmo di naso perché quando le cose si fanno interessanti (tipo nel capitolo della Grecia) si passa direttamente all'anno successivo.
Anche Emma e Dexter sono abbastanza schifosi. Lui l'avrei preso volentieri a schiaffi per tre quarti del libro, specialmente quando si ubriacava e tutto il resto. Lei è una di quelle che vogliono fare le alternative e che non possono neanche mangiare un quadretto di cioccolata senza stare attente che non sia opera di una multinazionale sfruttatrice da boicottare o che so io, e a lungo andare diventa assolutamente insopportabile.
L'unica cosa che sembra quasi sensata è che i rispettivi difetti li notano, non hanno le fette di prosciutto sugli occhi pur essendo innamorati (senza saperlo davvero).
Un'altra cosa che non me l'ha fatto piacere, oltre al finale che è assolutamente orrendo (il 2004 intendo, non gli anniversari), è che più andavo avanti a leggere e più mi veniva un senso di oppressione della serie “rimarrò zitella e disoccupata” e poi pensavo ai miei amici (non necessariamente quelli dell’uni, anche gente con cui mi vedo adesso) e mi chiedevo “che ne sarà di noi?”. Capite bene che così non si può trarre un’impressione soddisfacente del libro, ma sono abbastanza sicura che lo zio David l’abbia fatto apposta. Farci venire le paranoie era esattamente quello che gli interessava.
Ah, e non fatevi fregare dalla copertina: l’unico momento in cui si baciano in mezzo alla strada e non ci sono per nessuno come il marinaio e l’infermiera della famosa foto (o come i ragazzi di Prévert, se preferite) è nel 1988, cioè all’inizio della vicenda. Poi tutto va di male in peggio.

mercoledì 21 marzo 2012

Cari occhiali

Andare dall’oculista è sempre una tragedia greca, perché so che quando esco ho in mano un foglio con la prescrizione per lenti più grosse di quelle che già stanno incastrate per miracolo sulla montatura, come al solito mi ha messo su 0,50, che detto così non sembra niente, ma 0,50 alla volta sono già arrivata a -9. Porca vacca. Poi farsi le lenti nuove superfine (che poi è sempre mezzo centimetro, magari no), costa l’ira di Dio. A volte mi chiedo com’è che esistono i farmaci di fascia A che te li passa il SSN, ma non gli occhiali base. Voglio dire, credo di avere diritto di vederci. Mica pretendo che passino a tutti gli occhiali firmati da mille euro, ma doverne spendere cinquecento all’anno perché non ci vedo più e perché i tipi che li vendono li fanno pagare quattro dita sopra la brocca (traduzione libera dal dialetto) mi scoccia alquanto, soprattutto perché mi servono per vivere. Cosa faccio senza vedere un cavolo, solo colori sfuocati? A volte penso che sarebbe meglio nascere ciechi, almeno non sai cosa ti stai perdendo.
Credo che andrò a comprare montatura e lenti in montagna, che sono un po' meno ladri.

martedì 20 marzo 2012

Primavera

Ero convinta che il primo giorno di primavera fosse il 21 marzo, ma il doodle di Google mi informa che invece è oggi. Sarà forse perché è un anno bisestile, chi lo sa. Comunque sia, basta buttare un occhio in giardino per vedere che la primavera è già arrivata.

lunedì 19 marzo 2012

Metti giù quel telefono!

