C'è un verso di una canzone che dice "e mi vien da ridere mentre mi sento morire" (è del Teatro degli Orrori, ma non chiedetemi il titolo perché non li ascolto, l'ho sentita per caso). Questo è esattamente come ti senti mentre passi del tempo con gente che ti piace ma che prenderesti a calci nel sedere per quello che combinano.
L'altra settimana ho rivisto dopo anni (letteralmente) il primo ragazzo che mi è piaciuto, quando ero alle medie. Ero ferma a chiacchierare poco fuori dalla biblio con una tipa e lui è passato in macchina con sua madre, ci ha viste, l'ha fatta fermare ed è sceso a salutarci, perché adesso sta a Londra. E io pensavo che dicesse tipo "ehi, raga, come vi va", invece è venuto da me ad abbracciarmi e darmi due baci, e io ho pensato per un secondo che una cosa del genere sarebbe dovuta succedere dieci anni fa, non ora che non me ne importa più niente.
Dicono che il cuore si spezza una volta sola, che tutte le altre sono solo graffi. Ma dimenticano di dire che fanno male da morire lo stesso, come quando ti tagli con la carta, che brucia da matti e non vuole passare mai.
La verità è che tutti i ragazzi che mi sono piaciuti nella vita, se li sono sempre presi delle altre, perché io ero solo l'amica a cui raccontare le cose, quella che stava a sentirli, quella a cui nessuno ha mai fatto i dispetti (anche se delle volte l'avrei davvero gradito). Io sono quella a cui raccontano cosa succede, quella che ascolta e non dice mai "porcatroia, non lei, devi venire a baciare ME, che se non altro me lo merito di più". Voi non avete idea di quante volte ho meditato di esplodere e non l'ho mai fatto. Così ora mi sta bene, rido e muoio un po' ogni giorno.
domenica 29 settembre 2013
Ridere e morire
mercoledì 25 settembre 2013
kat detesta guidare
Ho preso la patente cinque
anni e mezzo fa, e ho anche fatto un fatica bestiale. Ho passato la teoria con
zero errori, senza neanche il bisogno di studiarla più di tanto (come per tutte
le altre cose che ho imparato nella vita), ma è stata la pratica a farmi
penare. A due settimane dall’esame, ormai odiavo il mio istruttore, mi veniva
il vomito a pensare che dovevo andare alla guida ed ero ancora imbranata alla
follia. Tutti mi dicevano che alla fine, l’esame si passa anche se non sai guidare
perfettamente, e che poi, guidando per conto tuo, senza uno che ti sta col
fiato sul collo, impari. L’esame l’ho passato, probabilmente perché il mio
istruttore stava distraendo l’esaminatore chiacchierando della risonanza
magnetica al ginocchio che doveva fare qualcuno, presumibilmente una loro
conoscenza comune. Ho perfino fatto un parcheggio a S meraviglioso, che
probabilmente era l’unica cosa che sapevo davvero fare bene.
In verità, guidare mi fa
schifo. Credo che il mio problema sia non aver mai avuto bisogno di guidare. Se
non hai bisogno, non hai la motivazione per imparare e per poi riuscire
brillantemente quando finalmente hai preso quella dannata patente. Il che
significa, che appena c’è un po’ più di traffico, un imbecille che mi sta
attaccato al paraurti come una zecca, una strada con più di due corsie, un
trattore/camion davanti che va a lumaca, una strada che non ho mai fatto, un
centro città coi sensi unici e coi cafoni cittadini che sanno tutto loro (anche
dove potrebbero mettersela la macchina), vado nel panico più totale.
C’è da aggiungere che, da
quando ho fatto l’incidente tre anni fa, guido davvero il meno possibili, per
paura di replicare.
