domenica 30 giugno 2013

Esperimenti di kat: borsetta di jeans

Io e mia madre stavamo casualmente rovistando nella cassapanca che abbiamo nel bunker (in cerca come al solito di qualcosa che non era lì) ed è saltata fuori questa borsetta, che io penso di aver fatto quando avevo dieci anni, e della cui esistenza, francamente, neanche mi ricordavo. Ho pensato di fare un paio di foto e postarvele, insieme alla spiegazione, che magari quest’estate qualche bambina si dà da fare.


Cosa vi serve
Due ritagli di jeans (o altra stoffa resistente) di circa 30x20cm
Un altro ritaglio di 16x20cm
Velcro 5cm
Filo di cotone
Ago e filo per cucire
Bottoni assortiti (opzionali)

Come si fa
Prendete i due tiragli da 20x30, metteteli uno sopra l’altro (al rovescio) e cuciteli insieme sui due lati lunghe e sul fondo. Se volete fare la tasca, come nella mia, usate un pezzo di un vecchio pantalone. Prendete poi il pezzo da 16x20, piegatelo a metà (sempre al rovescio) e cucite i lati, in modo da avere un pezzo di 8x20.
Girate tutti i pezzi al dritto. Cucite il bordo del pezzo piccolo, che serve a chiudere la borsa, al retro della borsa e piegatelo in modo che arrivi davanti. Tagliate due pezzetti di velcro e cuciteli per tenere chiusa la borsa, una parte sul pezzo piegato e l’altro alla borsa.
Intrecciate i fili di cotone per fare la tracolla. Nella mia io ho fatto tre trecce di nove fili ciascuna, in tre colori. Ogni filo è lungo circa 90cm. Poi ho intrecciato insieme le tre treccine. Quando la tracolla è pronta, cucitela ai lati della chiusura.
Se volete decorarla, potete attaccarci dei bottoni, come ho fatto io, cuciti a forma di fiore, o sui profili.


giovedì 27 giugno 2013

Tre giorni al via

Bene, stanno per iniziare sti benedetti centri estivi. Io butto un po' sul panico, ma probabilmente è solo che non si sa mai cosa può succedere, anche dopo anni che lo fai.
La storia di quest’anno dice più o meno: Mondez (il cattivo della situazione) ha rubato i colori di Belpaese, e gli gnomi che ci abitano chiedono aiuto a una bambina chiamata Fata (Fuoco Acqua Terra Aria) per recuperare i quattro pezzi del talismano che contiene l’essenza vitale dei quattro elementi. Una volta recuperati i pezzi, si rimettono insieme e Belpaese torna a colori. Fine del mese e tutti a casa.
Abbiamo ovviamente fatto le riunioni del caso e tutto, e insomma è finita che ognuno di noi tiene un laboratorio (come ogni anno) e io tengo arte (come al solito, ormai mi si è appiccicato addosso) e non so com’è stato che mi è venuto in mente di proporre la realizzazione di un mega-libro popup con la storia di Fata e di sti quattro elementi. Quando l’ho detto alla Gloria, che è la nuova coordinatrice, praticamente stava per prostrarsi ai miei piedi. Ha detto che era un’idea grandiosa e che wow, questa sì che era una cosa originale, e quando le ho detto che magari ogni pagina si potrebbe fare lo sfondo con una diversa tecnica (io ho buttato là mosaico col cartoncino, puntinismo coi pennarelli, graffiti con i pastelli a cera) praticamente stava per farmi santa subito. E dire che mi pareva un’idea un po’ banale. Cioè, è un libro. Mica faccio su l’Empire State Building coi fiammiferi. Evidentemente non è molto che fa centro estivo, lei.
In ogni caso, domani sera alle ore otto (no comment) dobbiamo andare a sciropparci l’ultima delle conferenze-corsi su come trattare i bambini e come risolvere le situazioni critiche (quelle in cui ci vorrebbe un bel calcio nel didietro sia al bambino che a sua madre, ma non si può fare) e c’è una delle animatrici che sta studiando psicologia quindi è tutta roba che ha già fatto, e ci ha detto: “bene, quale manuale porto per confutare tutte le stupidaggini che ci racconterà?”. Mi sa che ci sarà da ridere.