Oggi pomeriggio sul tardi, tipo verso le sei e un quarto, era tutto tranquillo e ho pensato di telefonare a Bruno. In realtà erano un po’ di giorni che ci pensavo e che mi facevo un mucchio di problemi perché magari finiva che era a lezione o gli rompevo le scatole in qualche momento poco adatto alle chiacchiere, comunque alla fine ho tirato su la cornetta e ho fatto il numero. Non si può passare tutta la vita a farsi pare. L’idea era semplicemente di raccontargli le ultime sulla situazione alquanto desolante della gita, e magari sentire un attimo come se la passava lui, non so, al massimo dieci minuti. Alla fine quando ho messo giù era passata mezzora e non ce n’eravamo quasi accorti. E soprattutto, ho l’impressione che avremmo potuto andare avanti un altro bel pezzo a raccontarci cosa facciamo e cosa pensiamo e cosa ci passa per la testa e come va a rotoli il mondo, e che piove sia a Salga che a Rimini.
È assurdo, ma mi andava davvero di sentirlo. Ed è ancora più assurdo come mi sarei sbregata a ridere quando l’ho sentito rispondere e ho ricordato la sua voce che non sentivo da due anni. Sarà lui o sarà l’accento, non lo so. E poi, vabbè, lo so, se non sto attenta a come parlo, anche il mio accento è terribile (o almeno così hanno detto le orecchie marchigiane, della serie “senti chi parla”) e so che se mi metto tutta svaccata e cado nel dialetto mi viene perfino fuori quella stupida R veneta alla Federica Pellegrini (ascoltatela bene quando parla e capirete di cosa parlo).

sabato 17 marzo 2012

Miele, lana e occhiali

Tra mezzora vado al cg, ma intanto ho pensato che potevo passare da queste parti a raccontarvi cosa succede. Sabato scorso siamo usciti a fare le foto per la caccia fotografica e siccome Marco si è fatto prendere la mano ne ha scattate 118 (io ieri le ho visionate), e ne dobbiamo scegliere 10. Non dico altro. Oggi pomeriggio sarà lunga. Nel frattempo, ieri sera (prima che iniziasse NCIS: L.A.) mia madre mi ha insegnato a fare il punto dritto, ma non mi viene mica tanto bene. Ho fatto due o tre giri prima di guardare la tivù e poi, mentre mio padre guardava Blue Bloods io sono rimasta lì a cercare di capire come non farmi cadere tutti i punti mentre facevo il dritto. A un certo momento mi sono ritrovata con due punti di troppo e con una riga assurda di buchi (cioè errori) e mi sono demoralizzata e ho disfatto tutto di nuovo, perché non aveva senso continuare a fare sbagli sopra gli sbagli. Oggi è andata un po' meglio, ma credo che alla fine la sciarpa la farò tutta a rovescio, oltre ad essere più semplice, mi pare che viene anche più cicciotta e soffice.
Ieri a pranzo ho rifatto i pancakes. Mio padre mi ha chiesto cos'erano, se erano frittate, e gli ho detto di non preoccuparsi, che se non gli piacevano li mangiavo io senza nessun problema. Infatti me ne sono fatti fuori tre col miele, perché ultimamente mi è venuto lo schizzo del miele. Mangio miele direttamente dal barattolo col cucchiaio oppure lo spalmo sulle fette di pan carrè. Sono strana? Chissene. L'unico problema è che poi mi cadono le gocce sulla tastiera e non vi dico a toglierle. Ah, e giusto perché lo sappiate, io mangio i pancakes a mezzogiorno perché in genere quando mi alzo verso le undici salto la colazione e passo direttamente al pranzo.
Mercoledì devo anche andare dall'oculista. Quanto scommettiamo che mi dice che sì, potrei operarmi ma è meglio se ci penso ancora un po'? A dire il vero io non ho nessun problema a portare gli occhiali, anzi, mi sentirei strana senza, ma questa storia dell'operazione salta fuori da dieci anni ogni volta che vado a farmi vedere. Non so se lo dice per abitudine o cosa.

giovedì 15 marzo 2012

Gomitoli e ferri da lana

Ieri sera mia madre mi ha insegnato a lavorare a ferri. Per ora so solo iniziare il primo giro di punti sul ferro e poi so fare la maglia "rovescia", cioè quella che si vede guardando un maglione di lana dalla parte dentro. Non so se rovescia sia il termine corretto, a dire il vero. Mi ha detto che poi mi insegna anche quella dritta, nel senso che venga come si vedono i maglioni dal fuori (non so se mi sono spiegata bene).
Mentre mio padre guardava la partita (ed esprimeva una serie di commenti a proposito di quanto sono impediti i giocatori, come se l'unico in grado di giocare a calcio fosse lui) io sono andata avanti un po', ma continuavo a sbagliare e alla fine avevo tipo cinque punti in più di quelli con cui avevo iniziato. Pazienza. Stamattina ho disfatto tutto e ho ricominciato da capo. Ogni tanto sbaglio ancora, ma va meglio. A dire il vero, però non mi sento più intelligente di prima (vedi la seconda parte di questo post per capire).


