mercoledì 8 febbraio 2012

Il colpo di scena

Intanto aspetti il colpo di scena,
quell’occasione unica
che ti sistema ogni problema.

Pensi che vada tutto bene, sei comodamente seduta sulla poltrona della Giò in biblio a farti i cavoli degli altri su facciabuco e blogger, quando ti arriva una cazzo di notifica di messaggio privato. I messaggi privati sono sempre una gran rogna, perché vuol dire che la gente non ha niente di meglio da fare che dirti le cose di nascosto. Comunque, avrei preferito di gran lunga una delle solite catene sul colore delle mutande o cose del genere, perché quello che ho trovato ha iniziato a farmi venire le pare esistenziali. Una cena di classe. Con quei maiali dei miei compagni di quinta superiore. Ora, se c'è una cosa che io odio più delle cene di classe, ora non mi viene in mente. Specialmente con loro. Li ho sopportati per tre lunghi anni, tremando al pensiero delle ore di supplenza scoperte, e anche solo ai cambi dell'ora. Dovete sapere che in classe mia eravamo 21 femmine e un maschio. E lui faceva casino per dieci. Il che sarebbe stato niente, se tre quarti delle femmine non gli fossero anche andate dietro dandogli manforte in tutte le sue cazzate. In classe mia volavano (letteralmente) sedie, astucci, diari, specchietti, gomme americane masticate. In genere si attaccavano ai capelli, ma anche ai giubbotti. Una volta se n'è attaccata una anche sul mio, e mia madre voleva telefonare alla madre di Matteo per smerdarlo. Mia madre è una di quelle che pensano sempre di dover intervenire, specialmente quando le dici "mamma, NO, faresti peggio". Alla fine l'ho messo in congelatore e l'ho tolta, comunque il giorno dopo l'ho smerdato io. E lui mi ha anche detto che forse l'ha fatto per sbaglio, perché voleva attaccarla addosso alla mia compagna di banco. (Il punto è che, grazie a Dio, con me non se la prendevano quasi mai, io stavo per i cavoli miei e nelle ore di supplenza leggevo. Nessuna delle mie cose è volata fuori dalla finestra, da quando in terza ho detto a Matteo che Le Cronache del Mondo Emerso che stavo leggendo era della biblio e di non provare a toccarlo con un dito).
Comunque sto divagando. Il concetto è che pensare di andare a cena con loro mi fa venire il vomito. E che muoio dalla voglia di scrivere sotto al messaggio che mi hanno mandato "no, non vengo, fottetevi tutti". Ci starebbe proprio bene.
Come se non fosse sufficiente, più tardi è arrivato Marco. Ora, io a Marco voglio bene, lo sapete, ma ha delle maniere di comportarsi che, nei giorni giusti, mi urtano in una maniera... tanto per cominciare, ha sempre fame, e la Giò nell'armadio ha sempre da mangiare, ma il fatto è che intanto se lei non ci da il permesso non si può mangiare e poi, la regola non scritta è che se proprio devi mangiare, bisogna prendere le cose già aperte, così non si nota. Tipo le patatine, una fetta di pane con la nutella... non le barrette della Milka che ce ne sono due di numero. E questa è una. La seconda cosa che mi ha fatto letteralmente sbarellare, è che l'ho convinto a leggere Harry Potter, dopo essersi fatto un'overdose di tutti i film in una settimana. Gli ho detto che i film sono belli ma che hanno tagliato un sacco di cose e che leggere i libri è d'obbligo, se gli sono piaciuti così tanto i film. Alla fine l'ho convinto e gli ho portato il mio primo, visto che in biblio i primi tre sono fuori (da una vita, tra l'altro). E ok, io sono maniacale per quanto riguarda i libri, specialmente i miei, e gli ho detto di non fare ditate di unto, non fare orecchie per tenere il segno, non tenere il segno con i risvolti della copertina, che se fa una di queste cose e me lo distrugge, dopo 12 anni che lo tengo come una reliquia, lo uccido e me lo faccio comprare nuovo. Credo di averglielo più o meno gridato. Credo che gli sia sfuggito qualcosa lo stesso.
E quando abbiamo chiuso e l'ho visto girare subito a destra ad accompagnare una nostra amica, coi miei libri in mano, mi ha assalito un senso di oppressione che non riesco ancora a togliermi, e forse è per questo che ho scritto un post lungo un chilometro, per sistemarmi i problemi. E anzi, vi dirò un'altra cosa. Io non fumo, ma in quel momento mi sarebbe piaciuto molto avere una sigaretta accesa tra le dita, buttargli il fumo negli occhi e poi e spegnergliela addosso. Voi non avete neanche idea. Anche quello avrebbe sistemato un po' le cose, perché sono malvagia.
Dopocena ci siamo anche sentiti con un tono più pacato, ma gli ho detto lo stesso che so che è un ragazzaccio, ma che dopotutto so anche che alla sua Frau (che sarei io) le vuole bene, e che quindi non farà casini. Quello che ho tralasciato di dire, è che io gli voglio bene di più. Ma non so se glielo dirò mai.

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