giovedì 24 giugno 2021

So hot

A casa dei miei dormivo sul pavimento.
Non nel senso che eravamo così pezzenti da non avere un letto, ma perché avevo caldo e caldo e ancora caldo. Nel letto mi pareva di andare a fuoco, nonostante la finestra aperta e tutto, quindi mi mettevo sul pavimento.
A casa dei miei non c'è il condizionatore, e io sinceramente mi chiedo come facevamo. Mia madre non fa testo, perché lei non ha caldo neanche sotto al sole (penso che abbia dei geni di lucertola) ma io e mio padre siamo quel tipo di persone che con un grado in più già le vedi con la faccia viola e affaticate che cercano un filo d'aria davanti al quale piazzarsi.
L'anno scorso nella casa vecchia siamo arrivati ad avere 32 gradi. Però era agosto.
Quest'anno, quassù al secondo piano, abbiamo già tranquillamente 29 gradi abbondanti, ed è appena giugno. Raga è appena iniziata l'estate e io già non ne posso più. La vera anticamera dell'inferno è l'estate in pianura padana, con l'umidità che praticamente non respiri aria ma acqua.
Qua si dorme nel letto, ma col ventilatore puntato. Che non fa il miracolo, ma piuttosto di niente ci si accontenta (per ora, poi cercheremo di mettere il condizionatore, dato che Dav suda pure le unghie dei piedi anche a stare fermo).
Ogni estate non faccio che dire "l'anno scorso non faceva così caldo" e sono sempre più sicura che non sia una lamentela ma una constatazione.
Gli unici che se la godono sono i cactus sul terrazzo.