Se notate, effettivamente ci sono dei punti in cui si vede che ci sono degli errori. Per questo inverno però ce la posso fare a imparare per farmi la sciarpa.

martedì 13 marzo 2012

Torta marmorizzata

Per chi non lo sapesse, questo
è uno stampo gugelhupf.
(Detta anche “Giorno e notte” per via dei due colori)
Questo è il tipico dolce che si trova al supermercato incartato in pezzi quadrati (e terribilmente pieno di burro). Tradizionalmente si dovrebbe cuocere in uno stampo gugelhupf, ma siccome nel mio tende a restare attaccato, io lo faccio quasi sempre in quello tondo normale.

Ingredienti
150 g burro (da tirare fuori in anticipo)
250 g zucchero
4 uova
1 fialetta aroma rum
1 bustina zucchero vanigliato
200 g farina
50 g frumina (in alternativa, se non ce l’avete vanno bene anche 250 g tutti di farina, la frumina serve solo per renderlo più soffice)
1 pizzico sale
1 bustina lievito
2 cucchiai colmi cacao amaro

Procedimento
Lavorare il burro a crema, aggiungere zucchero, zucchero vanigliato, uova, aroma e sale. Impastare farina e lievito a cucchiaiate.
Mettere metà della pasta nello stampo preventivamente imburrato e infarinato.
Unire al resto della pasta il cacao e (casomai)  un po’ di latte. Distribuire la pasta scura sopra quella chiara. Per ottenere un disegno marmorizzato, far passare a spirale una forchetta dall’alto in basso.
Mettere in forno preriscaldato a 175° per 30-35 minuti circa.

Stranezza: sullo stampo col buco non serve mescolare la pasta con la forchetta, si mescola da solo cuocendo.

[Edit: ho cambiato la foto, questa rende di più]

lunedì 12 marzo 2012

Pomeriggio perplesso

È un altro pomeriggio noioso in biblioteca. Ogni tanto viene dentro qualcuno, ma sono già le quattro e si saranno viste sì e no otto persone. La gente arriva tutta sul tardi, tipo dalle cinque e mezza in poi. In realtà non mi secca più di tanto se non c'è gente, almeno posso cazeggiare allegramente con otto schede di internet aperte, che se solo mi sogno di farlo a casa mi esplode il computer.Sto aspettando che arrivi Marco, sempre se arriverà, con le foto di sabato. Dobbiamo fare dieci postazioni e lui ha scattato grossomodo centocinquanta foto. A parte il fatto che probabilmente neanche ci ricorderemo tutte dove sono, anche sceglierle sarà un casino.
A proposito di foto, ieri sera ho mostrato a mio padre quelle che avevo fatto nel pomeriggio, e quando mi ha detto "belle, brava" in quelle due parole c'era sottintesa l'intera frase "a cosa ti serve una macchina nuova e costosa quando riesci già a fare foto belle con quella che hai?". Ho fatto finta di non cogliere.
Ho fame, e nell'armadio non c'è niente, e comunque non dovrei mangiare perché ho un didietro enorme come una balena (cit.), cosa di cui tendo a fregarmene e a strafogarmi lo stesso. Un paio di pancakes col miele adesso ci starebbero proprio bene, ma potrei anche accontentarmi di una fetta di pancarrè con la marmellata.
Per di più, un'altra cosa che mi lascia perplessa, è che la famosa gita a forse-Rimini, è a Rimini solo per la mostra "da Vermeer a Kandinsky", e poi nel pomeriggio si va a San Marino. Certo l'accoppiata San Marino+macchina fotografica nuova è decisamente allettante, però a dire il vero a me interessava di più passare del tempo a Rimini e non per via della mostra. Bah, ci penserò.

