Torno con "abbasso la ciccia" dopo molto tempo per raccontarvi come vanno le cose. Non mi sono arresa (ci mancherebbe altro), solo dall'ultimo post (questo) ero oscillata tra i 56 della foto e i 58-59, calando e crescendo, ma mai tornando a vedere il famigerato 60 (e ci mancherebbe altro). Sono lontani i tempi in cui la malefica bilancia mi segnava 65kg sbeffeggiandomi e costringendomi a strizzarmi nei vestiti e anche a vergognarmi. Sono finiti i tempi in cui mia madre mi diceva che ero grassa come un porcello. Sono finiti i tempi in cui compravo le braghe a gennaio e a marzo già mi andavano strette. FINITI.
Stamattina pesavo 53kg.
Sto camminando da nove giorni. Che sembrano niente, che saranno mai nove giorni dopo 26 anni passati seduta sopra al didietro a leggere, a "studiare", a giocare a Legend of Zelda davanti al computer. Invece, con mia grande sorpresa, peso esattamente come nove giorni fa, ma il girovita è già calato di due centimetri. Non ci credo neanche io.
All'inizio, quando pesavo i miei 65kg senza ritegno, pensavo che quando sarei arrivata a 55 sarei stata magra (il mio obiettivo era 52, ma ritenevo che dopo dieci chili mi sarei vista magra). Non magra tipo modella, tipo carestia, ma magra. Diciamo magra senza i rotolini di ciccia tipo salvagente che mi sbucano dai pantaloni. Diciamo magra senza le maglie che si appoggiano al grasso sopra al didietro. Non magra da contare le ossa, ecco. Diciamo "normale" (che certo, potremmo stare qui fino a domani a disquisire sul concetto di normalità, comunque avete capito cosa intendo).
Durante l'anno che ho passato all'asilo ho perso del peso, anche se non saprei dirvi quanto di preciso. Non ricordo quanto pesavo a settembre. Però a giugno, quando sono uscita da lì, ero sui 55-56 e i pantaloni comprati a gennaio tendevano ad andarmi larghi. Credo che il punto principale sia che mangiavo in velocità e che non c'era quasi mai la pasta (io vivrei di pasta) e molto poco pane. I giorni che per grazia di Dio sul menù non c'era qualche tipo di passato o di brodaglia o cose così, e ci mandavano la gloriosa pasta, la cuoca mi chiedeva sempre: "com'è?" (perché ero la prima tra le maestre a mangiare, mentre lei preparava i piatti sui tavoli dei bambini) e io: "è pasta". In quei giorni gloriosi, non mi facevo tanti problemi a entrare nella pentola.
Comunque, torniamo alla camminata. Sabato scorso stavo spettegolando con Davide su whatsapp, mentre nel frattempo pregavo che la batteria del telefono prendesse la carica (alla fine ho dovuto cambiarlo, e vi farò un post apposta, così potrete dirmi che avrei dovuto prendere un android e non un Lumia) e lui mi ha chiesto se mi andava di andare a camminare la domenica. Volevo tanto mandarlo in Cina (cit.), ma poi ho detto di sì. Il giorno dopo abbiamo camminato un'ora. Ridendo e scherzando, quando sono arrivata a casa non ero neanche tanto stanca, ma il giorno dopo le mie gambe e le mie chiappe (inspiegabilmente) stavano redigendo un contratto di divorzio (come spiegazione di questo, vale il discorso di prima sullo stare seduta tutto il tempo). Però non mi sono arresa (volevo, ma sapevo che la domenica dopo sarebbe stato un casino uguale, a camminare una sola volta alla settimana), così lunedì mi sono messa le scarpe e sono partita (mezz'ora però). E martedì. E mercoledì. E giovedì le gambe hanno capito che potevano anche stracciare il contratto. Insomma, oggi è il nono giorno di camminata (oggi un'ora, come la domenica). Venerdì ho anche comprato da Decathlon delle scarpe apposta (queste), che le Nike mi stavano strizzando il piede sinistro (quello destro no, mistero) e sono così belle e comode che mi viene quasi voglia di correre (no, non corro, quello non ce la posso fare senza una bombola di ossigeno). Ieri Davide ha addirittura detto che non mi stava dietro, e io ero tipo: "è tutto merito delle scarpe, non ne avverti il nero potere? (Oh, caspita, è nero forte!)". E la cosa migliore è che le ho pagate una scemenza (17,90€) e le ho scelte nel reparto bambini, che tanto arriva fino al 39 e io porto il 38 per cui sono a posto.
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