Del resto, se una passa i sui pomeriggi a guardare il soffitto fantasticandoti stampato lassù come su uno schermo del cinema,
a scrivere il tuo nome in corsivo maiuscolo, minuscolo, gotico, romanico, ittita, fenicio, cirillico sui bordi del vocabolario,
ad aspettare telefonate che non arrivano, immaginando gli scenari apocalittici che ti impedivano di digitare uno stupido numero, il mio,
non può pretendere che la conoscenza venga a lei semplicemente imponendo le mani sui libri.
O dormendoci sopra.
Devo studiare. Non ho scusanti, devo studiare. Sto già pensando di scansare ancora una volta l'esame di inglese2 , ma almeno portoghese e spagnolo li devo dare. I miei mi squartano se non li passo. Ma ho voglia di qualunque cosa tranne che di mettermi sopra a quelle cazzo di fotocopie a leggere di cosa stiamo parlando. Perché la verità è che non so nemmeno di cosa parliamo. Non so nemmeno cosa mi domandano all'esame. Pagherei perché la conoscenza si trasferisse per osmosi. Dormirei con la testa sul vocabolario malgrado la scomodità. Farei qualsiasi cosa, purché non venga richiesto uno sforzo intellettuale prolungato da parte del mio cervello. Io ho altro a cui pensare, e maledizione.
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