domenica 11 marzo 2012

Passeggiata in campagna

Mia madre oggi pomeriggio mi ha convinta ad andare a fare una passeggiata con lei. A dire la verità non avevo la minima voglia di alzarmi e camminare, ma poi ho pensato che c'era un bel cielo e magari potevo portarmi la macchina fotografica e vedere se c'era qualcosa di bello da fotografare.
Vi dirò solo che inizio seriamente ad odiare i pali della luce e i relativi fili, perché ogni volta che vuoi fotografare qualcosa si mettono sempre in mezzo.
Vi propongo le due che mi piacciono di più.


venerdì 9 marzo 2012

Pancakes

Oggi a pranzo io e mia madre eravamo da sole e, siccome quando il padre non c’è noi balliamo, ci siamo fatte la pasta col tonno e poi i pancakes. Mia madre non aveva idea di cosa fossero, ma le ho detto che su 11 uova che c’erano in frigo uno si poteva anche sacrificare, così ha detto che se volevo provare potevo farlo. Mi sono sentita assolutamente americana.
La ricetta base è la seguente:

Ingredienti
100 g farina
1 uovo
1 cucchiaio di olio (preferibilmente di semi, ma va bene anche l’olio d’oliva)
2 cucchiai di zucchero
100 ml latte
1 cucchiaino di lievito
Sciroppo d’acero, miele, nutella o quello che vi pare per guarnire

Procedimento
Montare a neve l’albume. In un'altra terrina battere il tuorlo col latte, l'olio e lo zucchero. Aggiungere la farina e il lievito e mescolare bene finché non ci sono più grumi. Aggiungere l'albume montato e mescolare con attenzione fino ad ottenere una pastella liscia. Se fosse troppo densa, aggiungere un altro po' di latte.
Ungere una padella antiaderente passandoci un pezzo di carta da cucina imbevuto di olio, scaldarla e poi versare un mestolo di pastella al centro della padella. Si spande e diventa tondo da solo. Dopo più o meno un minuto, quando inizia a fare le bolle, si può girare. L'ideale sarebbe farla saltare ma è difficile, vi consiglio di aiutarvi con una paletta. Quando il primo è cotto, si gira su un piatto e si cuoce il secondo, e così via fino alla fine della pastella. Per tradizione, si impilano su un piatto e ci si mette sopra dello sciroppo d'acero, ma io oggi li ho mangiati col miele e sono buoni lo stesso.
Con queste dosi a me ne sono venuti cinque.

giovedì 8 marzo 2012

Recensioni: Switched - il segreto del regno perduto

Switched - il segreto del regno perduto (Switched) è il primo libro della "Trilogia Trylle" di Amanda Hocking.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
L'idea non sarebbe neanche malvagia, infatti l'inizio promette bene, ma poi la zia Amanda l'ha rovinata cadendo nel solito baratro degli YA simil-Twilight. Vi basti sapere che la protagonista è una changeling (in italiano: una bambina scambiata), il che avrebbe potuto essere assolutamente interessante, solo che invece di una fata scopriamo poi che è un troll. Scusate, una Trylle. Stessa cosa. E cos'hanno di strano i troll? Oh, niente, solo qualcuno di loro ha dei poteri, in generale odiano le scarpe e il cioccolato, alcuni hanno la pelle un po' verde e tutti dei capelli assolutamente ricci e indomabili. Così sul momento, credo di conoscerne di persona almeno un paio.
Insomma Wendy è così sveglia che prima di credere a questa storia dei troll deve farsi aggredire dai nemici e salvare da Finn. Giusto per spendere due parole anche su di lui, sappiate che è incredibilmente figo e potente e non ha un difetto al mondo, a parte forse il fatto che non può innamorarsi di una principessa, e Wendy, guarda caso, è proprio la figlia della regina.
Gran parte delle cose che Wendy dovrebbe sapere o imparare quando lascia il mondo degli umani arriva a palazzo non sono spiegate per niente, perché tutti stanno bene attenti a cosa le dicono e non è che la zia Amanda abbia pensato a spiegarlo almeno a noi. No, figuriamoci.
Gli unici due personaggi che mi sono davvero piaciuti sono stati Tove e Rhys. Tove è caratterizzato abbastanza bene, mentre avrei gradito qualcosa di più a proposito di Rhys, dato che dopotutto è il bambino che stava al posto di Wendy.
Ho meditato per un po' di dargli una stella, per due motivi principali: il prossimo libro in cui quacuno sta appollaiato sul davanzale della protagonista di notte (passando dal tetto, ovviamente), strappo la pagina e la faccio mangiare all'autore. Secondo motivo, che da solo sarebbe bastato per mettere una stella, ho trovato in una frase una costruzione con che + imperfetto dove invece ci sarebbe dovuto essere un congiuntivo. Sono sempre più dell'idea che l'importante è pubblicare per cavalcare l'onda del successo del filone YA, e non importa quali nefandezze ci sono dentro poi.

