lunedì 18 febbraio 2019

Overthinking

When I need motivation
my one solution is my queen
cause she stays strong
[...] oh I think that I found myself a cheerleader
she is always right there when I need her.

Non so se avete presente il meme della signora confusa coi calcoli matematici sullo sfondo, ma io mi sento così tutte le volte che guardo gli annunci di lavoro e mi chiedo se troverò mai qualcosa che fa per me, se mai si accontenteranno e mi assumeranno, se mi chiameranno almeno per sentire cos'ho da dire. Mi sento così tutte le volte che, prima ancora di leggere l'annuncio per intero, guardo il luogo di lavoro e inizio a fare complicati calcoli in termini di strada e di orari dei turni e cose del genere e i conti non mi quadrano mai.
Sarà che la matematica non è la mia materia, ma i conti non quadrano davvero mai.
L'altra sera scrollando su Insta c'era questa immagine che vi metto qua sotto, e improvvisamente ho capito un sacco di cose della mia vita (i conti continuano a non quadrare ma è un altro discorso), oserei quasi dire che le cose avevano improvvisamente un senso, questa impressione di avere un incudine appesa sulla testa appena faccio una mossa, questa sensazione di essere bloccata dal fatto di fare e contemporaneamente non fare le cose (nel senso, so che dovrei farle ma poi non lo faccio perché temo le conseguenze, pur sapendo che anche non farle porta delle conseguenze, di altro tipo ma pur sempre conseguenze, e qualche volta pure più temibili).
E pur avendo improvvisamente capito che non sono l'unica e che è tutto associato all'ansia (sempre lei, la stronza) e alle manie di perfezionismo che non so come contemporaneamente ho e non ho (voglio dire, guardatemi. Giro per casa in pigiama, sulla mia scrivania è praticamente esplosa una bomba e io continuo a buttarci sopra cose e occasionalmente a fare spazio spostandole di lato col braccio, e allo stesso tempo non accetto da me stessa niente che non sia quantomeno perfetto. Del tipo, se devo mettermi a parlare con uno in inglese, o ci parlo come se fossi appena uscita da Oxford o non ci parlo. Ovviamente questo si traduce praticamente sempre in non ci parlo, né ora né mai. Le figuracce non sono contemplate).
Credo che abbia a che fare con il fatto che i miei hanno passato tutti gli anni della scuola a mettermi in testa che studiare era il mio dovere e che bisognava fare bene (per cosa poi? Sono a casa come quelli che hanno preso 59 e un calcio in culo. Oppure peggio, loro magari lavorano pure) e sbuffavano se prendevo meno di distinto (che equivarrebbe a un 9 di adesso), anche se mia madre dice che non è vero. Come non è vero madre, facevate di quelle sceneggiate napoletane quando portavo a casa voti che non vi stavano bene che era tutto il pomeriggio una lotta per convincervi a firmare stocazzo di voto che altrimenti il giorno dopo era una crocetta per non aver firmato e poi avrei preso la nota che in loop non avreste voluto firmare eccetera. Che poi sta cosa di non firmare un voto che non ti sta bene non l'ho capita. Non è che devi accettarlo, una volta che la prof l'ha scritto te lo tieni, non è che se a mia madre non sta bene che io abbia preso buono e non distinto allora me lo cambia.
Comunque, lo sto facendo di nuovo. Sono partita da un problema e ce ne ho messi sopra altri sette. Dopotutto l'overthinking è sport nazionale per noi ansiosi. Siamo medaglie d'oro di overthinking.

sabato 2 febbraio 2019

News

Alla fine mi sono licenziata.

Sì, mi sono licenziata con un preavviso di 17 giorni perché sono una brava persona e sono arrivata alla fine della settimana cuccandomi anche il weekend (fossi stata una stronza avrei finito al quindicesimo giorno, che era il venerdì e poi chi s'è visto s'è visto).
Sono moderatamente felice perché so che non ci devo andare più, che non devo stare con l'angoscia di sentire la sveglia che mi ricorda di dovermi vestire e partire mentre per tutto il pomeriggio non ho fatto altro che guardare l'orologio per sapere quanto tempo mi restava, che non devo più alzare il telefono e sentire gente cagacazzi tipo "Sì, buonasera parla C" e rispondere "buona. sera. prego." dove al posto del buonasera sillabato ci stava un vaffanculo tuo e le tue pizze fantasiose del cazzo (tanto per capirci, questa persona non sapeva neanche cosa andava sopra alle sue stesse pizze che ordinava tutte le settimane uguali identiche. Quando si incartava iniziava a dirmi "si ma le pizze di C, i ragazzi sanno". Non so se capite il livello).
Sono moderatamente felice perché non mi devo più stressare per quello, ma in realtà ora mi stresso per altro. Ho mandato curriculum come se piovesse, mi sono iscritta in tutti i siti e ho inviato candidature per i posti più disparati (gli unici criteri sono: vicini, di giorno, senza clienti tra le palle). Questa settimana ho già fatto due colloqui alle agenzie perché tanto ormai o passi per di là o pochissime aziende si occupano da sole di trovarsi la gente (e di mettere gli annunci ovviamente) e mi hanno proposto due cose in due posti in cui fanno cibo (una pizze e una non si sa bene) e a me potrebbe anche andare di finire in fabbrica, ma avevo anche detto che avrei preferito lavorare di giorno e invece qua sono turni, non la notte ma turni lo stesso. Che sarebbe a dire che una settimana sì e una no toccherebbe fare 14-22 e siamo alle solite. Poi vabbè, per quello che ne so magari non si fanno neanche più sentire, o come al solito magari assumono qualcuno che ha esperienza pluriennale e cazzate varie.
Qualcosa salterà fuori, spero.
Ho paura di dover tornare a Jesolo, e credetemi per quanto nella mia testa Jesolo sia il posto dove tutto è possibile, il paese dei balocchi, il posto da cui non avrei mai voluto tornare indietro, so che là finirei ad incastrarmi in un lavoro che sicuramente non voglio, con orari del cavolo come l'anno scorso, e per quanto significherebbe lo stesso vivere con Dav, non è quello che voglio. Non è il modo in cui deve succedere.
E ok, ditemi che sono choosy, come a suo tempo disse la famosa ministra, ma se devo fare un lavoro di merda, se devo vivere col mio ragazzo e non incrociarlo mai, se devo andarmene di casa e pagare l'affitto e le bollette e sopportare i vicini e tutto e non avere una gioia in cambio, faccio a meno. Resterò povera e tutto, ma almeno un po' di sanità mentale forse la conservo, in attesa della buona occasione.