martedì 15 giugno 2021

Siamo alle solite

Siamo alle solite.
Sono in ferie, per non dire che sono disoccupata (nel senso, fino al 30 giugno sono assunta, sto facendo le ferie che mi avanzavano, ma alla fine delle ferie sarò disoccupata e quindi mi sento già col culo a terra anche se sono pagata per altri 15 giorni).
Sono grassa, per non dire che rotolo (poi ci torniamo).
Ho caldo, ma è giugno e cos'altro ci si può aspettare. Al secondo piano senza condizionatore, poi, tanto fresco non può essere.
Il gatto ha imparato che in giardino non c'è niente di terribile e può andarci tranquillamente, così ora ogni mattina inizia a miagolare alla porta perché vuole scendere (s'intende anche alle cinque della mattina, dipende come gli gira) e per sfinimento poi lo porto giù (la fregatura è che mi devo fare due piani di scale ogni volta perché non basta aprirgli la porta qua sopra, devo aprire anche il portone perché beh, è un gatto. Non può tirarselo da solo).
Davide si sta cuccando un'altra stagione a Jesolo dove aveva lavorato gli anni scorsi, quindi io passo la maggior parte del mio tempo ad aspettare che torni a casa (so che non dovrei farlo, che mi dovrei fare gli affaracci miei senza stare là a guardare l'orologio, ma a volte è proprio difficile).
Comunque torniamo a me che rotolo.
Domenica ho avuto un bruttissimo breakdown perché era da un po' che evitavo di pesarmi (e c'era un motivo) e alla fine la bilancia mi ha segnato 60.2kg. Potete solo immaginare cos'è stato vedere di nuovo il 6. Per quanto razionalmente io sappia che è psicologico, 59.9 non mi spaventa come 60, è lo stesso meccanismo dei prezzi. In ogni caso, mi ero ripromessa di non vedere mai più i sessanta (al massimo quando aspetterò un bambino) quindi mi sono sentita veramente male. Oltre ai vari "ho buttato tutto nel cesso" che già mi dicevo mentre lavoravo (altra cosa strana, sono riuscita a ingrassarmi lavorando, con scale dappertutto, con classi da pulire da cima a fondo in tempi stretti e tutto) mi è proprio cascato il soffitto addosso. So che il peso ha fluttuazioni, so che dovevo andare al bagno, so che quello che dice la bilancia non è scolpito sulla pietra, ma non potevo evitare di concentrarmi su quel cazzo di 6.
Morale della favola, rieccomi con la app per le calorie a cercare di non farmi fuori il frigo intero.
Dav dice che non dovrei farla così grossa perché dopotutto le magliette e i vestiti di quando pesavo 55 kg o meno mi entrano ancora, ed è vero, ma continua ad essere dentro alla mia testa. So che mi entrano, ma mi fanno salame e io non voglio. Potete dirmi finché volete che è un costrutto sociale, ma non posso evitare di vedermi enorme. Di vedere le maglie che mi tirano. Non posso sopportare l'idea di dovermi mettere una L perché sta per LARGA e io non voglio essere larga. Certo, certo, un sacco di taglie sono sballate, io stessa ho nell'armadio magliette XS, S e M che sovrapposte sono tutte uguali, ma mettere la XS mi fa sentire molto meglio, anche se nessuno deve vedere l'etichetta. Solite cose psicologiche. E se volete farvi due risate, ieri stavo uscendo per andare in farmacia in bici (è più o meno un chilometro e mezzo, non volevo togliere il telo dalla macchina e mi faceva anche comodo fare un po' di movimento) e mi sono tolta i pantaloncini da casa per mettermi degli short di jeans, di quelli a metà coscia per intenderci. Non al ginocchio, quelli più corti. Scendendo le scale con le gambe di fuori, per un minuto mi è venuto da ridere perché sono qua che mi preoccupo dei chili e dei rotoli di ciccia e poi me ne vado in giro con gli shorts. Capitemi, non è che mi pare particolarmente strano, l'ho sempre fatto, ma così come mi preoccupo della ciccia che sta venti centimetri più in su, avrebbe senso preoccuparsi anche delle cosce. Nel senso, o tutto o niente.
La cosa che mi urta di più è che se parlo con qualcuno (tipo la gente che lavorava con me, per dirvene qualcuna) la prima cosa che dicono è una di queste:
1. ma grassa dove?
2. ma ti sei guardata bene? Io posso dire che sono grassa, ma tu guarda che gambette che hai
3. ma se hai la faccia così magra
4. ma dai grassa, hai delle curve
Ora. Io non pretendo che mi si dica HAI RAGIONE GUARDA CHE SCHIFO DI ROTOLI DI CICCIA. Però vorrei che se una persona ti dice che si sente in un certo modo, si potesse accettare la sua visione, specialmente se non sei uno psicologo (o un nutrizionista in questo caso).
Che io abbia dei chili in più è oggettivo. Non sono obesa, e stando al BMI non sono neanche sovrappeso, ma so che forma ho con otto chili di meno (anche con cinque) ed è di gran lunga migliore di quella di adesso.
Che io a trentun'anni non mi sia ancora accettata sarà anche vero, ma niente dovrebbe farvi pensare che se a voi sembro a posto così, allora dobbiate dirmelo per forza, perché non mi state aiutando.
Ci sarebbe un lungo capitolo anche sui vestiti e sulla gente che porta con disinvoltura roba che io non metterei manco se fossi magra come mia madre, ma per oggi lasciamo perdere.

