Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Alice Liddell è un'atropologa londinese, ma di una Londra che non è mai esistita, con le macchine a vapore e tutte quelle altre atmosfere steampunk che se avete letto qualcosa del genere avete presente. Un giorno decide di oltrepassare la barriera che si alza tra Londra e la Steamland e addentrarsi in questa terra invasa dalla vaporità, una specie di nebbia che provoca mutazioni genetiche e allucinazioni. Lì incontra tutta una serie di creature, tra cui il famoso Coniglio Bianco (poffare, poffarissimo, è tardi, è tardi, è tardi!), che però non sta correndo dalla regina, bensì è alla ricerca proprio di Alice. E non è neanche un tenero coniglietto, è assolutamente un mostro.
Dimenticatevi la Alice Liddell col vestitino azzurro, i capelli biondi e un gatto chiamato Oreste. Dimenticate lo Stregatto a righe e il Coniglio Bianco in ritardo che guarda l’orologio da taschino. Dimenticate anche il re e il fante di cuori e tutto il mazzo di carte. La regina potete tenerla, anche se non è lei che taglia le teste.
Viene da pensare che Francesco Dimitri fosse completamente fatto di vaporità mentre scriveva il libro, perché vi giuro che certi discorsi rasentano il nonsense puro, in stile Carroll. Il resto butta sulla filosofa e sull’assurdo. E neanche le parti di Ben sono particolarmente sensate, oppure sono io che mi sono persa qualcosa. E sapete, quando ho letto che Marty era il ragazzo-dodo e che Alice avrebbe incontrato una specie di Brucaliffo, mi sono chiesta quanto mancava perché saltassero fuori Pinco e Panco, il Tricheco e il Carpentiere (con le ostrichette), Biagio (lucerto, eccellenza!) e il Cappellaio Matto. Poi ho capito che non sarebbero arrivati, o almeno non come li aspettavo io. Però, se volete, il Cappellaio potrebbe essere Zap, completamente perso nei fumi della vaporità.
Alice nel paese delle meraviglie è una delle mie storie preferite, anche se l’ho sempre trovata ingarbugliata e difficile (se lo trovate stupido, provate a pensare di leggere la versione integrale compreso attraverso lo specchio a nove anni e mezzo e poi ne riparliamo) e non vi dico nemmeno quante volte ho visto il cartone, però anche le variazioni sul tema non mi dispiacciono, è interessante vedere cosa viene fuori.
Solo, permettetemi una cosa: Alice in copertina assomiglia terribilmente a Nihal, Dubhe e Adhara e, per quanto mi piacciano i disegni di Paolo Barbieri, inizio a pensare che o ha sempre la stessa modella o le guerriere per lui sono tutte fatte con lo stampino.
Tradotto in parole povere? E' una cagata?
RispondiEliminaBaci e segnalibri allucinogeni
Tradotto in parole povere, ci sono delle parti-cagata, o, se non altro, che potevano essere scritte/sviluppate meglio però il resto non è male, anche se verso metà libro si perde un po' il parallelo tra le due Alice.
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