mercoledì 9 novembre 2011

Un pomeriggio come un altro

Sono qui in biblio che mi gratto allegramente, perché la gente sul presto langue e però bisogna essere qua per ogni evenienza. Domenica (e non solo) c'è la festa del ringraziamento, conosciuta da tutti come "festa del toro" per via della bizzarra usanza, fino all'anno scorso di servire toro allo spiedo. Io personalmente non l'ho mai mangato, ma mi dicono che non fosse questo granché (e che oltretutto costasse un'esagerazione). Dentro al palazzetto c'è il mercatino delle associazioni e dei commercianti, e ci hanno dato uno spazio anche a noi del kemma, per farci un po' di pubblicità Così stiamo cercando di pensare e capire cosa possiamo proporre a quei poveri bambini che passeranno di là e che noi irretiremo. Qualcosa di natalizio, magari dei bigliettini di auguri. Io ho proposto anche le buste da colorare, tagliare e incollare per la letterina a Babbo Natale, ma vedremo. Non che manchi molto, a dire il vero.
Comunque, mentre me ne stavo qui a vegetare è passato un ragazzo che io trovo a dir poco inquietante, e siccome lo conosco da un po' mi sono anche fatta un'idea di com'è, che è stato un pezzo a tampinarmi mentre aspettavo che il computer si desse una mossa, che mi ha chiesto come mi chiamo e quanti anni ho e dove abito e poi no ho capito il senso, mi ha mostrato, facendomele appoggiare palmo contro palmo, che le sue mani sono più grandi delle mie e a questo punto ho pensato che per fortuna c'era in mezzo la scrivania, ma che sennò io so comunque fare quella bellissima mossa con la leva che abbiamo rivisto ieri sera e che posso stenderlo e poi chiamare la polizia. Sembra di no, ma quando ti rendi conto di cosa sei capace di fare, poi ti viene in mente che effettivamente potresti usarlo. Io e la Giulia, abbiamo quasi pensato di dare una pubblica dimostrazione sabato sera al compleanno, testando le mosse che abbiamo imparato addosso a un certo ragazzo pettegolo (e che ci sta anche un po' sulle palle) che figurarsi se non viene alla festa.
E adesso, speriamo che arrivi la Mara, così almeno facciamo quattro chiacchiere.
(Domani ho il famoso colloquio. Me la sto già facendo sotto, perché se non prendo un bel punteggio molto alto addio posto a Ponte.)

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