Lunedì mattina, ore otto, scattanti ai blocchi di partenza. (Io sarò ancora in coma profondo, e la notte so già che non dormirò più di cinque ore, che non sono assolutamente sufficienti).

sabato 22 giugno 2013

Esperimenti di kat: scacciaspiriti riciclone

In questi giorni stiamo preparando la tabella di marcia e i vari progetti di lavori che faremo ai centri estivi, e io, personalmente, le cose che invento preferisco testarle, così vi propongo la mia ultima creazione.
Io l’ho chiamato scacciaspiriti, ma in verità è più una specie di scultura mobile o qualcosa del genere, dato che non suona. In ogni caso, ecco come si fa.

Cosa vi serve
bottiglie di plastica colorate (tipo quelle dell’aranciata), preferibilmente di almeno 2 colori
cartoncino colorato (o bianco e pennarelli)
filo invisibile da pesca
ago
forbici
colla o scotch

Come si fa
Tagliate nel cartoncino una striscia di 3x25cm e chiudetela ad anello con la colla o lo scotch.
Decidete quanti fili penderanno dal vostro scacciaspiriti, e fate altrettanti buchi sull’anello di cartoncino (vicino a uno dei bordi)  con l’ago.
Prendete le bottiglie e tagliate via il fondo e il sopra. Tenete la parte centrale, quella tutta larga uguale, e tagliatela a strisce verticali larghe circa 5 centimetri. Decidete quante forme (cerchi, ovali, gocce…) andranno appese a ciascun filo e tagliatele dalle strisce. Disponetele sul tavolo nell’ordine in cui volete appenderle e bucatele con l’ago sopra e sotto (tranne l’ultima, che andrà bucata solo sopra).
Ora inizia il lavoro di pazienza: tagliate un pezzetto di filo da pesca e infilatelo nel buco sul cartoncino. Fermatelo con un nodo. Infilate l’altra estremità nel primo buco del primo pezzo di plastica. Fermatelo di nuovo col nodo. Prendete un altro pezzo di filo e infilatelo nel secondo buco del primo pezzo e nel primo buco del secondo pezzo. Annodate tutto di nuovo. Si continua così per tutti gli altri.
Per poter appendere il vostro scacciaspiriti, fate quattro buchi con l’ago ai quattro angoli del nel cerchio di cartone (un cerchio con gli angoli?), stavolta vicino al bordo in alto. Tagliate quattro pezzi di filo da pesca lunghi circa 40-50cm, infilate ciascuno in un buco e fissatelo con un nodo. Prendete tutti quattro i fili con una mano e annodateli insieme circa 10cm sopra al cerchio. Alla fine dei fili potete fare un occhiello per appenderlo a un gancio, altrimenti potete annodarlo da qualche parte come ho fatto io.

La foto fa abbastanza schifo,
ma il mio cellulare non aveva voglia di collaborare.

lunedì 10 giugno 2013

Se solo tu sapessi

I could be staring at somebody new
but stuck in my head is a picture of you

Io sono sempre lì che aspetto e ti vedo arrivare da lontano, da in fondo alla strada già so che sei tu, che cammini lentamente come fai sempre, un piede davanti all’altro come se fossi in equilibrio su una corda tesa a mezz’aria, con la musica nelle orecchie e i capelli tutti per conto loro.
Io sono lì, seduta sul gradino, che mi guardo le scarpe, quelle nuove con la bandiera inglese, a proposito delle quali non mi hai detto niente, avrei anche potuto avere ai piedi delle pantofole a forma di bufalo e non te ne saresti accorto, e ti guardo avvicinarti e penso che se solo muovessi quei piedi un po’ più velocemente avremmo qualche minuto in più da passare insieme.
E poi, quando arrivi, penso sempre che dovrei finire per saltarti addosso e abbracciarti, o qualcosa del genere, invece mi esce solo un “ciao” tutto stentato, come se tu fossi una di quelle persone che incroci per strada ma che non avevi intenzione di vedere, che praticamente fingi che non ci siano, vedi mai che non guardandole scompaiano. È questa la cosa stupida. Dovrei essere contenta di vederti, sono contenta di vederti, non vedo l’ora di vederti e ti saluto con lo stesso interesse che dedicherei a una zanzara spiaccicata sul muro, il che è praticamente pari a ZERO. Non c’è una volta che sia una che mi viene un po’ di entusiasmo nella voce.
Se solo tu sapessi.

