lunedì 24 gennaio 2011

Recensioni: Harry Potter

Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Ci sono cose che non si possono capire, così come non si può vedere un Thestral prima di aver visto morire qualcuno, o come non sempre si riesce a riconoscere il Tranello del Diavolo mascherato da pianta in vaso in mezzo ai regali di natale.
Sono cresciuta in compagnia di Harry Potter, letteralmente, da quando nel lontano 1999 mi è stato regalato (nell’ordine sbagliato) il secondo volume della serie, e quando man mano mi sono fatta regalare anche gli altri, fino al quinto. Ricordo che quello l’ho letto in cinque giorni, sotto natale, in montagna. Considerato che ha 800 pagine e che io avevo 14 anni, ero già abbastanza vorace.
Il sesto e il settimo non sono nella mia collezione, non mi guardano da sopra la scrivania mentre compongo quei pezzi di storie che mi passano per la testa, quelle improvvisazioni fantasy in cui la magia ha un ruolo che ho imparato leggendo la zia Rowling.
Perché volete mettere dei maghi che fanno le magie col pensiero e basta, con dei maghetti della tua stessa età che declamano formule, che sbagliano, che imparano col tempo? Dov’è finita la mia bacchetta? Accio! Volete mettere a giocare a fare i maghi? Non dico di correre nel bagno col troll, ma farsela sotto pensando che di poter vedere un basilisco girare l’angolo è stato il mio terrore per giorni, ogni volta che rileggevo della camera dei segreti.
E i libri di scuola…Creature fantastiche, dove trovarle e Il Quidditch attraverso i secoli li ho letti, sapete. Vorrei anche leggere Storia di Hogwarts ma Madama Pince mi informa che al momento non è disponibile. Non vi nascondo che pagherei per mettere le mani sul libro di pozioni del Principe Mezzosangue. Non tanto per le pozioni, credo, ma per gli incantesimi. Il levicorups farebbe molto comodo, e anche il secutmsempra potrebbe essere utile. Perché, sapete, Piton si ama incondizionatamente al capitolo 33 dell’ultimo libro, ma per tutto il resto della saga non vorresti altro che girare il sectumsempra addosso a lui (quando l’hai imparato). Ma secondo me il problema è che Piton non è che odiasse James e Harry. Oppure, diciamo che odiava Harry perché era come James, ma odiava James perché in verità amava Lily. Da sempre, e fino all’ultimo. È per quello che alla fine, pur avendolo odiato per oltre tremila pagine, un po’ ti dispiace.
Cmq ora, rileggendo questo ultimo libro a distanza di quasi tre anni dalla prima volta, ci sono parti che ho capito meglio. Non perché prima fossi una diciottenne cretina, ma perché ora posso sapere.
Ho perso il conto di tutti coloro che sono morti. Malocchio Moody per primo, poi Fred, Lupin, Tonks, Dobby, Colin Canon, troppi piccolo per combattere. E James, Lily, Sirius. Codaliscia, soffocato dalla sua stessa mano. Il fatto è che per me a 18 anni la morte era solo una parola, forse qualcosa con cui riempire il telegiornale. Ma adesso che so cosa significa il vuoto di qualcuno a cui volevi bene, adesso che non posso vedere un Thestral ma che ho abbastanza testa da inchinarmi davanti a un ippogrifo, mi sono fatta scendere una lacrima quando Harry ha usato la pietra della resurrezione. E non perché li rivuole con sé, ma perché sa che sta per morire. E in quel momento ti chiedi: siamo sicuri che sia un libro per ragazzi?
La cicatrice non gli faceva male da diciannove anni. Andava tutto bene.

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