mercoledì 7 marzo 2012

Project 52: 51 e 52/52

Sono come al solito in ritardo, però ecco qua le ultime due foto del project. Per chi vuole vederle tutte un po' più in grande, il link pubblico all'album di face è questo:
project

Prove di equilibrio

Luna

martedì 6 marzo 2012

Campionato dei sogni assurdi

Stanotte ho fatto un mucchio di sogni assurdi. Mia madre dice sempre che è perché vado a dormire praticamente con la bocca piena (e non ha tutti i torti, a volte mi alzo a fare lo spuntino di mezzanotte e mezza o cose del genere). Più che altro, non è vero che andare a nanna appena dopo mangiato mi fa fare gli incubi, quella è solo un'idea sua. Comunque, quando glieli ho raccontati, a pranzo, ha detto sempre la stessa cosa, e poi che ero rimasta impressionata da quello che avevano detto a tg, del ragazzo che era rimasto sotto al palco della Pausini. Non è vero, io ho sognato una specie di impalcatura, ma noi eravamo sulle scale e stavamo avvitando qualcosa che non saprei che senso aveva, con viti dalla capocchia di cinque centimetri, e i tipi che erano con me non ci riuscivano così ho dovuto farlo io. Poi mi sono svegliata per andare in bagno, non so neanche che ora era perché ci sono andata con gli occhi a mezz'asta come il più morto dei gatti (cit.) e senza neanche mettere gli occhiali e guardare l'orologio. I veri sogni assurdi sono iniziati dopo. Per prima cosa ho sognato che ero in camera con una mia amica che aveva le pulci, e che saltavano ovunque e lei si divertiva un mondo mentre noi urlavamo qualcosa del tipo "schiaccialeeeee!", poi sono scesa in cucina e c'era mia cugina che era incinta di nuovo (il bambino ha solo sei mesi), con una pancia enorme. Fino a qui poteva anche andare, ma il pezzo forte deve ancora arrivare: eravamo in corriera con quelli dell'ACR (vabbè) e stavamo andando tutti allegramente a Rimini, quando quelli dell'ACR ci hanno chiesto se potevamo insegnargli la nostra canzone (noi del cg non abbiamo una canzone, ma evidentemente in autobus stavamo cantando qualcosa), così gli abbiamo detto di sì e gliel'abbiamo insegnata, però loro non ci hanno insegnato le loro, dicendo che non era importante perché tanto erano già in tanti a cantare. Arrivati a Rimini (non ci assomigliava un cavolo, ma amen) ci hanno detto che potevamo andare in bagno prima di iniziare il giro. Per andare ai bagni c'erano delle scale tutte rosa che salivano, ma che erano tipo in galleria, che per salire bisognava praticamente strisciarci dentro. Io avevo paura di restare incastrata. Per scendere c'era uno scivolo, ma era tutto chiuso sopra anche quello. Dopo essere scivolata giù senza incastrarmi, abbiamo iniziato la visita. Non saprei cos'è successo nel frattempo, ammesso che sia successo qualcosa visto che nei sogni tutto fa brodo, e mi sono ritrovata distesa sul prato nel parco (quello me lo ricordavo uguale), insieme ad altri della gita, e seduto accanto a me c'era Bruno, con le gambe incrociate e un libro in mano, intitolato "Verde, giallo, blu" (oppure "e blu", non mi ricordo di preciso), e mi ha detto che l'aveva scritto lui. Era un paperback con la copertina azzurra. Mi sono tirata su per leggerlo, e la prima riga diceva "Il sole spariva lentamente dietro al duomo, ed ecco che la". Non ho fatto in tempo a leggere la seconda, perché mi ero distratta a guardare lui, che il sole a me lo nascondeva con la sua testa, ed è entrata mia madre a svegliarmi. Peccato, perché prometteva bene.

