La carezza del destino è un romanzo YA di Elisa S. Amore, primo della serie Touched che narra le avventure di Gemma ed Evan.
Attenzione: anticipazioni sulla trama.
Gemma vive da sempre nel tranquillo paesino di Lake Placid, ha una media scandalosamente alta a scuola (da quanto si deduce), due genitori che possiedono una caffetteria, un migliore amico chiamato Peter (ovviamente innamorato pazzo di lei) che la va a trovare in camera scalando il supporto per i fiori (come ogni ragazzo americano che si rispetti). Tutto scorre come al solito fino a quando un giorno Gemma vede uno strano ragazzo dagli occhi di ghiaccio nel bosco. Peter, che era con lei, le dice che in verità non c'era nessuno, ma Gemma, più ci pensa e più si convince che il ragazzo esiste. Due settimane dopo, il ragazzo misterioso fa la sua comparsa a scuola. Gemma è tutta contenta perché ha la prova di non avere le allucinazioni, ma Peter la mette in guardia, quel ragazzo ha un'aura oscura, sembra essere sempre nei paraggi quando muore qualcuno. Gemma non lo sta a sentire, e si innamora perdutamente del Signor Selvaggio, il ragazzo misterioso, che poi si scoprirà si chiama Evan James.
Anche Evan è stracotto di Gemma ma, pur facendo un sacco di cose insolite, tipo andare a trovarla nei sogni (avrete capito che non è un ragazzo normale. Oddio, in verità non è neanche un ragazzo nel vero senso del termine), continua a sostenere che non potranno mai stare insieme, ma senza fornire una spiegazione ai suoi discorsi.
Il punto è che Evan è un Giustiziere, un angelo della morte, e che la prossima vittima sulla sua lista è proprio Gemma. Così, la mattina in cui è scritto che la ragazza debba morire, Evan si apposta sulla strada che dovrà percorrere...
L’altra settimana ero in
biblio a fare il pieno, adesso che non posso più andarci tre volte alla
settimana, e Giovanna (la bibliotecaria) mi ha detto: “prendi quello, così mi
dici com'è. L’ho preso per le ragazzine”. È una tradizione che io legga prima
di tutti i fantasy e gli YA, così poi possiamo consigliarli (o dire che fanno
schifo).
Il punto è che, da un
lato, l’ho trovato godibile, la seconda notte non riuscivo a smettere di
leggere perché ero curiosa come una scimmia e l’ho chiuso alle tre meno un
quarto di mattina, però dall'altro lato ogni pagina che giravo mi dicevo: “beh,
e adesso che altra scemenza c’è qui?”. Non me le sono segnate tutte, però
alcune cose un po’ così mi sono saltate agli occhi. Intendiamoci, non vi sto
dicendo che è una completa schifezza, però avrei apprezzato un po’ più di originalità in
certe cose, tipo le tre che vi scrivo qui sotto.
1. Chissà com'è che Lake
Placid mi fa venire subito in mente Forks. Sarà che è tutta verde, e che ci
dice perfino il numero di abitanti.
2. Gemma ha un carlino che
si chiama Iron e dorme praticamente 23 ore al giorno. Un carlino? Che caso, ce
l’ha anche l’autrice. E anche il suo non fa altro che dormire.
3. Naturalmente a scuola c’è
sempre il ballo (d'altronde adesso lo fanno anche qua). Oh, sì, c’è anche il
musical, oltre al ballo! Come potevamo farcelo mancare? (Tralasciamo il fatto
che è palese che “La Bella e la Bestia” è fotocopiato dal cartone della
Disney).
Comunque, passiamo alle
perplessità serie.
Gemma è di una coerenza
disarmante: un attimo prima si lagna che a Lake Placid, essendo un buco, tutti
sanno tutto di tutti (per dirla come il mio prof di inglese: everyone knows
your business), e subito dopo dice che tanto non succede mai niente. E
allora, dove sta il problema?