domenica 7 marzo 2021

Recap

Raga mi vergogno giusto un po'. L'ultimo post è di giugno. IL fatto è, come al solito, che so che dovrei passare di qua a scrivere qualcosa, anche solo per il gusto di farlo, ma poi trovo dell'altro da fare. Ogni cazzo di volta. E parliamo anche di cose stupide, mica sempre di impegni importanti.
Comunque, breve riassunto della mia (triste?) vita finora (e possibili divagazioni sventramitiche)[1].
A giugno dell'anno scorso, quando gioivo con voi per la foto della bilancia (sono ingrassata di nuovo ovviamente), si iniziava a delineare un nuovo trasloco, in una casa finalmente di proprietà. Taglierò corto sulle rotture di palle riguardo a geometri, notai, l'istituto per le case popolari che deteneva ancora il diritto di prelazione (pur avendo venduto ai precedenti proprietari ma siamo in Italia) e che abbiamo dovuto rincorrere per quasi due mesi per avere le carte del nulla osta e cose del genere. Vi dirò solo che a luglio abbiamo iniziato a smontare l'appartamento nuovo pezzo per pezzo, a partire dalla cucina che c'era dentro che era letteralmente caramellata. Giuro, le parti bianche erano color caramello e altrettanto appiccicose. La cucina caramellata ha incontrato il suo destino all'ecocentro, insieme ad altri pezzi di arredamento opinabili (e altrettanto caramellati, io non so cosa combinassero i Bangla che c'erano dentro prima, si vede che dipende da quello che cucinano, boh).
Quindi luglio e agosto se ne sono andati tra un mobile e l'altro, una carta e l'altra e qualche bestemmia.
A settembre mi è stato rinviato il rogito di circa due settimane (sempre per colpa dei signori case popolari, eccetera) e indovinate? L'hanno fissato praticamente il mio secondo giorno di lavoro. Del tipo, non posso mancare al rogito perché devo firmarlo, ma non posso neanche mancare al lavoro perché ho appena iniziato e in ogni caso non è bene. Alla fine sono andata, ho firmato e sono corsa al lavoro. Ho preso una convocazione per il personale ATA (vi ricordate la famosa domanda che avevo fatto, su cui ho perso un sacco di tempo perché avevano sbagliato a copiare i dati eccetera? Ecco, quella) che scade il 30 giugno, a Ponte di Piave. 30 ore alla settimana, cazzi e mazzi ma intanto è un lavoro. E credetemi che la famosa frase "le bidelle non fanno un tubo" è quanto di più sbagliato potete dire. Specialmente in tempo di Covid, che bisogna pulire ogni singola gamba del banco e ogni singola piastrella del pavimento, del muro e del soffitto. Comunque lasciamo stare perché se inizio a parlare del lavoro non è più finita (diciamo che ci sono un sacco di cose migliorabili, sia come organizzazione sia come tutto il resto).
Il 29 ottobre, dopo che gli imbianchini avevano finito di grattare e il piastrellista di piastrellare il bagno di riserva e l'idraulico di - ah, no, l'idraulico in realtà non ha ancora finito neanche adesso, sono arrivati i traslocatori che in neanche cinque ore hanno completamente smontato la casa vecchia, spostato tutto e completamente rimontato la casa nuova. Poi a dicembre con calma (siamo un po' in ritardo, signora, ma sa, è il Covid) sono arrivate anche le finestre nuove e abbiamo smesso di sentire gli spifferoni. Dopotutto se entri in un'appartamento del 1978 praticamente mai sistemato, un po' di gelo te lo devi aspettare.
E quindi niente, ora stiamo quassù, al secondo (e ultimo) piano di un condominio di quattro unità (di cui una vuota), col gatto che vorrebbe uscire ma che quando lo porto giù in giardino inizia a lamentarsi ancora quando siamo sulle scale perché non gli va.
La scuola continua a restare aperta, alla faccia dei catastrofisti (abbiamo avuto in tutto l'anno due classi in quarantena, insieme tra l'altro, quindi totale 10 giorni), io come personale scolastico sono stata vaccinata (la prima dose intanto, per la seconda non si sa ancora, dicono fino a 12 settimane di stacco che vorrebbe dire a maggio) ma ovviamente con questo non è che me ne vado in giro a sputazzare, mascherina e mani e tutto come prima.
Per il momento si naviga a vista fino al 30 giugno, e poi ci inventeremo qualcosa. Almeno non dobbiamo più pagare l'affitto.


Note
^1 “Questa tecnica consente all’autore di intervenire in un punto qualsiasi della sua opera, a seconda di come gli gira, per commentarla, fornire insegnamenti, lamentarsi… In sintesi: per divagare. Lo so che l’idea non vi piace, ma quel che conta è che piace a me.
[…] Perché non provate invece a immaginare, almeno una volta, fino a che punto il problema di delineare i caratteri, la necessità di far succedere qualcosa, l’articolazione del dialogo e l’obbligo descrittivo possano rompere le scatole a un autore? […] La voglia che lo piglia ogni tanto di allentare la tensione, di fregarsene bellamente della coerenza narrativa e della forma artistica per dedicarsi alla pura e semplice chiacchiera?”
(Idelfonso de’ Sventramitis)