Raven Boys (The Raven boys) è il primo dei quattro libri della serie dei Raven boys scritta da Maggie Stiefvater. Attualmente in Italia è stato tradotto solo il primo, in America è uscito il secondo (il terzo e il quarto devono ancora essere scritti). Della stessa autrice potete leggere anche la trilogia dei Lupi di Mercy Falls (Shiver, Deeper, Forever).
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
È la notte della vigilia
di san Marco. Blue, nata e cresciuta in una famiglia di sensitive che la usano
come “amplificatore”, si trova nei pressi di una vecchia chiesa diroccata
insieme alla zia Neeve che sta prendendo nota delle anime che moriranno durante
l’anno seguente. Improvvisamente Blue, che non ha la vista come le altre
componenti della famiglia, vede uno spirito, gli si avvicina e gli chiede il
nome. “Gansey”, risponde quello. Ci sono due motivi per cui Blue ha potuto
vederlo: o sarà il suo grande amore, oppure sarà lei ad ucciderlo. Potrebbero anche
verificarsi insieme, per la verità.
Così, quando pochi giorni
dopo il Gansey in carne ed ossa entra in casa sua per farsi leggere le carte,
Blue capisce che non può voltargli le spalle e, disobbedendo all’ordine di sua
madre di non immischiarsi negli affari dei “Raven boys” di Aglionby, decide di
aiutare Gansey e i suoi compagni nella misteriosa ricerca del mitico re
Glendower…
Avevo sentito parlare di Raven boys,
avevo visto alcune recensioni in qualche libreria in cui sono approdata saltando
in giro su aNobii, avevo messo in conto di procurarmi il libro o l’ebook in
qualche modo, però era semplicemente lì nella mia lista di cose da fare, di
libri da leggere come il mucchio di ebook che ho nel computer e che probabilmente
non leggerò mai (oppure, tra molto tempo). Poi, una sera ero al telefono con il
mio amico Bruno, il quale ha avuto la meravigliosa idea di dirmi che gli
avevano consigliato Raven boys ma che lui non aveva tempo di
leggerlo e probabilmente a me sarebbe potuto piacere. Maledetta quella volta.
E dire che quando l’ho iniziato pensavo tipo: “sì, beh, sarà
tipo quello dei lupi, che tra l’altro mi manca anche da leggere il terzo”, o
tipo: “Bru me l’avrà consigliato perché è pieno di quelle cose esoteriche che
piacciono a lui”.
Dopo dieci pagine mi ero innamorata di Gansey. Dopo venti
stavo iniziando a chiedermi cos’aveva di strano Noah (e ho formulato un’ipotesi,
la più scontata, che poi ovviamente non era esatta). Dopo trenta, ho giurato
che non mi sarei fermata di leggere neanche se fosse venuta un’inondazione e mi
avesse portato via la sedia da sotto il didietro.
Maggie Stiefvater, stavolta hai vinto tu. Potrei casualmente
(e momentaneamente) metterti al pari di John Green, ma non lo farò, perché
prima voglio sapere cosa succede nel prossimo, e in quello dopo, e in quello
dopo ancora.
(Bruno, poi facciamo i conti.)
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