Il richiamo del
cuculo (The Cuckoo’s
calling) è un romanzo di Robert Galbraith, pseudonimo di J.K. Rowling. È il
primo della serie dell’investigatore Cormoran Strike.
Se volete leggerne un
pezzetto e farvi stuzzicare un pochino, cliccate sul Teaser Tuesday di questa
settimana schiacciando qui.
Attenzione:
anticipazioni sulla trama.
Cormoran Strike è un ex
agente della polizia militare che, dopo aver perso una gamba in Afghanistan, si
è re-inventato come investigatore privato. Gli affari però vanno così così,
fino a quando, tre mesi dopo la morte della famosa modella Lula Landry, il
fratello della ragazza, John Bristow, si presenta da Strike per chiedergli di
indagare sulla morte della sorella. La polizia ha archiviato il caso come suicidio,
ma John non crede che Lula si sia buttata dalla finestra.
Strike e la sua segretaria
Robin iniziano così ad indagare, addentrandosi nel mondo di Lula, facendo la
conoscenza di un certo numero di personaggi stravaganti, quali lo stilista Guy
Somé (da leggersi “Ghi”, in francese), la supermodella Ciara Porter, l’ex fidanzato
di Lula Evan Duffield…
Potete pensare che io sia
ripetitiva, ma per me “Rowling” suona come “Harry Potter”. Sarà per questo, per
sbarazzarsi della scia di Harry, che stavolta s’è inventata un nome falso. Però,
sapete, funziona. Sapevo che era lei, ma non era lei. Nel seggio vacante
avevo trovato un sacco di cose che mi ricordavano Harry, forse perché io non
riuscivo a togliermelo dalla zucca, invece qui no. Questa è Londra, Londra non
Hogwarts, e non si passa neanche per la stazione dei treni. Questo è Robert
Galbraith, e Robert scrive di Strike. E scrive terribilmente bene.
Il giallo in sé è molto
old-style, classico, niente ammazzamenti in diretta e cose del genere, niente
CSI con le tute bianche che passano a raccogliere cadaveri col cucchiaino. È più
centrato sull’investigazione, sul far lavorare il cervello per venire a capo di
quello che è successo. A dirvi la verità, io non sono il tipo che cerca il
colpevole. Non sono quel genere di persona che crede di essere il poliziotto e
che se ne sta con la testa dentro al libro per trovare tutti i minimi dettagli
lasciati in giro dallo scrittore (in questo la zia Rowling è molto brava) e
scoprire come finisce con un po’ di pagine in anticipo. Io no.
Cormoran Strike
(tralasciamo il fatto che il nome è un po’ assurdo) mi è piaciuto molto, anche se,
delle volte, mi sono chiesta se era per creare il personaggio o se davvero tutti
gli uomini sono così zucconi. L’unica cosa che è un po’ troppo ovvia è
il discorso finale, di dieci pagine, in cui Strike rivela chi è il colpevole e
perché e tutto, un po’ come i cattivi che raccontano i loro piani malvagi, un
po’ stereotipato.
Avrei solo una
considerazione da fare sul titolo, per la serie “traduttori traditori”, anche
se mi rendo conto che hanno fatto il possibile. Nel libro lo stilista Somé dice
chiaramente che lui chiamava Lula “Cuckoo”, quindi forse c’era da fare due più
due e capire che il Cuckoo nel titolo non era l’uccello.
Detto questo, aspetto la
prossima indagine.
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