lunedì 17 gennaio 2011

Recensioni: La valle degli eroi

Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Il secondo libro che devo riportare a Ponte a tempo record è La valle degli eroi di Jonathan Stroud. Per quelli a cui il cognome "Stroud" dice qualcosa ma non riescono a focalizzarlo, è il genio che ha scritto la trilogia di Bartimeus (L'amuleto di Samarcanda, L'occhio del golem, La porta di Tolomeo), che è una delle serie più belle che io abbia mai letto. In particolare, le parti di Bartimeus fanno rovesciare dal ridere.
Ma veniamo a questo. La valle degli eroi (o meglio, Gli eroi della valle, come nell'originale inglese "Heroes of the valley") è un fantasy epico alla vecchia maniera. Poca spada e poca magia, a dire il vero, ma ambientato fuori dallo spazio e e fuori dal tempo. Voglio dire, in una valle che non esiste e in un epoca che potrebbe essere il medioevo ma non lo sappiamo. Non c'è nessun riferimento temporale, nemmeno a un calendario inventato o cose del genere.
Narrano le leggende che i dodici eroi delle dodici Case della valle, dopo aver compiuto imprese eroiche da soli si siano alleati per sconfiggere una volta per tutti i Trow che vivevano sotto terra nelle brughiere all'esterno delle fortificazioni della valle e che ne uscivano di notte per mangiarsi chiunque fosse così sfortunato da capitare loro a tiro. Nessuno è mai stato così fortunato da vedere un Trow e poterlo raccontare, tranne ovviamente Svein, l'eroe della più grande Casa della valle. Ma si sa che le leggende sono solo ispirate alla realtà, e così gli abitanti di ogni Casa proclamano che sia stato il loro eroe a tagliare la testa del re dei Trow.
Halli Sveinsson, cresciuto in mezzo alle leggende, si illude di poter diventare anche lui un eroe come il grande Svein. Il suo sogno è attraversare i confini e uccidere un po' di Trow per conquistare la gloria che, soffocato dai fratelli, non può avere. Ma Halli non sembra nemmeno figlio dei sui genitori, piccolo e tozzo com'è, e nessuno lo prende abbastanza in considerazione. Quando però lo zio viene ucciso dal perfido Ragnar della Casa di Hakon, Halli decide di rincorrerlo per uccidere lui e i suoi complici al fine di vendicare lo zio. Combina un sacco di pasticci e, dopo aver incendiato la casa degli assassini, viene tratto in salvo da una ragazza che aveva conosciuto all'Assemblea un po' di tempo prima, Aud della Casa di Arne, che tra le altre cose lo convince che i Trow non esistono e che tutte le leggende sono solo spauracchi per convincere gli abitanti della valle a non oltrepassare i confini. Così, quando, tornato a casa, scopre che gli Hakonsson intendono tornare a vendicarsi, prende il comando scavalcando il fratello e organizza la controffensiva. E, sapendo che effettivamente qualcosa abita nella brughiera oltre il confine, lui e Aud attirano lì Ragarn e i guerrieri rimasti, rischiando la vita.
Ma che succede? Colpo di scena! I Trow sono tutti morti, finiti anni e anni prima, ma invece i cadaveri da tutti seppelliti nei tumuli al confine escono e vanno alla ricerca di Halli, si scomoda perfino Svein in persona (in cadavere, intendo), perché Halli ha addosso la sua cintura portafortuna. Le cose sembrano mettersi al peggio, ma alla fine i buoni vincono e i morti restano morti. E fino a qui, tutto ok. L'epilogo, chiamiamolo così, lascia un po' perplessi. È scritto sotto forma di leggenda, e racconta che Halli e Aud sono tornati dalla brughiera dopo la battaglia con gli Hakonsson, ma che poi ci sono tornati e non si sono più visti, e si conclude con l'avvertimento all'ascoltatore di non uscire di notte e stare attento ai Trow. Ma quindi, scusate, i Trow non erano spariti?


Preferivo Stroud quando scriveva di Bartimeus.
Voglio dire, mi rendo conto che questo è tutto un'altro genere, eroi e battaglie e leggende, il tutto in una terra fuori dal mondo e in un'ambientazione fuori dal tempo. Tuttavia, ho letto di meglio anche prendendo in considerazione libri dello stesso genere. A parte il fatto che il finale è abbastanza inesistente, non mi sono chiare alcune cose a proposito dei Trow e dei cadaveri, oltre a fare una confusione assurda coi nomi dei nemici. E poi, detto tra noi, Leif (il fratello grande) è insopportabile, Gudny (la sorella) ha la puzza sotto il naso e Halli secondo me parla troppo forbito per essere destinato a diventare un contadino (perché tanto, sarà anche il figlio del capo, ma suo fratello gli frega il posto).

1 commento:

  1. A mio parere il finale è perfetto per la trama in generale, in quanto sembra narrato da un tipico abitante della valle, nella quale le cose proseguono come sempre. Aud e Halli non hanno raccontato ai loro compaesani che la loro vallata è sorvegliata da morti viventi e che non esistono Trow da secoli: prima di tutto, nessuno ci avrebbe creduto; e poi, anche se avessero portato delle prove concrete, ci sarebbero stati caos e isteria di massa (sarebbe come portare prove inconfutabili della non-esistenza di aldilà o divinità).
    Halli ha una parlata forbita in quanto viene presentato come uno dei pochi abitanti della valle con un minimo di sale in zucca e con abbastanza materia grigia per avere proprie opinioni, mentre gli altri personaggi rispecchiano la superstizione, l'opportunismo, l'odio velato e il fanatismo per il culto degli antenati (emblematica la rissa nel processo contro gli Hakonson, nel quale si lacera la maschera pacifista e ragionevole di ogni presente e ognuno di loro mostra il proprio io)

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