Abbiamo capito che tutto
quello che fa il ragazzo misterioso (Evan, per gli amici, come scopriremo un
(bel) po’ di pagine dopo), compreso esistere, è selvaggio, e che anche
lui in persona è terribilmente SELVAGGIO, non c’è bisogno di scriverlo
continuamente. E poi, vi dirò, il Signor Selvaggio appare a scuola così dal
nulla, di punto in bianco, in una cittadina in cui tutti sanno tutto come Gemma
ci ha ricordato, e se ne sta beatamente appoggiato all’armadietto con l’altra
tipa incollata, che è bella come una dea e tutto il resto, e NESSUNO se ne
rende conto? Tutti gli altri studenti camminano come se niente fosse e coprono
tutto col loro brusio, come niente fosse, quando invece, a rigor di logica,
dovrebbero come minimo stare a fissarli a bocca aperta come degli ebeti.
Parliamo un po’ di
svarioni, ora. Ad esempio, i ragazzi che parlano della moto di Evan (Mr
Selvaggio) dicono che viene centomila EURO. Non eravamo in America fino a due
pagine prima? O forse è che gli americani hanno cambiato valuta perché l’Euro è
più forte? Non credo che sei ragazzini delle superiori ragionerebbero in Euro,
se tutti i giorni usano i dollari. Lo svarione numero due, sempre perché siamo
in America, è che Gemma ci comunica scioccata che Evan sta correndo con la moto
a 308 all'ora. Ora, lei parla di chilometri, ma non dovrebbe usare le miglia? È
palese che non parla di miglia perché facendo un rapido conteggio, 308 miglia all'ora
sarebbero più o meno 495km, e non li fa neanche una macchina di Formula Uno.
Ma lo svarione numero tre
è il mio preferito: prima di spiegarci com'è possibile, Gemma ci dice prima che
Evan ha gli occhi grigi, poi che ce li ha marroni, poi che li ha grigi di nuovo,
e ancora marroni. Per un po’ ho considerato che fosse Edward Cullen sotto
mentite spoglie.
Passiamo così alla cosa
che ho (s)preferito, ossia la somiglianza che ho trovato tra Evan e i suoi fratelli
coi Cullen (sì, lo so che si finisce sempre per confrontare tutto con Twilight
ma non è colpa mia se è stato il capostipite). Per prima cosa, dimostrano 17
anni quando hanno invece un’età più assimilabile a quella di Matusalemme che a
quella di Gemma. Evan, per esempio, ne ha 309. Comunque, date di nascita a
parte, ammettendo che Evan sia Edward, Drake sarebbe Emmett e Simon e Ginevra Jasper
e Alice (guarda caso, stanno perfino insieme). Evan, in più, ha il Complesso di
Bella, il che lo porta a farsi pare a vagonate nella parte raccontata da lui
(non che Gemma ce le risparmi, in verità), il che mi ha portata a sospettare
che un libro senza un personaggio piagnucoloso non può stare in piedi.
C’è anche un'altra cosa
che mi è sfuggita, o che forse è sfuggita a lei. Quando Gemma se ne va dal bar
fa le seguenti cose: trova l’incendio, dà un po’ di matto, scappa, arriva alla “casa”
di Evan e vede Ginevra sulla panchina, scappa di nuovo, si scontra con Evan,
rifiuta il suo passaggio in moto e alla fine torna a casa a piedi. E dopo tutta
questa odissea, che ha richiesto di sicuro un bel po’ di tempo, i genitori non
sono ancora arrivati a casa. E per fortuna che stavano per staccare. Inoltre,
per avvalorare la mia tesi-Cullen, Evan che le dice: “ti sbagli, Gemma, il
cancello era aperto”, suona esattamente come: “ti sbagli, Bella, ero lì vicino
a te. Sono sempre stato lì”.
E, ultima cosa, vorrei
sapere come le è passato per la testa di scrivere basketBALL. Il T9 si rifiuta
di compormelo, arriva solo fino a “basket”, perché è esattamente così che si
dice in italiano.