lunedì 5 marzo 2012

Recensioni: Un giorno questo dolore ti sarà utile

Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Un giorno questo dolore ti sarà utile (Someday this pain will be useful to you) è un romanzo di Peter Cameron. Ne ho sentito parlare la settimana scorsa al telegiornale, a proposito del film, a dire il vero, e ho deciso di procurarmelo (ovviamente in biblio da noi si trova di tutto). E no, il film non mi fa voglia di vederlo. Anche perché, diciamocelo, non è che il libro abbia una vera e propria trama. Va avanti più che altro per inerzia, come pare che faccia James da quando ha finito la scuola. Durante l'estate finge di lavorare nella galleria della madre, in cui non mette piede praticamente nessuno, perché dopotutto nessuno è interessato a delle "opere d'arte" come quelle esposte, ossia bidoni della spazzatura decoupati con pagine della Bibbia, frutto delle idee di un artista che vuole restare anonimo. Nella galleria lavora anche un uomo chiamato John, a cui James tiene molto. James ha una madre con tre matrimoni alle spalle, l'ultimo dei quali finito a metà della luna di miele, un padre che si dimentica sempre di inserirlo nella lista degli ospiti autorizzati ad entrare nel palazzo in cui lavora e una sorella, Gillian (da leggere Ghillian), che si vede con uno dei suoi professori, e tutti tre insistono perché vada alla Brown University. James non ne ha la minima intenzione. Ha anche una nonna, Nanette, che è la nonna che vorrebbero tutti. O almeno, io la vorrei. Lei dice che se non se la sente può benissimo non andare all'università e comprarsi una casa nel Midwest.
Il punto è che James è strano. Diremo che è asociale, anche se non è esattamente la definizione esatta, è che lui non sopporta di stare con tutti quelli della sua età, e non sopporta che tutto ciò che pensa debba per forza essere tradotto in parole, come invece vorrebbe la psicologa da cui i genitori lo mandano.
Basta. Il libro si basa essenzialmente su questo, e su quello che combina quindi James. Non ha una trama, è come se io raccontassi cosa mi è successo per tre mesi d'estate, saltando un po' qua e un po' là sulle cose principali e sottolineando di continuo che odio i miei simili e che tutto ciò che penso non devo per forza esprimerlo a parole, anzi che mi sento molto meglio se non lo faccio.
Tuttavia, non posso negare che mi sia piaciuto molto. In alcuni passi mi ha fatto pensare a me e al mio problema con l'uni, e a me che odio stare in mezzo alla gente, e anche a un amico che poco tempo fa mi ha raccontato un po' di cose che sono successe a lui durante i mesi in cui non ci siamo sentiti. Lui me l'ha ricordato lo stile, puù che altro.
Ho sentito qualcuno paragonare questo libro a Il giovane Holden. Non mi ricordo più chi è stato, se il tizio al telegiornale o qualcuno che l'ha scritto su aNobii, o boh, ma vi assicuro che non esiste niente di più diverso dalla storia di quell'antipatico saccentone di Holden Caulfield che ogni tre parole doveva per forza dire "e via discorrendo" sennò non era contento (non so se si nota che Holden mi sta un po' sulle scatole).

