Sono di nuovo qui. In realtà sono tornata dalla montagna sabato, ma ho avuto un po’ di cose da sistemare e un paio di attacchi d’ansia da domare, prima di potermi sedere qui a raccontarvi le ultime.
Su in montagna è andato tutto bene, a parte la notte che io ho il terrore dei ladri e ad ogni scricchiolio e rumore sospetto (cioè tutti) non riuscivo più a dormire, ed era inutile ricordarmi ogni volta che ero al terzo piano e avevo tre giri di chiave alla porta e il bloccaggio di sicurezza su tutti i balconi, che non sarebbero riusciti ad entrare in nessun caso, e che se ci avessero provato avrebbero fatto molto rumore continuato e io avrei avuto tutto il tempo di chiamare la polizia. Niente da fare. Tra l’altro, l’ultima notte è anche venuta la scossa di terremoto e così ho dormito in tutto due ore. Alle cinque e mezza, stufa di stare con gli occhi sbarrati a guardare il soffitto, mi sono alzata e ho iniziato a fare le pulizie. Ho lasciato l’appartamento così lustro che avrebbero dovuto pagarmi, non chiedermi 40 euro di spese di pulizie (che poi ve lo dico io quanto pulito era quando sono entrata. Vabbè). Ho camminato un sacco, e non vi dico che male alle gambe, che poi ho scoperto che quelle che ti fregano non sono le salite ma le discese. In salita si fa fatica, d’accordo, ma è in discesa che ti si accorcia il muscolo del polpaccio, e quando devi rimettere i piedi in piano non vi dico ad appoggiarli tutti. Finisce che i primi due giorni si cammina in punta di piedi. E ho anche mangiato poco, e guarda caso non ho perso un etto neanche per sogno. Anche se effettivamente le braghe mi vanno larghe, ma erano tre chili che avevo già perso da prima di partire.
Sabato sera sono andata a vedere il saggio di ginnastica artistica, che è un’assurdità visto che ho mollato in terza elementare, però è sempre spettacolare. Le bambine piccole fanno rovesciare dal ridere, e quelle delle superiori ti fanno scardinare la mandibola a vedere cosa riescono a fare.
Domenica ho dovuto telefonare a un tizio che cercava una specie di segretaria (non vi dico neanche che giro, di parenti che hanno detto a mio padre e lui che mi ha obbligato a sentire questo qui), e ho avuto un attacco d’ansia atroce. E la cosa migliore è che i miei, mentre mi vedevano seduta sul pavimento a cercare di respirare, mi dicevano di darci un taglio con le scenate. Non so come spiegargli che gli attacchi non vado a cercarmeli. E ieri mattina alle otto sono dovuta andare a fare un colloquio con questo tizio. Alle otto. Non vi dico la faccia che avevo, e quanto poco avevo dormito. Tra l’altro non sapevo cosa dirgli, visto che mentre ero in montagna mi avevano confermata per i centri estivi, e mia madre domenica mi ha fatto tutta una predica sul fatto che i centri sono per un mese e quest’altro lavoro è più duraturo o almeno così pare e cose del genere, e casomai mettetevi d’accordo se è vero che è part time. Insomma, mi presento lì alle otto meno cinque e faccio questo colloquio di neanche quindici minuti (pensando “bene, se facciamo presto posso tornare a dormire un altro paio di ore”) e mi dice che alle nove deve vedere un’altra ragazza ma che comunque nel pomeriggio in ogni caso mi chiama per farmi sapere.
Sono tuttora sulle spine, perché non mi ha ancora chiamata. Alla fine domani ho la riunione dei centri estivi, se lui non si fa sentire io prendo quelli e arrivederci. E mia madre può sclerare finché vuole, non intendo dire alla Enrica che non vado più ai centri e magari poi restare anche senza l’altro (che a occhio ormai mi pare di essere già senza).
Beh, tornando a cose più edificanti, se volete vedere le foto della montagna cliccate qui.
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