Se so che dovrò guidare,
la mattina mi sveglio che sono già oppressa. Mi sa che devo andare a farmi
vedere da uno bravo. Oppure, in alternativa, trovo un lavoro a cui posso andare
a piedi, che è anche più ecologico.
martedì 24 settembre 2013
Diciannove anni dopo
L’altra settimana stavo
parlando con la Giò a proposito del fatto che la Salani ha comprato il nuovo
libro della Rowling e che tra poco esce la versione italiana (sottotitolo:
compralo, Giò). Lei mi ha chiesto se è un altro di Harry Potter (non se ne
intende molto di Harry, credo che non abbia neanche visto tutti i film, non
sono il suo genere), ma io le ho detto di no, che Harry è finito e sarebbe una
cretinata scrivere ancora di lui. Non pareva convintissima. Lei ho detto: sai
qual è l’ultima frase del libro? È “la cicatrice non gli faceva male da
diciannove anni. Andava tutto bene”. Questa è la fine. Non abbiamo
bisogno di altro.
domenica 22 settembre 2013
Prato fiorito
Il mio prof di matematica della terza superiore (ho cambiato quattro prof in cinque anni, si vede che era una cattedra maledetta, come quella di Difesa contro le Arti Oscure) diceva che a giocare a Prato Fiorito si usava la logica. Non so se sia vero, e io francamente non mi sento molto più intelligente, però ora riesco quasi sempre a finire lo schema grande (e non è questione di fortuna).
si parla di:
intelligenza,
logica,
matematica,
prato fiorito
sabato 21 settembre 2013
Compiti e distrazioni
Stamattina sono stata a colloquiare con i genitori di un ragazzino che deve essere guardato a vista mentre fa i compiti, perché ogni altra cosa è più interessante che concentrarsi sui libri. Gli ho assicurato che non è una malattia grave, che la maggioranza dei ragazzini è così ormai, e suo padre mi ha dato ragione, dicendo che secondo lui è anche colpa dei cellulari e dei giochi della Play e del computer (volevo dirgli "scusa, ma se sai che è colpa del fatto che ogni tre secondi muore dalla voglia di guardare il telefono, perché gliel'hai comprato? Dopotutto ha undici anni, non so a cosa possa servirgli", ma sono stata zitta, che è meglio). Comunque, inizio martedì.
Incrociate le dita per me, che a pensare di fare la strada tutti i giorni fino a San Donà (circa 15km) mi viene male. Io detesto guidare.
Incrociate le dita per me, che a pensare di fare la strada tutti i giorni fino a San Donà (circa 15km) mi viene male. Io detesto guidare.
lunedì 16 settembre 2013
Cinque telefilm che non smetterei mai di guardare
Non sono una che guarda molto la televisione, però questo weekend sono ricominciate le mie serie tv preferite (non tutte, ma alla Rai non si comanda), il che significa che ora ho tre sere occupate per guardare la tivvù e sapere come vanno a finire le cose.
Le mie serie preferite, che non smetterei mai di guardare, sono:
1. E.R. medici in prima linea (lo so che è finita, ma il primo amore non si scorda mai)
2. NCIS
3. Castle
4. Elementary (sull'onda della serie, ho anche letto tutto Sherlock Holmes, e quando dico "tutto" intendo proprio tutto)
5. NCIS Los Angeles / Body of proof (a pari merito, perché dopotutto anche i cadaveri hanno un certo fascino)
Le mie serie preferite, che non smetterei mai di guardare, sono:
1. E.R. medici in prima linea (lo so che è finita, ma il primo amore non si scorda mai)
2. NCIS
3. Castle
4. Elementary (sull'onda della serie, ho anche letto tutto Sherlock Holmes, e quando dico "tutto" intendo proprio tutto)
5. NCIS Los Angeles / Body of proof (a pari merito, perché dopotutto anche i cadaveri hanno un certo fascino)
venerdì 13 settembre 2013
Abbasso la ciccia/7
kat e i 58kg della sua persona sono qui oggi a presentarvi
il loro nuovo spauracchio, che chiameremo La Ragazza Grassa (per brevità LRG).
Esiste davvero, non me la sono inventata. L’ho vista coi miei occhi, recentemente,
e sono rimasta scioccata (il che è un bene, sennò come fa a farmi da
spauracchio?).
LRG ha 19 anni, è alta poco meno di 1.70 e peserà, a occhio
e croce, 90kg. LRG, se la guardate bene, è praticamente cubica. Non sto
scherzando, se la guardate di profilo è larga esattamente quanto vista di
fronte. LRG mi fa paura perché è una che conosco. Non so se ci avete mai
pensato, ma la gente grassa che vedete per strada non vi fa particolarmente
effetto, magari dite “guarda che ciccia che sborda” o qualcosa del genere, ma
non vi preoccupate particolarmente di poter raggiungere il loro livello perché
dopo tre secondi sono già passate oltre e non ci pensate più.
