Io odio guidare, e voi lo
sapete perché ve ne ho parlato, ma adesso che mi tocca farmi Salga-San Donà e
ritorno quattro volte alla settimana, odio più che altro come guidano gli
altri.
Io sarò anche imbranata e
insicura, ma per girare metto la freccia, e quando il semaforo è rosso tengo il
piede sul freno così quello che arriva dietro sa che sono ferma (che è
esattamente come si dovrebbe essere). Un sacco della gente che trovo sulla mia
strada, invece, per prima cosa parla al telefono. Credo di non sbagliare di
molto a ipotizzare che quasi la metà delle macchine sia guidata da gente che
telefona (col telefono all’orecchio, intendo). Poi, in virtù del fatto che
hanno una mano impegnata e pensano a qualcos’altro, fanno delle pericolose
invasioni della corsia opposta che durano pochi secondi, ma che se sei su una
strada stretta pensi che finirai giù per il fosso (l’alternativa sarebbe fare
un frontale col telefonista). A volte penso che, se prendessero in pieno un
platano, gli starebbe solo bene (sono malvagia, sì).
Non parliamo neanche di
quelli che girano senza freccia, come se chi sta dietro potesse leggergli nel
pensiero, o di quelli che, dovendo girare a destra, prendono l’onda passando
per il centro della strada, come se avessero in mano un camion-rimorchio.
L’altro giorno, avrei
potuto comodamente portare via il cofano a uno che usciva da una laterale con
lo stop. Aveva metà macchina oltre la linea. Poi, mi sono accorta che era una
macchina della scuola guida. Il mio istruttore mi avrebbe fatto fare
retromarcia di tre metri, a costo di sbattere addosso a quelli dietro. Dopo questo,
mi è tutto molto più chiaro sul perché guidano così.
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