venerdì 3 dicembre 2010

Leading you down into my core

Ti guardo mentre scrivi
frasi che non mi farai leggere mai.

C'è qualcosa di strano in me. Sì, voglio dire, oltre a tutto quello che c'è sempre stato. C'è qualcosa di strano e non riesco ad isolarlo.
Scrivo come una dannata, consumo fogli su fogli, cancello le lettere della tastiera a forza di batterle, e non arrivo da nessuna parte.
Sogno situazioni romantiche la maggior parte della notte ma non intendo procurarmi un moroso, anche perché il più delle volte non so chi sogno, mi ritrovo a chiedermi "chi eri, stanotte?". Perché so chi sarebbe l'attore principale, ma non sempre ha la sua faccia. Forse è solo che sono attaccata al passato e il futuro mi strattona per la maglia e cerca di portarmi via. Il presente è troppo fugace, quando cerchi di focalizzarlo è già andato.
Ieri pomeriggio, mentre cazzeggiavo allegramente al computer (come se non avessi qualcosa come 748521 cose da fare) mi sono arrivati in cuffia gli Evanescence. Quella precisa canzone non la ascoltavo mai oltre i cinque secondi, perché era legata a una situazione di tre anni fa. C'entra un ragazzo. Un ragazzo, un sabato sera di dicembre, un lettore mp3 scalcagnato, uno scooter. Niente baci o altro, lo so che state già pensando male. C'entra lo stesso ragazzo che appare nei miei sogni, quello che non sempre però è lui.
Dicono alcuni che finirà nel fuoco il mondo; altri nel ghiaccio. Del desiderio ho gustato quel poco che mi fa scegliere il fuoco.
Robert Frost ci ha visto giusto. Scelgo il fuoco. Scelgo il mannaro, anche se tutti gli altri, me compresa, erano vampiri.
Resto sveglia fino ad ore assurde, indipendentemente dal fatto che mi debba alzare alle sei di mattina o a mezzogiorno, e non sempre per finire mattonazzi di libri. A volte sì, ma non sempre. A volte ho il mio quadernetto sul comodino, la mia penna nera, scrivo cose che nessuno leggerà mai, specialmente alcune persone.
Mangio. Mangio troppo, poi sto male. Ma pensare che c'è una stecca di torrone nell'armedietto o che nel frigo c'è della cioccolata è più forte di me. Sono capace di alzarmi dal letto apposta, di tirarmi fuori dalle coperte per andare a rubacchiare una sottiletta dal frigo o una fetta di pan carrè, come se ne avessi davvero bisogno.
Faccio il lavoro degli altri. Quando sono in biblio, non mi ferma nessuno, so quello che c'è da fare e non ha senso rimandarlo, a meno che non ci sia un buon motivo. Ma deve essere davvero buono, perché non mi va di lasciare roba arretrata. Come se fosse lavoro che devo sbrigare io, poi.

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