LRG invece fa presa. Da quando l’ho rivista nella sua forma
cubica, ogni volta che mi viene voglia di andare a strafogarmi di Nutella (o
qualcosa del genere), mi dico TU NON VUOI DIVENTARE COME LRG. LO SAI CHE NON
VUOI.
Per ora funziona.
mercoledì 11 settembre 2013
martedì 10 settembre 2013
Compiti delle vacanze
Dopodomani inizia la
scuola (in Veneto), e c’è chi, come i miei bambini, deve ancora finire i
compiti delle vacanze. Ripeto: NON HANNO ANCORA FINITO I COMPITI DELLE VACANZE,
E GLI RESTA UN GIORNO. Così adesso sono lì tutte le mattine a fare sessioni
estenuanti di compiti-in-extremis, e loro non mancano di dirmi che tanto, anche
se li fanno male/a caso/incompleti la maestra non può mettere il voto perché i
compiti delle vacanze sono facoltativi. Se avessi provato io a fare questo
discorso a mia madre, sarei finita stampata sul muro. I compiti si fanno e
basta.
Stamattina, alla sesta
ripetizione di questa solfa, sono esplosa e gli ho detto: bene, allora per
quanto mi riguarda puoi anche arrangiarti, farli come capita, fare anche
a meno, visto che non mette il voto. Però quando alla fine dell’anno avrai il
mezzo voto e lei terrà conto del fatto che non li hai fatti bene e te lo
abbasserà, non venire a lagnarti da me, visto che sto cercando di aiutarti.
Per un po’ ha funzionato.
domenica 8 settembre 2013
Horcrux
Fui strappato via dal mio corpo, diventai meno che spirito, meno del più miserabile fantasma... eppure ero vivo. Che cosa fossi, nemmeno io lo so... Io, che mi sono spinto più in là di ogni altro sul sentiero che conduce all'immortalità. Conoscete il mio obiettivo: dominare la morte. E allora fui messo alla prova, e a quanto pare uno o più dei miei esperimenti funzionarono... perché non ero morto, anche se il maleficio avrebbe dovuto uccidermi.
A questa ennesima rilettura di Harry Potter e il calice di fuoco, che non saprei se sia la sesta, l'ottava o addirittura la dodicesima, mi è finalmente saltata agli occhi questa frase di Voldy, mentre parla coi Mangiamorte. E improvvisamente nella mia testa si è accesa una sola parola: horcrux. Dio, lei ce l'aveva detto già nel quarto libro, e noi siamo stati così scemi da aspettare il settimo, per capire.
A questa ennesima rilettura di Harry Potter e il calice di fuoco, che non saprei se sia la sesta, l'ottava o addirittura la dodicesima, mi è finalmente saltata agli occhi questa frase di Voldy, mentre parla coi Mangiamorte. E improvvisamente nella mia testa si è accesa una sola parola: horcrux. Dio, lei ce l'aveva detto già nel quarto libro, e noi siamo stati così scemi da aspettare il settimo, per capire.
venerdì 6 settembre 2013
Polpette di tonno
A casa mia di venerdì si mangia pesce. Funziona così, e basta. Così ogni tanto bisogna inventarsi qualcosa di nuovo, per dribblare l'onnipresente trota, e siccome mentre i miei vendemmiano la cucina è nelle mie mani, oggi ho tirato fuori dal cilindro queste polpette.
Ingredienti (per 6 polpette medie)
200 g tonno sott'olio sgocciolato
150 g ricotta
1 uovo
2 cucchiai grana/parmigiano
3-4 cucchiai pangrattato (per l'impasto) + altro pangrattato per la panatura
prezzemolo
sale
Procedimento
Se usate il mixer, semplicemente buttate tutto dentro e frullate.
Se invece fate a mano, frantumate il tonno e mescolatelo con la ricotta fino a ottenere un impasto abbastanza cremoso. Aggiungete l'uovo, il grana/parmigiano grattugiato, il prezzemolo e il sale. A seconda di quanto morbido è l'impasto, vedete quanto pangrattato vi ci vuole. Generalmente, non meno di tre cucchiai.
Quando l'impasto è pronto, prendetene un po' e dategli la forma tonda di una polpetta, poi passatela nel pangrattato da entrambi i lati. Continuate fino alla fine dell'impasto.
Cuocete le polpette in forno per 20 minuti a 180° oppure in padella con un po' d'olio per 8-10 minuti.
