Mentre asciugavo i piatti mi sono messa a parlare con mia madre delle varie tonalità di colori. È partito tutto da una cosa che le stavo raccontando, ossia che lunedì sera in farmacia c’era un tizio che voleva l’acqua per fare l’aerosol, ma non nella confezione che gli aveva tirato fuori la dottoressa, perché quella che aveva lui a casa era diversa, era (cito) “ciano e rosa”. Al che la dottoressa gli ha detto: eh?
Per chi ha appena fatto la
stessa domanda della farmacista, il ciano è il blu primario. Cero nessuna
persona normale direbbe “ciano”, più probabilmente direbbe azzurro, blu o, al
massimo, celeste.
Mia madre, che pure conosce
una varietà pressoché infinita di colori, che ha imparato quando lavorava da
Stefanel, mi ha guardato e ha chiesto: ciano?
Le ho spiegato che il
ciano esiste praticamente solo nei colori che si mescolano, tipo le tempere,
perché effettivamente io non l’ho praticamente mai visto né in pastello né in
pennarello, a parte forse nelle scatole da 36, in cui ci sono sfumature
che poi non usi neanche mai.

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