giovedì 6 giugno 2013

Cosplay

Qualche settimana fa è venuto fuori su Face un discorso a proposito del cosplay (con la Madda. Dopotutto, con chi altri poteva venire fuori una cosa del genere?) e beh, sono ancora qui che ogni tanto ci penso, e più ci penso e più mi rendo conto che fare Link sarebbe una figata pazzesca. La verità è che io ci pensavo per carnevale, esattamente come ho fatto Mario, ma lei dice che boh, dovrei fare un salto in fiera. Non che io impazzisca per le fiere del fumetto. Anzi, non ci ho praticamente mai messo piede.
Comunque, più ci penso e più lo trovo figo e più lo trovo DIFFICILE. Intendiamoci, Link non ha un vestito semplice come Mario, che tiri il cassetto ed ecco il vestito. No, Link ha:
- tunica verde mezza manica con scollo a V e colletto tipo giacca, lunga fino a poco sopra il ginocchio
- maglia bianca manica lunga e collo ciclista con chiusura a laccetto incrociato
- cappuccio verde a punta floscio fino a metà schiena
- gauntlets (guanti) rossi che lasciano scoperte le dita e arrivano fino a circa ¾ di avambraccio
- leggins bianchi (in Twilight princess marrone chiaro)
- stivali marroni al ginocchio con fibbia sul risvolto
Inoltre, come se il semplice vestito non fosse abbastanza, ha anche tutto il seguente armamentario:
- 2 cinture, di cui una in vita e una che passa sopra la spalla sinistra e serve (presumibilmente) a tenere allacciato il fodero della spada
- fodero della spada (riccamente decorato)
- Master Sword
- Hylian Shield (anche questo riccamente decorato)
Per non parlare poi di tutti gli accessori opzionali, primo su tutti l’Ocarina del Tempo.
Se mai dovessi farlo, credo mi ci vorrebbero sei mesi per preparare tutto.

domenica 2 giugno 2013

3 e ½

Quando venivamo a pranzo da te, il tuo sugo era il più buono del mondo, e avrei mangiato tonnellate della pinza che facevi. Certe cose non si possono dimenticare.

Sono passati tre anni e mezzo, eppure in questo giorno festivo che è andato così così non riesco a fare a meno di pensare a te. A quell’ultima volta che ti ho vista, io incartata nel giubbotto, con due giri di sciarpa e i guanti da sci, che avevo fatto la strada in bici, e tu persa nel divano, magrissima com’eri diventata, tutta pelle e ossa, che guardavi, senza rendertene davvero conto, Il re leone. C’è una strana coincidenza in tutto questo. Il giorno in cui vengo a trovarti tu guardi il mio film preferito, come se volessi farmi restare, o qualcosa del genere.
E dire che fino a tre mesi prima stavi ore nell’orto, sotto al sole, e tutti dicevano che a 95 anni una potrebbe anche starsene tranquilla a fare la siesta, altro che uscire a zappare. Ma tu no, tu eri dura, non ti saresti fatta mettere i piedi in testa da nessuno. Hai lottato fino all’ultimo, com’era nel tuo stile. E adesso lo so che stai lì a fare cucù dalle nuvole. Scommetto che ti fai delle grandi chiacchierate con le altre nonne, e potrei giurare che hai anche incontrato la Bahlke, e chissà cosa ti ha raccontato di me. E poi, quando ti stufi di parlare, metti fuori la testa per vedere cosa facciamo, per controllare se i pomodori nell’orto vengono su bene anche senza di te che gli zappetti via l’erba. Forse, anche solo a guardarli, il sugo verrà più buono.