domenica 4 marzo 2012

Interrogativi della domenica

Mi chiedo perché mia nonna deve per forza venire giù all'alba a chiacchierare con mia madre, che tra l'altro non le interessa neanche, e stare lì a ciarlare mezze ore mentre io, dall'altra parte del muro cerco di dormire, primo perché è domenica e secondo perché sono solo le nove. Va bene che la sera notte adesso sto leggendo Un giorno questo dolore ti sarà utile, che mi impegna parecchio il cervello, però le nove di domenica mattina è lo stesso troppo presto.
Domenica 15 aprile ci sarà la Festa di Primavera, e come al solito noi ci siamo dentro fino al collo. Quest'anno proponiamo la Caccia al tesoro fotografica, che già l'abbiamo fatta anni fa e che ai bambini piace da morire, specialmente perché corrono come dei disperati per arrivare prima delle altre squadre. In poche parole consiste nel fare delle foto di particolari di edifici o cose così (tipo la finestra della scuola, l'antenna in cima all'acquedotto...) che poi i bambini devono indovinare di cosa si tratta, devono andare nel luogo e lì sostenere una prova (tipo saltare 50 volte su un piede solo...), se fanno bene la prova, gli si dà la seconda foto e via così fino alla fine. Vince ovviamente la squadra che torna per prima alla base.
Sabato prossimo andiamo a fare le foto. Dovremo inventarci qualcosa. Le prove le abbiamo già inventate ieri. Sto pensando di mettermi i pattini e lasciare che i bambini mi trascinino in giro, che non ho la minima intenzione di correre, perché i miei polmoni potrebbero pensare di andare a trasferirsi in un altro corpo. E anche le mie gambe.

giovedì 1 marzo 2012

Recensioni: Damned

Damned è un romanzo (?) di Claudia Palumbo. L'ho finito di leggere stanotte, e ad ogni riga mi chiedevo chi me lo faceva fare. Non è che sia pesante o chenon scorra, ma è di una stupidità abissale, infatti su aNobii gli ho messo due stelle, e anche troppo.
Attenzione: anticipazioni sulla trama (?)
Non lo so perché mi ostino a leggere queste cose che hanno la forma di un libro, il profumo di un libro, lo spessore di un libro e un contenuto che non c’è, come l’isola di Peter Pan.
Già dal prologo ti chiedi come hanno fatto a pubblicarglielo senza accusarla di plagio di Twilight e più vai avanti, più le somiglianze di fanno fitte, tipo Engel (?) che non mangia, che quando c’è il sole non va a scuola (ma per fortuna non brilla), i gemelli che entrano di notte dalla finestra per guardare Cathy che dorme… Ci sono scene copiate pari pari dal libro (o dal film) che a momenti tanto valeva scrivere “Bella” e “Edward” che tanto era uguale, tipo quando lei scappa e torna dal padre, o quando Konstantin le dice di stare ferma mentre la bacia sennò non sa controllarsi, o quando la portano in spalla in corsa-volo e altre cose del genere. È riuscita perfino a incastrare la parola “crepuscolo” e a mettere a un personaggio il cognome “Meyer”. Non so se mi spiego.
E più andavo avanti, più mi domandavo se una storia meno stupida non poteva scriverla. Prima di tutto, vuole farci credere che è assolutamente normale che una tradita dal fidanzato metta tremila chilometri tra loro due così da un giorno all’altro, e che genitori sono tutti contenti da non aprire neanche bocca. Poi Cathy dice di tenere un sacco al padre, ma non batte ciglio nel lasciarlo a Napoli. E, a proposito di gente che non batte ciglio, anche la madre sembra rincoglionita: la figlia sparisce nel nulla per tutta la notte e lei le lascia a malapena un bigliettino, e neanche la sveglia per andare a scuola il giorno dopo. Mia madre avrebbe come minimo chiamato i carabinieri, e poi  mi avrebbe sbattuta in un convento di clausura.
Soprassediamo sul fatto che il triangolo no, non l’avevo considerato, che a un certo momento era diventato un quadrato e poi un pentagono, se basta.
L’unica cosa soddisfacente che si discosta dal Meyer-style è che la battaglia c’è davvero, ed è una macelleria, evidentemente questi vampiri superiori sono un po’ meglio dei Volturi, anche se poi muoiono tutti.
La storia degli orsi è un po’ così… cosa sarebbero, poi, orsi mannari? Della serie: dopo i lupi, le iene, i leopardi e i ratti (cfr. Anita Blake) anche ogni altro animale fa brodo? Vabbè, perdoniamola, ha solo vent’anni.
(E vi dirò un'altra cosa che mi è venuta in mente più volte: i gemelli Von Schaden mi hanno ricordato da subito i Kaulitz dei Tokio Hotel. Non fisicamente, ma proprio il fatto che siano gemelli e che uno canti e uno suoni la chitarra e che siano diversi... ma forse è solo un'impressione).