Ingredienti (per 6 polpette medie)
200 g tonno sott'olio sgocciolato
150 g ricotta
1 uovo
2 cucchiai grana/parmigiano
3-4 cucchiai pangrattato (per l'impasto) + altro pangrattato per la panatura
prezzemolo
sale
Procedimento
Se usate il mixer, semplicemente buttate tutto dentro e frullate.
Se invece fate a mano, frantumate il tonno e mescolatelo con la ricotta fino a ottenere un impasto abbastanza cremoso. Aggiungete l'uovo, il grana/parmigiano grattugiato, il prezzemolo e il sale. A seconda di quanto morbido è l'impasto, vedete quanto pangrattato vi ci vuole. Generalmente, non meno di tre cucchiai.
Quando l'impasto è pronto, prendetene un po' e dategli la forma tonda di una polpetta, poi passatela nel pangrattato da entrambi i lati. Continuate fino alla fine dell'impasto.
Cuocete le polpette in forno per 20 minuti a 180° oppure in padella con un po' d'olio per 8-10 minuti.
mercoledì 4 settembre 2013
La pelle di serpente
kat: “skin” vuol dire pelle, non squame. Cosa dici tu di solito, “è
fatto di squame di serpente?”
Francesco: no, di pelle di serpente. Mia mamma ha una cintura di pelle di serpente, ma si sta squamando. È pelle di pitone!
kat: regalagliene una nuova per natale.
Francesco: le regalo un pitone vero, e poi lo mette per tenere su i pantaloni.
kat: meglio un boa constrictor, così glieli stringe bene.
Francesco: buona idea.
Francesco: no, di pelle di serpente. Mia mamma ha una cintura di pelle di serpente, ma si sta squamando. È pelle di pitone!
kat: regalagliene una nuova per natale.
Francesco: le regalo un pitone vero, e poi lo mette per tenere su i pantaloni.
kat: meglio un boa constrictor, così glieli stringe bene.
Francesco: buona idea.
martedì 3 settembre 2013
Puntualità
La puntualità mi piace. Trovo
che ci sia un che di rassicurante ad avere un orario per fare le cose. E detesto
la gente che arriva in ritardo o che, ancora peggio, ti dà un orario a spanne,
del tipo “ci vediamo SULLE otto”. Cosa vuol dire sulle otto? Vuol dire
alle otto, o alle otto e dieci, o alle otto e venti, o alle otto meno cinque. Vuol
dire “non so a che ora arrivo, dipende quanto me la prendo comoda”.
Io se dico che ci vediamo
alle otto (attenzione, ALLE otto), sono lì alle otto meno cinque.
Se si inizia a lavorare
alle otto meno un quarto, io sono al cancello alle otto meno venti.
Io sono puntuale. E un
sacco di volte, mi piacerebbe che lo fossero anche gli altri.
lunedì 2 settembre 2013
Cinque motivi per cui mi piace il freddo
In verità il freddo non mi
piace particolarmente, ma ci sono delle situazioni in cui benedico che fuori
non ci siano più di venti gradi.
1. posso fare il bagno
della domenica con l’acqua caldissima, tipo sorgente termale nei
cartoni giapponesi (per quelli che stanno pensando “guarda questa, si lava una volta alla settimana”, sappiate che il bagno della domenica si chiama così perché la domenica mi rilasso e passo mezze ore a mollo nella vasca, invece di fare una doccia-lampo).
2. si mette sul letto il
mio piumone arancione, e io posso arrotolarmici dentro come un salame.
3. c’è la caldaia accesa,
e posso andare ad attaccarci le mani, il didietro e la panza e stare lì finché
non sono cotta.
4. posso mettermi di nuovo
le felpe o i maglioni, e nasconderci sotto la ciccia.
5. dopotutto, se fa freddo ci si può sempre vestire di più, o arrotolarsi in una coperta con in mano la tazza di cioccolata calda, o mettere in atto uno qualsiasi dei quattro punti qua sopra (invece quando fa caldo, dopo le mutande non puoi toglierti altro).
domenica 1 settembre 2013
1° settembre
L'Espresso per Hogwarts se n'è andato alle undici.
Non ho ricevuto la lettera neanche quest'anno.
Non ho ricevuto la lettera neanche quest'anno.
Iscriviti a:
Post (Atom)