mercoledì 1 gennaio 2014

Cosa cambia?

Probabilmente sto diventando cinica e seccata dalla maggior parte delle cose, ma francamente vedere gente entusiasta che, dopo 57 minuti di messa, di cui 24 in latino (cantato), si blocca appena fuori dal banco per fare gli auguri ad altra gente, altrettanto entusiasta, impedendo a me, che vorrei solo andare a casa a mangiare la pastasciutta e poi andare ad ibernarmi nel bunker, di passare e defilarmi, mi URTA.
Anche perché, alla fine, cosa cambia? Cioè, tutti che si augurano BUON ANNO NUOVO, BUON DUEMILAQUATTORDICI E CHE SIA MERAVIGLIOSO E TI PORTI BENE, E MANGIA LE LENTICCHIE, E METTI LE MUTANDE ROSSE, E ALTRE CA**ATE VARIE DEL GENERE.
Dio, cosa cambia? Cosa cambia, che la gente ti scriva “Auguriiiiiiii” con tipo 12 “i” a mezzanotte e dieci, da cui deduci che probabilmente avevano già raggiunto il livello di alcool sufficiente da non rendersi bene conto di quello che facevano. Cosa cambia, che il prete, dopo aver cantato e suonato tutte le sue belle cose in latino ed essersi commosso ed esaltato durante la predica (come se non stesse raccontandoci la stessa cosa dell’anno scorso, e dell’anno prima e così via), ci dica “eh, andate in pace e che sia un santo 2014”. Una santità, proprio. Di’ piuttosto: “che sia un 2014 in cui finalmente Dio manda un fulmine a testa a tutti quei tizi (non posso dire altro, sennò dovrei censurare il blog) che se ne stanno lì al governo a mangiare, con stipendi mensili che, a una persona normale, basterebbero per vivere tutto l’anno”.  Di’: “speriamo che le cose che vanno dimmerda si sistemino, che tutti sti ragazzi trovino un lavoro, che i sindaci diano l’ordine di pulire le fognature prima che, alla prossima pioggia, siamo tutti allagati come al solito”. Di’: “imparate a rallentare, a capire che la gente che lavora sotto di voi non sono i vostri servi, che una parola gentile non strangola”.

Ah, ma non si può dire. Giusto. Quindi facciamo allegramente gli ipocriti, diciamo pure “buon 2014” e poi continuiamo a sbattercene come tutti gli anni prima.

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