Alla fine mi sono licenziata.
Sì, mi sono licenziata con un preavviso di 17 giorni perché sono una brava persona e sono arrivata alla fine della settimana cuccandomi anche il weekend (fossi stata una stronza avrei finito al quindicesimo giorno, che era il venerdì e poi chi s'è visto s'è visto).
Sono moderatamente felice perché so che non ci devo andare più, che non devo stare con l'angoscia di sentire la sveglia che mi ricorda di dovermi vestire e partire mentre per tutto il pomeriggio non ho fatto altro che guardare l'orologio per sapere quanto tempo mi restava, che non devo più alzare il telefono e sentire gente cagacazzi tipo "Sì, buonasera parla C" e rispondere "buona. sera. prego." dove al posto del buonasera sillabato ci stava un vaffanculo tuo e le tue pizze fantasiose del cazzo (tanto per capirci, questa persona non sapeva neanche cosa andava sopra alle sue stesse pizze che ordinava tutte le settimane uguali identiche. Quando si incartava iniziava a dirmi "si ma le pizze di C, i ragazzi sanno". Non so se capite il livello).
Sono moderatamente felice perché non mi devo più stressare per quello, ma in realtà ora mi stresso per altro. Ho mandato curriculum come se piovesse, mi sono iscritta in tutti i siti e ho inviato candidature per i posti più disparati (gli unici criteri sono: vicini, di giorno, senza clienti tra le palle). Questa settimana ho già fatto due colloqui alle agenzie perché tanto ormai o passi per di là o pochissime aziende si occupano da sole di trovarsi la gente (e di mettere gli annunci ovviamente) e mi hanno proposto due cose in due posti in cui fanno cibo (una pizze e una non si sa bene) e a me potrebbe anche andare di finire in fabbrica, ma avevo anche detto che avrei preferito lavorare di giorno e invece qua sono turni, non la notte ma turni lo stesso. Che sarebbe a dire che una settimana sì e una no toccherebbe fare 14-22 e siamo alle solite. Poi vabbè, per quello che ne so magari non si fanno neanche più sentire, o come al solito magari assumono qualcuno che ha esperienza pluriennale e cazzate varie.
Qualcosa salterà fuori, spero.
Ho paura di dover tornare a Jesolo, e credetemi per quanto nella mia testa Jesolo sia il posto dove tutto è possibile, il paese dei balocchi, il posto da cui non avrei mai voluto tornare indietro, so che là finirei ad incastrarmi in un lavoro che sicuramente non voglio, con orari del cavolo come l'anno scorso, e per quanto significherebbe lo stesso vivere con Dav, non è quello che voglio. Non è il modo in cui deve succedere.
E ok, ditemi che sono choosy, come a suo tempo disse la famosa ministra, ma se devo fare un lavoro di merda, se devo vivere col mio ragazzo e non incrociarlo mai, se devo andarmene di casa e pagare l'affitto e le bollette e sopportare i vicini e tutto e non avere una gioia in cambio, faccio a meno. Resterò povera e tutto, ma almeno un po' di sanità mentale forse la conservo, in attesa della buona occasione.
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